Conoscere il nemico (che si sta distruggendo da solo)

E.M. Cadwaladr (AmericanThinker, 4 gennaio 2018 - su LRC il 5 gennaio)

Per quelli tra voi che non sono stati formalmente edotti sull'apocalittica arma sociologica del ventesimo secolo, la teoria critica è un approccio all'analisi della società non al fine di comprenderla, bensì al fine di trasformarla sovvertendo le sue istituzioni esistenti. Il faticoso lavoro di comprendere come e perché la gente compie azioni non è necessario se il vostro obiettivo è meramente prendere a martellate gli apparati. La teoria critica è l'invenzione della marxista Scuola di Francoforte degli anni '30, quindi, come ci si potrebbe aspettare, essa reinterpreta tutto quello che osserva attraverso lenti marxiste (o neo-marxiste). I corsi di studi sulle donne, studi razziali e studi di gender, presenti in quasi tutte le università occidentali, sono i prodotti diretti del più generale programma della teoria critica. Molte cose che cominciano con "teoria" (ad esempio, teoria decostruzionista, teoria queer) sono anch'esse progenie della teoria critica.  

La connessione tra teoria critica e marxismo non è contestabile né viene spesso negata. Gli ideatori di questa disciplina (Max Horkheimer, Herbert Marcuse, Walter Benjamin, et al.) erano tutti marxisti auto-dichiarati che insegnavano in una scuola apertamente marxista. I moderni sostenitori accademici della teoria critica e delle sue derivazioni non si preoccupano particolarmente di negare le origini della disciplina né le proprie intenzioni fondamentalmente marxiste. Solo i media di mainstream, noti per negare l'esistenza di gorilla in piena vista, negano che le eco da loro stessi prodotte abbiano un distinto accento socialista tedesco.

Nella nostra demolizione di questo strumento della sinistra, cominciamo con un esame della promessa che il marxismo ha sempre fatto ma mai ottenuto. Mentre il linguaggio della promessa nel corso degli anni è cambiato da "emancipazione" e "liberazione" a "giustizia sociale", il messaggio imbonitore di base dietro a tutto il proselitismo di sinistra è rimasto coerente: la promozione di una società migliore e più equa. Bé, chi non vorrebbe questo? Ogni persona perbene, di fronte alla scelta tra una società giusta e una ingiusta, tutto il resto alla pari, preferisce una società giusta. Per molte ragioni, credo che la formulazione marxista sia semplicistica e problematica, ma facciamo l'ipotesi di accettare il proclama della sinistra così com'è: il loro obiettivo è costruire una società migliore e più giusta.

Nel perseguire una società migliore e più giusta, la teoria critica presenta un colossale ostacolo. Se accettiamo che una tale società possa esistere, una delle caratteristiche che deve possedere è quanto meno qualche grado di stabilità. Implicito in "migliore e più giusta" ci deve essere la nozione che gran parte dei miglioramenti ottenuti diventino permanenti. Un'utopia destinata ad esplodere alla fine di una singola generazione perfettamente beata certamente si scontra con la nuova parola di grido della sinistra: "sostenibilità".  Inoltre, persino i più fanatici di sinistra ammetteranno, se viene chiesto loro, che il cambiamento non sempre è buono. Affinché possano credere che i colonizzatori bianchi abbiano malvagiamente oppresso i non-bianchi del mondo, quelli di sinistra devono immaginare delle condizioni migliori in cui i non-bianchi vivevano prima della colonizzazione. In altre parole, devono ammettere che le condizioni possono peggiorare nella storia - che la storia non è truccata dalla natura per rendere le cose automaticamente migliori. Il loro argomento contro il conservatorismo, sempre che ne abbiano uno, deve essere che le cose possono essere deliberatamente migliorate - non semplicemente che buttare all'aria lo status quo inevitabilmente porti ad un miglioramento. La distruzione indiscriminata dello status quo, tuttavia, è precisamente quello che la teoria critica è stata progettata per ottenere.

Uno scenario anche troppo familiare si svolge quotidianamente nei campus universitari moderni. I professori progressisti della vecchia guardia, i quali vedono se stessi come i discendenti diretti di Herbert Marcuse e Gloria Steinem (se non proprio di Leon Trotsky e Rosa Luxembourg), sono sempre più visti dai loro studenti politicamente indottrinati come gli esempi più vicini disponibili di privilegio bianco, di autorità consolidata, e (se per caso sono maschi) di disprezzato patriarcato. I professori genuinamente conservatori sono stati cacciati fino alla quasi estinzione, quindi i professori progressisti bianchi o più vecchi devono ora genuflettersi imbarazzati per evitare il ruolo di odiati oppressori. Sono loro le autorità più comode da prendere di mira e sono obiettivi molto più fragili di quanto siano mai stati i conservatori. Hanno pochi rifugi ideologici verso cui scappare. Persino dichiarare attrazione sessuale verso membri dello stesso sesso non offre più lo status di vittima al radicale di pochi anni fa. Per i guerrieri sociali più determinati di oggi, la piena transessualità è più o meno l'unico rifugio per i bianchi terminali. Le regole del discorso accettabile e i trigger warning proliferati nelle aule di oggi non sono invenzione diretta della vecchia guardia di sinistra: sono pretesi dagli studenti. Sono un grottesco prodotto collaterale della teoria critica stessa. I mostri, così sembra, non riservano alcuna speciale deferenza per i loro creatori. Gli indottrinati non sono i servi dei loro progenitori, ma sono invece la creazione ingovernabile di un progetto andato fuori controllo.

È verosimile che l'attuale povertà intellettuale della sinistra sia anch'essa un prodotto collaterale degli assunti di base della teoria critica. Quando i corsi di studi razziali furono formati in origine, era considerato un dato di fatto che l'obiettivo non fosse ricerca onesta, ma piuttosto la produzione di continui lamenti e ululati sui torti subiti. Questo è precisamente quello che la teoria critica era pensata per produrre. Articoli scritti da studenti neri per asserire che i bianchi (o i poliziotti) abbiano agito come un singolo, efferato corpo in sintonia, non avrebbero mai potuto essere accettabili se esaminati criticamente. Né avrebbe potuto esserlo la reinvenzione femminista del mondo occidentale come "cultura dello stupro". Tuttavia, dal momento che l'obiettivo dei corsi di studi razziali e di genere non è mai stata la verità, bensì meramente la grezza articolazione di certi tipi di rabbia, i normali standard accademici non sono mai stati applicati. La ragione non è mai stata l'obiettivo, ma un ostacolo verso l'obiettivo.

Valutate le persone non per la qualità delle loro argomentazioni, bensì per l'acredine del loro odio, e otterrete esattamente quello che abbiamo ottenuto: generazioni di nichilisti narcisisti che vedono se stessi nel giusto in virtù dell'intensità delle loro sensazioni. Da decenni ormai, credenziali accademiche apparentemente valide sono state attribuite per poco più di atteggiamenti senza base concreta. Molti di questi mostri ideologici sono ora "insegnanti" essi stessi. Molti altri ingrossano le burocrazie del governo.

Se vogliamo superare questa gente, non possiamo perdere di vista la metodologia che l'ha creata. È ovviamente improduttivo tentare di discutere con chiunque si appoggi all'idea che chi non è d'accordo con lui sia nel torto a priori. Ciononostante, vediamo innumerevoli casi di conservatori frustrati, sulla stampa, in televisione e sui social media, che cercano di fare esattamente questo. Dobbiamo smettere di buttare il nostro tempo! Se i progressisti fossero sensibili alla ragione, non sarebbero progressisti.

La replica razionale a un folle non è mettersi a discutere con lui, bensì fermamente separarlo da ogni mezzo per fare danni. I progressisti devono essere rimossi dalle posizioni di potere, includendo, a basso livello, togliere i finanziamenti pubblici che permettono loro di fare carriera come agitatori da strada a tempo pieno. Se da una parte ci può far sentire a disagio privare la gente delle libertà a cui gli americani dovrebbero avere diritto, dobbiamo affrontare certi fatti. [N.d.T.: chi traduce non concorda con questa frase. Non vedo cosa c'entri la libertà, e non è necessario impedire a questa gente di esprimersi, basta smettere di dar loro ascolto.] Quando qualcuno esplicitamente fa guerra ad ognuna e a tutte le nostre istituzioni esistenti, è stupido immaginare che egli sia, in qualche modo, semplicemente un nostro connazionale con opinioni differenti. Questa gente è altrettanto nostra nemica di un invasore straniero.

Quando i musulmani dicono che vorrebbero rimpiazzare le nostre leggi e tradizioni occidentali con la sharia, non vedo ragioni per non prenderli in parola. Quando un marxista dice qualcosa di simile, dovremmo prendere anche lui per quello che dice.

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Nota - MM
Su questo tema importantissimo e basilare nei giorni scorsi Lew Rockwell ha pubblicato anche  Chi ha rubato la nostra cultura? di William S. Lind, con importanti riferimenti alla Scuola di Francoforte, e Il mondo che abbiamo perduto il 28 giugno 1914 di Gary North.
Siamo di fronte al tentativo sempre più grottesco di distruggere la nostra civiltà, per non aver capito che gente che si atteggia a superiorità morale (incluso il sedicente papa Francesco) non ha altro obiettivo se non distruggere.

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