Emanuele Felice, professore ordinario di Politica economica all'Università di Pescara, è il neo responsabile dell'economia del Pd. A giudicare dalle risposte fornite in un’intervista a Repubblica, si direbbe che il responsabile è nuovo, ma le idee sono sempre le stesse.

Per esempio, ecco cosa farebbe sul fronte fiscale:

Estirpare i paradisi fiscali. Introdurre una Tobin tax globale sui movimenti speculativi di capitale. O ancora: imporre alle multinazionali un bilancio globale e il pagamento delle tasse in tutti i Paesi in proporzione alle vendite che realizzano. Pensi che solo da questa misura l'Italia potrebbe ricavare tra gli 8 e i 10 miliardi ogni anno. Non sono pochi per impostare politiche concrete per la crescita: rinnovamento della pubblica amministrazione, riforma del fisco, investimenti in istruzione e ricerca e nella riconversione ambientale.”

Per questi progressisti che occupano cattedre dalle quali insegnano agli studenti, pare che la ricchezza prodotta sia un dato acquisito, e che il governante possa stabilire a suo piacimento come suddividerla mediante il fisco.

Servono soldi? Basta tassare di più e il gioco è fatto. Per lo meno il sindacalista Maurizio Landini, che pure è portatore di idee non dissimili, non ha la pretesa di insegnare economia.

Interessante, poi la risposta in merito al salvataggio con soldi pubblici di Alitalia.

Vede, su Alitalia negli ultimi decenni è mancata una politica industriale, un pensiero strategico. Qui come per altri casi. E il risultato è che alla fine ci ritroviamo sempre a parlare di interventi pubblici a favore di aziende in crisi, dettati esclusivamente da interessi elettorali di breve periodo. Noi dobbiamo cambiare radicalmente approccio. Dobbiamo tornare a fare politiche industriali degne di questo nome, a partire da piani industriali coraggiosi e onesti. Non solo. Dobbiamo ridare competitività alla pubblica amministrazione, assumendo giovani preparati, rompendo il circolo vizioso delle esternalizzazioni. Dobbiamo costruire un Istituto nazionale per la ricerca applicata sul modello tedesco, in un rapporto positivo con le piccole imprese. Dobbiamo promuovere i settori più innovativi, come la green economy.”

Eh sì, manca la politica industriale degna di questo nome, con tanto di pensiero strategico. Il fatto è che nessuno, dovendo operare con denaro fornito volontariamente da investitori privati, riterrebbe possibile far ripartire Alitalia, a maggior ragione con limitazioni alle riduzioni del personale in esubero. Eppure questi sono i punti fermi di ogni stagione di rilancio a suon di denaro dei pagatori di tasse.

Magari penseranno ad aerei a propulsione elettrica, così avremo anche una compagnia aerea green. Magie della politica industriale progressista.

(Matteo Corsini)

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