David Gornoski (LewRockwell.com, 26 settembre 2017)

La verità vi farà liberi.”
 (Giovanni 8:32)

La verità, come Gesù ha mostrato, non è un concetto bensì una percezione. Vale a dire, è conoscenza incarnata, non astratta. La verità può essere scoperta solo vivendo la vita, non diventando esperti su un precetto mentale sulla vita. Tutta la vita è vissuta in imitazione di un'altra. Imitiamo nemici, amici, colleghi, genitori, coniugi, figli, personaggi di fantasia.

Perché così tanta gente che conoscete si fa letteralmente consumare da quello che il presidente dice e fa? Succede perché molti di loro sono magneticamente attratti dalla posizione presidenziale come un avatar in cui essi incorporano la propria identità stessa. Se l'avatar risuona con loro, un senso di lealtà tribale li tiene attaccati in una unione collettiva con ogni sua esternazione e ogni sua scelta. Se c'è dissonanza tra la propria immagine di se stessi e l'avatar del presidente, questo crea grande stress psicologico, come se uno specchio vi riflettesse direttamente la luce del sole in faccia ogni volta che la figura discordante parla o appare.

Quelli che non imitano il presidente, o trovandosi d'accordo con qualsiasi cosa egli faccia oppure restando oltraggiati da qualsiasi cosa egli faccia, incolleranno se stessi ad altre figure nella cultura: star televisive, idoli della musica pop, eroi del football, intellettuali pubblici, non possiamo sfuggire alla attrazione gravitazionale di potenti modelli che ci richiamano con ogni azione e parola a diventare loro.

"Voi siete il Corpo di Cristo", disse ai suoi seguaci l'apostolo Paolo. Gli uomini moderni sorridono a un'idea così bizzarra, nel frattempo muovendo le loro gambe e bocche e orecchie come il corpo di Trump, il corpo di Lady Gaga, il corpo di Papà, il corpo del Collega Rivale, inconsapevoli del vero modello dei desideri che bruciano nei loro cuori ma non sembrano mai appagati.

Oggi, una persona di sensibilità moderne divora voracemente una biografia di 600 pagine che racconta la vita e i pensieri di Steve Jobs, perché lui ha inventato cose come l'Ipod e gli studio che ci hanno dato Toy Story. Studiando la vita di questo visionario ora morto, essi sperano di estrarre in qualche modo un po' della sua essenza da immettere nella loro stessa vita. Di imitare il suo intuito e la sua passione in un modo che faccia dischiudere un senso di soddisfazione nelle nostre stesse attività e sogni.

Perché non imitare Gesù? Perché questo nome ci rende così ottusi o arrabbiati? O lo impacchettiamo rapidamente in un oggetto mentale che pensiamo di poter possedere, o insolentemente sviliamo la semplice menzione del suo nome come una sorta di affronto alla nostra padronanza di ragione, libertà e autodeterminazione.

Se pure non fosse Dio, egli è il più grande uomo mai vissuto.

La sua vita ancora segna il modo in cui contiamo il tempo. Imperi, ospedali, le più grandi scoperte scientifiche, sistemi economici, guerre, atti silenziosi di eroismo in auto-sacrificio, film, libri best-seller, architettura e ciondoli della nonna continuano ad essere costruiti e dibattuti nel suo nome.

Siccome egli non ci ha dettato un'ideologia bensì ci ha offerto la scelta di imitarlo o no, il suo nome opera come una sorta di modello open source a cui la gente può rivendicare ispirazione fraudolentemente o sinceramente.

Nella sua morte e resurrezione, Gesù ci chiede di imitarlo quale puro imitatore di Dio. Ci viene chiesto di rinunciare alla nostra pretesa di potere sugli altri e rinunciare alla nostra volontà di potere violento. Ci viene chiesto di perdonare piuttosto che cercare vendetta. Ci viene chiesto di ammettere che siamo imitatori così come egli ammette di essere.

Se vogliamo cambiare il mondo,, dobbiamo essere in grado di essere la vita di Cristo qui sulla Terra. Dimenticate la ricerca di approfondita conoscenza sui fatti su Gesù. Semplicemente imitate le sue azioni e desideri.

Non abbiamo più bisogno di costruire castelli di ideologia in cui fortificare le nostre conquiste di altri corpi politici alla ricerca di potere e dominio sugli altri.

Invece, dobbiamo guardare e vedere il prigioniero. L'assassino di massa è quello che tutti noi siamo capaci di essere, in determinate circostanze ambientali. E possiamo ancora progettare un posto dove il violento impenitente può essere messo lontano dalla società in modo che i vulnerabili siano al sicuro. Ma se facciamo questo, dobbiamo pentirci dei nostri stessi strumenti collettivi di assassinio di massa che chiamiamo democrazia e guerra.

L'unico modo di superare lo stato è  trattarlo non come un "altro" alieno, ma come riflesso di una cultura assuefatta alla violenza. Una cultura della vendetta. Una cultura risentita, meschina, insolente, diffamatoria, invidiosa, paurosamente permalosa. Saremo pronti a guardare e vedere che le leggi che siamo troppo timidi o annoiati o occupati per affrontare, come la tassazione, in realtà hanno come risultato gli uomini gettati in gabbie?

Smetteremo di lasciare che le concezioni ci accechino alla percezione?

Metteremo le catene ai nostri vicini avidi, buoni a nulla, che non rispettano le regole, dall'anima ribelle, che decidono di obiettare moralmente a pagare per un impero che continua a incarcerare milioni di persone non violente  e a bombardare e derubare economicamente (sanzioni) milioni di persone all'estero? Li condurremo per mano in una fredda cella con solo una minuscola finestra a gettare luce sui muri? Li osserveremo mentre usano i sanitari arrugginiti in vergogna e solitudine? Ascolteremo i pianti dei loro figli a casa, in pena e in attesa per il ritorno del loro genitore?

Terremo la mano all'avido, buono a nulla, disgustoso, egoista evasore fiscale mentre cammina lungo i corridoi della prigione per la prima volta, chiedendosi cosa fare se incontra altre persone da lungo tempo private della loro empatia umana da un ciclo di violenza? Sentiremo il suo cuore che batte più forte? Perché non ci importa? Perché distogliamo lo sguardo? Perché spegniamo questi pensieri? E' troppo indecente? Allora perché dovremmo assecondare una simile cosa indecente nella comunità?

Se pensiamo al dolore del prigioniero nell'essere assalito da altri in una gabbia da cui non può scappare, ci fa stare male? Se visualizziamo questa realtà ci viene da vomitare?

Se aveste visto il corpo di Gesù con la carne strappata vi sarebbe venuto da vomitare? Se aveste visto la sofferenza impotente di sua madre vi si sarebbe rivoltato lo stomaco? Avreste fatto sentire la vostra voce ai soldati che facevano la guardia alla sua croce?

È una buona cosa se ci viene da vomitare quando siamo di fronte alla violenza della nostra cultura statalista. Significa che siamo fisicamente pronti a pentirci.

Dovremmo pagare le tasse, ma mai votare per qualsiasi persona che mantiene in vigore un tale sistema. Pagare più di quanto lo stato pretende da noi. Lo dovremmo fare con gioia perché quando i bulli chiedono le vostre scarpe, dategli anche le vostre calze. Ci si sente comunque meglio a camminare in una foresta a piedi nudi che in corridoi con le scarpe. Un papà o una mamma a piedi nudi è sempre meglio di un papà o mamma assente per un bambino che lotta contro terrore notturno, o per un anziano genitore tremante impaurito per il destino della propria famiglia alla mercé del leviatano statale.

Ma praticamente nessuno fa mai resistenza alle pretese dello stato di pagamenti abbastanza a lungo da arrivare all'imprigionamento, vi diranno. Vero. Ma il fatto che un sistema di dominio sia efficace nel creare facilmente obbedienza non ne assolve l'immoralità e la violenza.

Però qualcuno che effettivamente protesta fino al punto di essere imprigionato c'è. I loro nomi sono infangati dalle istituzioni di informazione popolari. L'obiettore fiscale Irwin Schiff è morto di cancro incatenato ad un letto. Un nonno solitario impossibilitato ad abbracciare i suoi nipoti.

Forse la sfida aperta non è stata una scelta saggia. Forse qualcuno lo accuserebbe di aver amato troppo il denaro. Non conosciamo il suo cuore. Però credete sia giusto gettare via persone come spazzatura per simili peccati contro il collettivo? Pensate non ci sia un modo per portare via la vostra spazzatura, senza trattare Irwin Schiff come spazzatura?

Cose incresciose accadono, ansima la gente a favore dello status quo. Non avrebbe dovuto ribellarsi. Come Caifa, il sommo sacerdote che tramò per denunciare pubblicamente Gesù, noi proclamiamo con la nostra inerzia e indifferenza collettiva a queste morti ignobili: "È meglio che un uomo solo muoia piuttosto che perisca l'intera nazione".

"Cosa sarebbe se permettessimo a Gesù di impunemente proclamare se stesso re?", si chiedevano cittadini romani preoccupati. "Ho sentito dire che dice alla gente di non pagare le tasse", altri gridavano. "Sapete cosa farebbero i romani a noi poveri contadini se a questo tipo di idee rivoluzionarie fosse permesso di risuonare con le masse disperate?"

Quindi lo uccisero. E lo faremmo anche noi. Ma non siamo obbligati a rimanere in quella mentalità. Ce ne possiamo pentire. È possibile avere a cuore un uomo che muore per mano del sistema di potere se abbiamo il coraggio di sapere che la nazione non perirà senza quel sacrificio.

La gente ha dipinto, cantato, recitato poesie, costruito i più begli edifici, tutti proclamando la mostruosità della Croce. Con il tempo, le nostre coscienze furono colpite dalla sua volgarità e molte delle nostre delizie violente lentamente hanno perso il loro piacere ed efficacia. Non crocifiggiamo più gli uomini.

Nessuna città in America ha una persona appesa su una croce. Ma andate un po' oltre fuori città e vedrete un edificio grigio avvolto di spine con migliaia di mani senza volto strette a barre di ferro, come un bidone della spazzatura umano collettivo, a causa di una miriade di atti non violenti. Luci posteriori rotte, violazioni delle leggi sul salario minimo, latte crudo, grammi di eroina da campi di papaveri afghani protetti dagli Stati Uniti: queste croci si manifestano in molte forme e dimensioni. Sono atti non tutti innocenti. Ma come Gesù è vissuto, non affrontate il male con la violenza. Conduce solo a più violenza. Questi crimini non violenti non sono più grandi dei nostri stessi peccati segreti. Non vorremmo essere gettati via come spazzatura umana. Quindi non gettate via altri.

Dobbiamo essere il corpo di Cristo. Dobbiamo sacrificare la nostra paura della libertà degli altri intorno a noi e renderli liberi. Solo così siamo liberi.

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Nota - MM
Si tratta di un articolo impressionante, parla di fatti e concetti forse fastidiosi ma fondamentali.
Per coincidenza, è uscito su LRC pochi giorni dopo che avevo scritto Come si diventa "polli d'allevamento", in cui si parla di definizione di libertà. Mi ha colpito, perché questo articolo fornisce la migliore risposta.

Aggiungo un commento su Irwin Schiff, il padre di Peter Schiff (di cui sono presenti alcuni articoli anche su questo sito). La sua storia e la sua morte sono incredibili e raccapriccianti: è morto di cancro incatenato ad un letto di ospedale, ormai cieco, a circa 85 anni, dopo averne passati in prigione circa dieci. Quando morì, il racconto di Peter Schiff suscitava una pena e un'indignazione infinite. Il suo "crimine" fu il suo rifiuto di pagare l'IRS (più o meno l'equivalente della Agenzia delle Entrate) perché sosteneva (come altri hanno fatto) che la sua istituzione non sia legale secondo la legge degli Stati Uniti. Si pronunciò anche la Corte Suprema, che prevedibilmente trovò i termini legali per giustificare l'esistenza dell'IRS. Così, pacificamente, Irwin Schiff andò in cella, e vi rimase fino alla morte. Si possono leggere i suoi libri.
Questi sono i "crimini" che veramente premono allo stato. Un assassino seriale può essere scarcerato, ma Irwin Schiff rimane incatenato fino alla morte.

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