di Flynt Leverett e Hillary Mann Leverett (da The Ron Paul Institute, RonPaulInstitute.com )

10 gennaio 2014

Supponete che una grande potenza dichiari di sostenere un processo di pace mirato a trovare una soluzione politica ad un terribile conflitto in corso. Poi supponete che questa grande potenza faccia queste dichiarazioni dopo aver già proclamato il suo marcato interesse nella sconfitta di una delle parti principali nel sopracitato conflitto. E poi supponete che questa grande potenza insista su alcune precondizioni per un processo di pace - precondizioni che in sostanza si riducono alla richiesta di resa preventiva della parte la cui sconfitta la grande potenza ha già identificato come suo principale obiettivo - le quali rendono impossibile un tale processo di pace. Non è forse ragionevole concludere che la grande potenza in questione stia (per dirla con parole cortesi) mentendo riguardo al suo preteso sostegno alla pace?

Questa, ridotta all'osso, è la posizione dell'amministrazione Obama riguardo al conflitto in atto in Siria.

All'inizio di questa settimana, il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon ha cominciato a trasmettere gli inviti per la conferenza di Ginevra II sulla Siria prevista per il 22 gennaio prossimo. E, come ha ammesso il portavoce di Ban Ki-moon, la Repubblica Islamica dell'Iran non è nel “primo giro” di nazioni invitate.

Il portavoce ha precisato che gli inviti alla conferenza sono soggetti all'approvazione - o al veto - dei due “stati iniziatori”, la Russia e gli Stati Uniti. L'Iran ha ribadito ripetutamente la sua disponibilità a partecipare e a contribuire costruttivamente alla ricerca di una soluzione politica. Naturalmente, la Russia appoggia la partecipazione dell'Iran a Ginevra II - così come la Cina, la Germania, la Turchia e ogni altro stato seriamente interessato a risolvere il conflitto in Siria, insieme all'ONU stessa. (Il portavoce di Ban ki-moon ha affermato pubblicamente questa settimana: “Il Segretario Generale è a favore dell'invito all'Iran.”)

Sono gli Stati Uniti - il cui leader, il presidente Obama, chiede da più di due anni le dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad - a bloccare la partecipazione iraniana a Ginevra II. E stanno cercando di giustificare questa posizione continuando a insistere sulla resa preventiva di Assad come punto in agenda di Ginevra II. Oltretutto, Washington sta camuffando la sua richiesta per la resa preventiva di Assad  dietro una lettura vergognosamente disonesta del comunicato di Ginevra I del 2012, il quale si suppone contenga i termini di riferimento per Ginevra II.

Su quest'ultimo punto, il segretario di Stato John Kerry questa settimana (prima che Ban cominciasse a diramare gli inviti) ha ribadito l'opposizione dell'amministrazione Obama alla partecipazione dell'Iran a Ginevra II in qualità di "partner istituzionale". Secondo l'amministrazione, l'Iran non può andare alla conferenza perché non ha sottoscritto il documento di Ginevra I - in particolare, il passaggio nel quale è scritto che un “governo di transizione” per la Siria “deve essere formato sulla base di mutuo consenso” tra “il governo attuale e l'opposizione e altri gruppi”.

Dal momento che l'Iran (su insistenza di Washington) non è stato invitato a Ginevra I, non è chiaro esattamente come e perché Teheran dovrebbe sottoscrivere un comunicato nella cui stesura non ha avuto alcun ruolo. Ma l'aspetto più vergognosamente disonesto della posizione dell’amministrazione Obama sulla questione è la sua insistenza affinché l’Iran accetti la lettura distorta del passaggio da Ginevra I appena citato proposta dall’amministrazione stessa: la squadra di Obama (incluso Kerry) interpreta il passaggio come imposizione che Assad lasci la sua posizione e non abbia alcun ruolo politico in futuro – né all’interno di un governo di transizione né come primo presidente eletto della Siria dopo la negoziazione di un accordo.

Noi sospettiamo che Assad, in tutta probabilità, vincerebbe un altro mandato nazionale – persino nelle “elezioni multi-partito libere e imparziali” prospettate in Ginevra I. Tuttavia Washington non vuole che i siriani abbiano la possibilità di fare la loro scelta. Così Washington continua a bloccare la partecipazione iraniana a Ginevra II – eccetto forse, come ha suggerito Kerry pomposamente qualche giorno fa, “dalle retrovie” (una proposta che l’Iran ha categoricamente rifiutato).

Ciò che appare così atrocemente arrogante riguardo alla posizione dell’amministrazione Obama è che essa è stata esplicitamente respinta a Ginevra I. La bozza del comunicato dell’inviato ONU di allora, Kofi Annan, originariamente conteneva frasi sostenute dagli Stati Uniti che bandivano dal processo di risoluzione del conflitto personalità la cui partecipazione avrebbe bloccato la creazione di un governo di unità nazionale – frasi che gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia avevano forgiato per escludere Assad. La Russia e la Cina avevano insistito affinché queste frasi fossero rimosse dal comunicato finale. Ma l’amministrazione Obama continua in malafede ad asserire che il testo di Ginevra I bandisce Assad da ogni futuro ruolo politico – anche se è chiaro come il giorno che Ginevra I, nella versione effettivamente adottata, non stabilisce nulla del genere.

Kerry e il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov dovrebbero discutere la questione della partecipazione iraniana a Ginevra II il 13 gennaio. Vedremo se l’amministrazione Obama è in grado di decidere che realmente vuole risolvere il conflitto in Siria, piuttosto che prolungarlo ulteriormente.