di Jon Rappoport  (nomorefakenews.com, 13 ottobre 2014)

I notiziari alla televisione devono creare un effetto ipnotico. Altrimenti crollerebbero, frantumandosi in un milione di pezzettini senza senso.

Uno: Le informazioni presentate devono essere ripetute, ovviamente. Questa è una strategia collaudata da lungo tempo. Quando lo spettatore vede e sente lo stesso boccone molte volte, lo accetta perché "come potrebbero dirlo così spesso se non fosse vero?"

Segue a breve distanza: "tutti gli altri evidentemente lo accettano, chi sono io per fare eccezione?"

E poi, alla fine, c'è l'effetto post-immagine. Ai margini della coscienza, lo spettatore ricorda il boccone e "tutto nella mia memoria è automaticamente reale".

Due: Una percentuale significativa delle storie sui notiziari sono costruite sullo schema "questo ha detto, quest'altro ha detto". Due punti di vista in opposizione. Nessuna risoluzione. Ripetuto sufficientemente spesso, questo produce dissonanza cognitiva, che a sua volta spegne la mente razionale e mette lo spettatore in una leggera trance, in uno stato di sospensione.

A questo punto, egli diventa più ricettivo alle altre notizie. Nessuna riflessione; nessuna domanda. Egli è un canale che risucchia le informazioni.

Tre: La mescolanza, la transizione impercettibile da una storia alla successiva, come se l'intero notiziario fosse un singolo racconto: incidente sull'autostrada, shopping natalizio, ISIS, richiamo di macchine difettose, temporali stagionali, nuovi farmaci per l'artrite, agitazione dei mercati borsistici, popolarità del presidente, video Youtube di un gatto che balla.

Consciamente, lo spettatore non può collegare nessuno di questi pezzetti, però il conduttore è un attore che può recitarli tutti come fossero una storia scorrevole.

Lo spettatore sceglie di soccombere - altrimenti si troverebbe a dover prendere atto che sta guardando una follia senza briglie.

Non è questo che vuole. Vuole delle storie. Ma è saldamente dipendente. Così si stabilizza sulla quotidiana messinscena di una storia.

Il suo stabilizzarsi rende più profondo il suo stato di trance.

Quattro: La minaccia invisibile. Questo ha sempre grande successo. Che sia al-Qaeda o ISIS o qualche altro gruppo di cui non ha mai sentito - e che mai vedrà - lo spettatore ci crede.

A qualche livello interiore, sta sperando che ci sia un nemico che giustifichi la sua continua paura generalizzata, il suo sospetto, la sua ansia - che costituisca un punto su cui focalizzarsi. "Ah, sì, ecco qui. Ce l'ho nel mirino. Adesso so perché mi sento così."

Lo Stato di Sorveglianza implica che ci sia un numero sconosciuto di terroristi che si nascondono nel nostro paese. Il Center for Desease Control fa allarmismo per un nuovo invisibile virus che potrebbe spazzare via molte vite.

Perfetto.

"Non voglio vedere la minaccia. Rimanga invisibile. Voglio solo sapere che c'è. Così posso spiegare perché ho sensazioni che non sono dirette ad alcun obiettivo apparente. Ditemi che c'è un obiettivo. Allora sarò soddisfatto."

In questo tipo di operazione psicologica, lo spettatore è ben felice di stare da una parte di una linea sulla sabbia, dove non deve fare nulla.

Occasionalmente, le notizie, con enfasi gonfiata, lo spingono attraverso la linea e gli dicono: fatti vaccinare; se vedi qualcosa, dì qualcosa; vai a votare; dona ad una buona causa - poi puoi tornare alla trance di prima.

O, nei casi estremi, le notizie presentano un rapido blitz di diverse storie contemporanee, ognuna delle quali sembra stia sfuggendo dal controllo, portando caos.

Questo è un preludio a successive rassicurazioni che l'ordine è stato restaurato. Ovviamente, l'ordine si porta sempre dietro una retrazione di qualche pezzo di libertà.

Il motivo per cui io in una certa misura guardo, ascolto e leggo le notizie sui media di ampia diffusione è questo: per osservare queste e altre strategie collegate in azione.

Vedere come la realtà viene costruita tra scale, carrucole, corde, operai, presentatori, è il tipo di insegnamento che energizza la mente e silura la trance.

“Subito dopo l'interruzione, ancora controllo mentale. State con noi.”

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Nota [MM]
Domenica scorsa ho partecipato ad una bellissima gita in montagna con un gruppo di adulti e bambini, gli adulti tutti più o meno nella mia fascia di età, alcuni li conoscevo, altri no; tutte bravissime persone, di intelligenza e sensibilità probabilmente ben superiore alla media. Mentre ascoltavo i loro discorsi (neanche intenzionalmente, semplicemente non era evitabile), discorsi che erano ad ampio spettro, spaziando dalle guerre all'attualità ai rapporti interpersonali all'economia (aiuto!) e tanto altro, a fatica cercavo di ricacciare la sensazione di avere vicino persone completamente ipnotizzate.
E loro sono assolutamente convinte di non esserlo, anzi si pregiano di essere tra i relativamente pochi a sfuggire al "pensiero dominante", ad essere in grado di pensare e formarsi opinioni autonome. L'essere in gruppo, avere l'approvazione degli altri intorno, crea il senso di conforto, dà la sensazione di essere evidentemente nel giusto. Evidentemente, penseranno, non esiste nulla di diverso, altrimenti certamente lo avrebbero saputo.
L'ipnotismo delle notizie, provenienti dai media e amplificate dalle conversazioni con gli altri, crea la fiducia di essere meglio degli altri, almeno della grande massa; crea la sensazione che null'altro abbia senso se non parlare saltando di palo in frasca, di argomento in argomento, senza curarsi troppo del rigore logico (perché, c'è qualcuno che se ne cura veramente? Le opinioni non sono forse tutte ugualmente valide?), senza pensare che l'approfondimento possa portare da nessuna parte (ci sarebbero già arrivati tutti sennò, non è così?). I meccanismi sono sempre quelli: ripetizione, che crea il senso di apparente verità; false opposizioni tra più versioni mai risolte, che creano un senso di futilità della ricerca di una opinione stabile; miscela di temi diversi che crea confusione mentale e incapacità di focalizzarsi; il nemico esterno, la miglior scusa per non impegnarsi.

E se c'è qualcuno che dice cose completamente diverse, fuori dal piccolo ambito di variabilità delle opinioni accettabili, evidentemente è lui che è "strano", che per qualche motivo si è fatto fuorviare ad abbandonare ciò che è ragionevole. E in certo senso si può ben capire: come avevo scritto nel commento all'articolo di Sanchez La pillola rossa di Rothbard, "si viene scagliati via dal mondo come lo si conosce", e come lo conoscono gli altri. E' una possibilità che terrorizza profondamente. Meglio dimenticare l'indizio che esiste tutta un'altra verità, una verità che richiede impegno e senso di responsabilità. Immediatamente parte la sequenza di scuse, sempre le stesse: non posso giudicare un argomento di una materia che non conosco; ci vuole troppo tempo; io non ce la farei; bisogna fidarsi del prossimo.
Sì, ma di quale prossimo? Quello che controlla il flusso di informazioni che alimenta i media, o i pochi che spendono la loro vita cercando di avvisare gli altri e promuovendo reale conoscenza e ragione?
Davvero ha senso lasciarsi convincere di valere così poco? Che la propria opinione, in fondo, non sia poi così importante e determinante? Che l'approvazione degli altri sia l'unico metro della verità?

Alla fine domenica è venuta fuori un'altra delle giustificazioni solite: "non può esistere gente così cattiva". Trarre le conclusioni prima di avere approfondito! Spaventa al massimo la possibilità che la conclusione sia tutta un'altra, non si riesce nemmeno a prenderla in considerazione. 

Non c'è nessun cattivo; ci sono solo dei miserevoli pazzi, che riescono a fare cose molto cattive, davanti agli occhi di tutti tutti i giorni, solo perché la moltitudine della gente normale ha spento il cervello.

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