da EconomicPolicyJournal.com, 26 aprile 2014

E' incredibile per me quante siano le persone a pensare che votare per un governo che dia denaro ai poveri equivalga a compassione. Aiutare personalmente i poveri e i sofferenti è compassione. Votare per un governo che usi la forza delle armi per dare denaro ai poveri e ai sofferenti è null'altro che pigrizia immorale, ipocrita e prepotente.

Gli uomini hanno bisogno di essere nutriti, curati, istruiti, vestiti e riparati da un tetto. Se siamo compassionevoli, li aiuteremo, ma non si ottiene alcun credito morale forzando gli altri a fare quello che personalmente si ritiene sia giusto. C'è molta gioia nell'aiutare gli altri, ma nessuna gioia nel farlo con le armi puntate.

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MM
Questo principio, al cuore del pensiero libertario, è in apparenza semplicissimo, direi quasi lapalissiano, eppure è molto difficile da capire fino in fondo. Non lo capisce neppure l'attuale papa! E' molto difficile capirlo perché siamo inondati da stimoli a ritenere che non sia così; o meglio, che "sarebbe bello in teoria però" .... ci sono una miriade di "ma" e di "se" per cui "all'atto pratico questo principio non è applicabile".

E' lo stesso principio che qui è stato trattato diverse volte, ad esempio in Il male camuffato e La frode dell'"equità"  e altri. Approfondire la filosofia libertaria richiede uno studio impegnativo, soprattutto in storia ed economia, per rendersi conto che gran parte di quello che ci hanno sempre raccontato è falso o paradossalmente distorto. Ci si rende conto che una logica economica rigorosa conduce esattamente a ciò che dice la morale ("non rubare" - che non è "non rubare a meno che non sia per qualcosa che ti sembra giusto"), e che la storia, vista con occhi attenti, lo conferma sempre immancabilmente, come qui è  accennato in Quando Mises etichettava i combattenti contro la povertà e Tutto quello che vi piace lo dovete al capitalismo.

A volte lo racconto così: c'è qualcuno che vi convince a rapinare della gente, dicendovi che è per una buona causa. Voi rapinate dicendo "lo faccio a fin di bene". Poi chi vi ha convinto in realtà usa il bottino, non sorprendentemente, per fini suoi personali e i buoni propositi non si realizzano mai. Chi avete rapinato vi chiede spiegazioni, e voi dite: "non è colpa mia! E' stato lui che non ha rispettato i patti. Io avevo fatto una cosa giusta."

Vi sembra di non avere responsabilità in questo caso? Vi sembra di avere agito moralmente? Vi sembra un comportamento che può portare ad effetti positivi? Credo di no.
Eppure è quello che fanno praticamente tutti quando appoggiano un governo che rapina i suoi cittadini con il pretesto delle buone intenzioni. Il fatto di essere in tanti crea un senso di falso conforto, ma non modifica l'immoralità dell'azione.

Alla maggioranza piace dimenticare che le tasse sono un furto a mano armata verso gente che non ha fatto nulla di male, anzi in generale ha servito il suo prossimo. Non lo si sente dire spesso. Alla maggioranza non piace sentirselo dire, perché è vero e distrugge il proprio mondo di fantasia (soprattutto la "superiorità morale" - ah ah - rivendicata dalla sinistra). L'incontro con i teorici libertari rende consapevoli che c'è chi l'aveva detto benissimo, chiaro e forte e molto ben argomentato.
Possibile che sia così facile sorvolare sul fatto che probabilmente tutte le buone intenzioni di chi governa verso "i deboli" nascondono un secondo fine? Che chi governa sia più interessato a raccogliere e gestire tutti quei soldi piuttosto che ad aiutare le persone?

Il potere sfrutta le debolezze, le paure, l'invidia, la presunzione dell'animo umano per riuscire a rifilare misure politiche che sono contro l'interesse degli individui e della società. Tutte quelle risorse che gli è consentito raccogliere vengono usate, tra l'altro, per produrre la propaganda necessaria per perpetuare e incrementare l'accettazione di questo sistema.  E' con i vostri stessi soldi che vi insegnano che è giusto farsi derubare e derubare gli altri, facendo diventare tutti più poveri. Questa tendenza dello stato è riscontrabile in ogni periodo storico, con più o meno successo.