Taki parla di cose d'altri tempi che non sono solo quisquilie da ricchi

Taki Theodoracopulos (takimag, 24 marzo 2018)

Un paio di articoli fa ho scritto di un episodio spiacevole avvenuto all'Eagle Club qui a Gstaad. Ho indicato che, se la codardia avesse prevalso, sarei andato nei dettagli. Ho avuto due settimane per pensare a quei dettagli. Bene, il problema è che la codardia ha prevalso, ma, sebbene l'Eagle non sia rimasto all'altezza dei requisiti di un club, quello che avviene in un club rimane nel club, e io devo rimanere all'altezza degli standard di qualcuno che è entrato a farvi parte sessant'anni fa e vi ha generosamente contribuito finanziariamente quando era in difficoltà e stava per fallire.

Come ho scritto due settimane fa, il mix di gentiluomini e farabutti è un mix tossico: i secondi sono destinati a comportamenti fuori luogo e a regredire al loro tipo originale. Come colpire con un pugno da dietro dopo aver equivocato una battuta, o mentire su quanto era accaduto prima. I truffatori non dovrebbero essere invitati come ospiti nei club, non perché potrebbero organizzare affari disonesti -- che farebbero se potessero -- ma perché le maniere vanno a braccetto con la morale, e un truffatore è carente in entrambe. Un miscuglio tossico davvero. Infine, se mia moglie, nata Altezza Serenissima in una famiglia nobile da 900 anni, che non ha mai in vita sua avuto un pensiero snob verso un altro essere umano, si sente insultata al punto tale da commiserare una donna dicendole che le dispiace che abbia dovuto sposare un uomo così grossolano -- non c'è ragione di andare nei dettagli su quel particolare incidente -- è ora di mettere la parola fine. Sono uscito per sempre. L'ironia è che il posto neanche mi piace più. Un club non può essere gestito da una signora Danvers che, sebbene sia una dipendente, sceglie chi entra o meno. Lei, naturalmente, farà entrare i farabutti.  Avendo detto tutto questo, auguro ogni bene a quel posto. I miei figli sono membri e i miei nipoti lo usano, però la prossima volta che varcherò le sue porte sarò una donna nera transgender con le calze a rete.

Badate bene, i tempi in cui gli uomini camminavano sul lato esterno del marciapiedi e si alzavano in piedi quando una signora entrava nella stanza sono andati alla maniera delle scarpe alte con i bottoni. Mi dicono che cedere il posto a sedere a una donna su un mezzo pubblico in America può farti atterrare in gattabuia. Le femministe non prendono alla leggera quello che hanno la sensazione sia aria di superiorità. Edmund Burke pensava che le maniere fossero più importanti delle leggi. Povero vecchio Edmund, non sarebbe esattamente ricercato dai produttori televisivi che oggi cercano di spingere in là i limiti. La comune cortesia, nei fatti, potrebbe presto diventare un reato contro la legge.

Le buone maniere non sono un'attività superficiale. Esse servono un fine morale. Illustrano che si è pronti a mettere prima gli altri. Una canzone di Schubert, un dipinto di Hopper, un notturno di Chopin, un'aria di Mozart -- tutte sono un colpo contro la maleducazione e la brutalità della vita moderna. Il grande Paul Johnson scrisse che persino un duello, con il suo rigoroso codice di condotta, era meglio delle risse sanguinarie nelle strade, del pugno da dietro.

I media oggi sono ossessionati con i Weinstein di questo mondo. Però l'etichetta di Hollywood è sempre stata incentrata sul ricordare agli altri che tu sei più importante di loro. Il livello di ostilità e il declino della civiltà a Hollywood aprono la strada a quanto avviene alla società; ahimè, i giovani rimangono incollati a schermi che raffigurano volgarità e violenza. La mania del culto della celebrità - la sindrome del "io sono qualcuno di importante, tu non sei nessuno" -- si è diffusa in tutto il mondo, mentre una volta le celebrità non solo erano cortesi ed educate in pubblico, ma scimmiottavano i grandi della società che consideravano loro superiori.

Manifestazioni di egocentrico comportamento ostile possono essere comuni a Hollywood, nelle zone centrali di New York e persino a Londra, ma non sempre sono le "star" ad esserne responsabili. Il comportamento da divi filtra verso il basso: sono gli assistenti personali ad essere tanto ossequiosi verso i loro boss quanto aggressivamente sprezzanti verso gli altri. Quello che è peggio, tuttavia, è il fenomeno culturale moderno di aver bisogno di impressionare, di lasciare uscire le nostre emozioni e quella roba lì. Le banalità totali che leggo ogni giorno uscire dalla bocca delle cosiddette celebrità mostra che le due parole più carenti nel lessico di oggi sono e rispetto. Rivelare cose che in realtà si dovrebbe esitare a dire al proprio psicanalista -- io non ne ho uno, ma alcuni dei miei migliori amici sì -- è oggi normale, rimpiazzando l'eleganza del silenzio che tanto tempo fa valeva mille parole. In realtà, vuotare il sacco significa solo che chi lo fa si sente inadeguato e ha bisogno di unirsi al resto degli aspiranti. Cosa è successo alla reticenza?

Sì, la società è corrosa dai truffatori, ma è stato sempre così. Ricordate quando gli uomini si toglievano il cappello quando una signora entrava nell'ascensore o quando entravano al ristorante o al bar? Provate oggigiorno a dire ad un uomo di togliersi il cappello, e finisce a pugni. L'informalità oltraggiosa è sempre stata più americana che inglese, e a me non hai mai dato fastidio. Il Sud rurale ha sempre avuto maniere migliori del Nord, e dove sono andato a scuola le maniere erano più importanti di qualsiasi cosa eccetto l'onestà. Non si mentiva né imbrogliava mai. E quanto era magnifico il grande Hank Williams Jr., che cantava: "Noi diciamo grazie e noi diciamo signora, e se tu non lo fai, non ce ne importa nulla".

Sono in partenza per New York, già una settimana in ritardo.

You have no rights to post comments