Jeff Deist (mises.org, 28 luglio 2017 - traduzione 12 agosto 2017))

Discorso pronunciato durante la settimana Mises University 2017, presso il Mises Institute

[Una breve nota - MM

------ Si tratta di un discorso molto importante di Jeff Deist, il chairman del Mises Institute, discorso che ha creato non poche polemiche tra i "libertari" americani. Deist affronta alcuni dei principali equivoci sul libertarismo diffusi tra i libertari stessi e tra chi osserva i libertari da fuori. Per l'ennesima volta, si ribadisce cosa essere libertari non significa. Deist inoltre ricorda, in perfetta sintonia con Mises e Rothbard, quale dovrebbe essere l'obiettivo politico dei libertari. ----] 

Quello di cui vorrei parlare oggi sono i libertari, più che il libertarismo in se stesso. E vi chiederò di considerare se molti libertari siano o meno fuori strada.

Il titolo "Per un nuovo libertario" è un ovvio, spero, gioco di parole sul titolo del famoso libro di Murray RothbardFor a New Liberty. È un libro sottovalutato, meno noto forse di The Ethics of Liberty. Molti autori hanno la presunzione di chiamare i loro libri "un manifesto", ma sono pochi i libri che realmente si mostrano all'altezza di un sottotitolo così ardito. Questo libro è tra questi.

Mi piace moltissimo questa battuta di Murray: "il libertarismo, quindi, è una filosofia in cerca di una linea di azione politica". Chissà se cambierebbe quella frase oggi, se potesse vedere quello che è diventato il ramo di libertarismo che si occupa di "politiche pubbliche". O forse avrebbe dovuto scrivere: "il libertarismo è una filosofia in cerca di libertari migliori".

Ho scelto il titolo anche per presentare un punto importante che vorrei proporre, cioè che non abbiamo bisogno di un "nuovo libertarismo" o altre cose altrettanto grandiose. Grazie ai grandi pensatori venuti prima di noi, e ancora tra noi, non dobbiamo fare il lavoro duro -- il che è una bella notizia, perché non molti di noi sono sufficientemente brillanti da produrre avanzamenti teorici! Possiamo tutti lavorare molto felicemente come venditori di idee di seconda mano.

A volte i libertari cadono nella trappola di sentire il bisogno di qualcosa di nuovo, quello che potremmo definire la trappola della modernità. È  diventato di moda immaginare che la tecnologia crei un nuovo paradigma, una nuova "terza via" che renderà lo stato obsoleto senza bisogno di un cambiamento intellettuale. L'era digitale è così appiattita, così democratica e così decentralizzata che si dimostrerà impossibile, per stati intrinsecamente gerarchici, avere il controllo su di noi. Il libero flusso di informazioni renderà inevitabile il libero flusso di beni e servizi smascherando le tirannie, che non possono più nascondere la verità ai loro cittadini.

Se da una parte certamente spero che questo sia vero, dall'altra non sono così sicuro. Mi sembra che lo stato si stia spostando da nazionale a sovranazionale, che il globalismo in effetti significhi maggior controllo centralizzato da parte di un cartello emergente di alleanze di stati come l'UE e le ONG -- per non parlare delle spinte alla convergenza delle banche centrali sotto un'organizzazione globale come l'IMF. Dovremmo essere scettici sulla nozione deterministica che ci sia un inevitabile arco nella storia umana.

E mentre è vero che tutti noi beneficiamo delle meraviglie del progresso tecnologico, e in particolare apprezziamo la tecnologia che rende più difficile per lo stato comandare su di noi - per esempio, Bitcoin, Uber o le tecniche di criptazione -- non dovremmo dimenticare che gli avanzamenti tecnologici rendono più facile per i governi spiare, controllare e persino uccidere la gente sotto il loro controllo.

Sospetto che, fintanto che gli uomini continueranno ad esistere, la loro ostinata tendenza a formare governi resterà un problema. La scelta tra organizzare gli affari umani tramite mezzi economici o tramite mezzi politici non è stata eliminata dall'invenzione della macchina da stampa, o dalla rivoluzione industriale, o dall'elettricità, o da qualsiasi numero di enormi avanzamenti tecnologici. Quindi non possiamo presumere che la liberazione arriverà dalla rivoluzione digitale.

No, il concetto di libertà di Rothbard è passato molto bene attraverso quasi mezzo secolo. Gli esseri umani sono sovrani sulle loro menti e sui loro corpi, cioè ognuno possiede se stesso. Da ciò segue necessariamente il corollario dei diritti di proprietà, cioè gli individui hanno un diritto valido ai prodotti delle loro menti e corpi -- assiomaticamente sappiamo che gli esseri umani devono agire per sopravvivere. Dalla proprietà di se stessi e dai diritti di proprietà arriviamo ad una teoria di quando l'uso della forza è permissibile, cioè per autodifesa. Queste idee di proprietà di se stessi, diritti di proprietà e non-aggressione dovrebbero applicarsi a tutti, anche quando un gruppo di persone coese tra loro chiamano se stesse "governo". Da momento che i governi per definizione usano la forza (o minacciano l'uso della forza) in molti modi che non sono definibili come autodifesa, essi non sono legittimi nel paradigma rothbardiano.

E' una teoria elegante, semplice e logica. Ovviamente, ognuno di questi tre elementi -- libertà individuale, diritti di proprietà e qualche concezione di legge che protegga entrambi -- deve necessariamente essere presente almeno in qualche grado per avere vero progresso umano. Lo so, sono stati gli schiavi a costruire le piramidi, nonostante gli egittologi ci dicano diversamente, e gli scienziati sovietici non erano liberi eppure hanno costruito bombe nucleari -- probabilmente per evitare un viaggio verso la Siberia. Ma sappiamo che il concetto più ampio è vero: la libertà e il progresso umano sono inestricabilmente collegati.

Abbiamo questa fantastica, ineccepibile teoria rothbardiana della libertà. Ma non è abbastanza. Murray era irremovibile a questo proposito. Era il primo ad enfatizzare l'importanza della gente e dell'attivismo, non solo di idee e studio. Ma quale tipo di gente e quale tipo di attivismo? Quella era la domanda al tempo di Murray, ed è ancora la domanda oggi.

I. Riconoscere che la libertà è in armonia con la natura umana

Se c'è un punto di priorità sovrastante che dovremmo ricordare è che la libertà è naturale, organica e in armonia con l'azione umana. Non richiede un "uomo nuovo". Tuttavia i libertari hanno una cattiva tendenza a scivolare nell'utopismo, a dipingere la libertà come qualcosa di nuovo e evoluto. In questo senso possono suonare molto simili ai progressisti: la libertà funzionerà quando finalmente gli uomini  si toglieranno di dosso le loro vecchie e ostinate idee sulla famiglia e sulla tribù, diventeranno pensatori liberi puramente razionali, rifiuteranno la mitologia della religione e della fede, e rinunceranno alle loro superate alleanze etniche o nazionaliste o culturali per abbracciare il nuovo credo iper-individualista. Abbiamo bisogno che la gente lasci cadere i propri antiquati pregiudizi sessuali e i valori borghesi, tranne il materialismo. Infatti il libertario archetipico è presentato soprattutto come un attore economico quasi senz'anima, che lascerà tutto e si trasferirà a Singapore domani per guadagnare 20mila dollari in più nell'economia a breve termine.

Bé, salta fuori che non è così che gli uomini sono realmente. Sono fragili e fallibili e gerarchici e irrazionali e sospettosi e tendenti al gregge almeno quanto sono un grappolo di eroici Hank Rearden. In realtà Rothbard parla proprio di questo nella sezione sulla strategia libertaria alla fine di For a New Liberty. Ci ricorda che sono gli utopisti progressisti a pensare che l'uomo non abbia una natura e sia "infinitamente malleabile". Pensano che l'uomo possa essere perfezionato, reso un servo ideale del Nuovo Ordine.

Però i libertari credono nel libero arbitrio, Rothbard sottolinea. La gente forma se stessa. Perciò è folle aspettarsi qualche cambiamento drastico per adattarsi alla nostra struttura preferita. Noi speriamo che la gente agisca moralmente, noi crediamo che la libertà fornisca gli incentivi giusti per il progresso morale. Ma non facciamo affidamento su questo per far funzionare la libertà. In realtà solo il libertarismo accetta gli uomini come sono, qui e adesso. E' in questo senso che Rothbard vede la libertà come "eminentemente realistica", "l'unica teoria veramente coerente con la natura dell'uomo e del mondo".

Quindi sforziamoci di capire - e comunicare - la libertà come un approccio profondamente pragmatico all'organizzazione della società, un approccio che risolve i problemi e i conflitti scovando le migliori soluzioni disponibili private e volontarie. Rifiutiamo le visioni grandiose e le utopie per quello che sarà sempre un mondo disordinato e imperfetto. Migliore, non perfetto, dovrebbe essere il nostro motto.

II. Abbracciare piuttosto che respingere le istituzioni della società civile 

Il secondo punto che voglio evidenziare è relativo alla società civile stessa. Infatti, se da una parte i libertari abbracciano i mercati con entusiasmo, dall'altra da decenni compiono l'errore, disastroso, di apparire ostili alla famiglia, alla religione, alla tradizione, alla cultura e all'istituzione civica o sociale - in altre parole, ostili alla società civile stessa.

Il che è bizzarro, a pensarci bene. La società civile fornisce proprio i meccanismi di cui abbiamo bisogno per organizzare la società senza lo stato. In linea con il pensiero di Rothbard su libertà e natura umana, la società civile organizza se stessa organicamente, senza l'uso della forza. Gli esseri umani vogliono far parte di qualcosa di più grande di se stessi. Perché i libertari non riescono ad afferrarlo?

Non ci dovrebbe essere bisogno di dire che la famiglia è sempre stata la prima linea di difesa contro lo stato e la più importante fonte di lealtà primaria - o lealtà separata, vista dalla prospettiva dei politici. La nostra connessione con gli antenati, insieme alla nostra preoccupazione per i discendenti, formano una storia in cui lo stato non è il protagonista principale. La famiglia dà forma al nostro primo ambiente, quindi al più formativo  - e almeno come ideale, la famiglia fornisce supporto sia materiale sia emotivo. Le famiglie felici esistono davvero.

Invece il governo ci vuole atomizzati, soli, senza mezzi, vulnerabili, dipendenti e non connessi gli uni agli altri. Quindi naturalmente cerca di spezzare le famiglie portando via i bambini da loro il più presto possibile, indottrinandoli in scuole statali, usando il welfare come leva, usando la fiscalità come leva, scoraggiando il matrimonio e le famiglie numerose, anzi scoraggiando ogni tipo dì intimità non soggetta a scrutinio pubblico, incoraggiando il divorzio, ecc. ecc.

Tutto ciò potrebbe suonare come discorsi di destra, ma questo non lo rende non vero.

Noi vogliamo famiglie forti, vogliamo famiglie esemplari, vogliamo famiglie benestanti che non hanno timore dello stato. Vogliamo grandi famiglie estese a cui ci si può rivolgere in tempi travagliati. Aggiungo una nota pratica a lato: assumendo che circa il 10% della popolazione americana sia ragionevolmente orientata alla libertà, stiamo parlando di circa 32 milioni di persone. Immaginando che ognuno di loro abbia 3 figli, creeremmo un esercito di 100 milioni di persone!

La religione forma un'altra importante linea di difesa contro lo stato. In realtà, l'intera storia dell'uomo non può essere compresa senza comprendere il ruolo della religione. Persino oggi, salutari percentuali di persone occidentali credono in Dio, indipendentemente dalla loro effettiva osservanza religiosa. Credere in una divinità in se stesso sfida l'onniscienza e il ruolo dello stato. Di nuovo, la religione costituisce un potenziale rivale per la lealtà dell'individuo. E ha una pestifera tendenza a ricomparire, non importa quanto facciano i governi più autoritari per cercare di sopprimerla.

Oltre alla famiglia e alla fede, ci sono innumerevoli istituzioni non statali che offrono servizi alle comunità per quasi ogni concepibile oggetto di interesse. Tutte loro, da società commerciali a organizzazioni sociali e civiche, contribuiscono alla funzione civilizzatrice di organizzare le gente senza il potere dello stato.

Fatemi aggiungere un'altra importante considerazione: è ragionevole credere che una società più libertaria sarebbe meno libertina e più culturalmente conservatrice - per la semplice ragione che quando lo stato si restringe in importanza e potere, le istituzioni della società civile a lungo oppresse crescono in importanza e potere. E in una società più libertaria, è più difficile imporre agli altri il costo delle proprie scelte di stile di vita. Se fate affidamento sulla famiglia o sulla chiesa o sulle opere di carità per avere aiuto, esse potrebbero imporre alcune condizioni per quell'aiuto.

Vi posso assicurare che non sono né interessato né voglio giudicare il vostro credo personale o le vostre scelte di stile di vita - e lo stesso valeva per Murray Rothbard. Naturalmente il libertarismo di per sé non ha nulla da dire su come uno vive. Però rimane vero che la società civile dovrebbe essere celebrata dai libertari in ogni occasione. Credere diversamente equivale ad ignorare quello che gli esseri umani realmente vogliono e realmente fanno, cioè creare comunità. C'è una parola per chi non crede a niente: non al governo, alla famiglia, Dio, società, moralità o civiltà. Quella parola è nichilista, non libertario.

III. L'universalismo politico non è l'obiettivo 

La mia considerazione finale riguarda l'ostinata tendenza dei libertari a ritenere raccomandabile una qualche sorta di organizzazione politica universale. Per quanto un obiettivo politico per i libertari esiste, esso è permettere agli individui di vivere come ritengono adeguato. L'obiettivo politico è l'autodeterminazione, tramite la riduzione delle dimensioni, dell'ambito di intervento e del potere dello stato. Tuttavia l'idea di principi libertari universali è diventata confusa con l'idea di politica libertaria universale. Vivi e lascia vivere è stato rimpiazzato dalla nozione di dottrina libertaria universale, spesso accoppiata ad un elemento culturale.

Per questo motivo, i libertari spesso cadono nella trappola che li porta a suonare come conservatori e progressisti che vedono se stessi qualificati a dettare l'organizzazione politica ovunque nel mondo. Cosa c'è di libertario nel dire ad altri paesi cosa dovrebbero fare? Il nostro obiettivo politico non dovrebbe essere autodeterminazione radicale, e non valori universali?

E' già spiacevole a sufficienza ascoltare i neoconservatori in TV che parlano di cosa è meglio per la Siria o l'Iraq o la Corea del Nord o la Russia, appollaiati confortevolmente in occidente. Ma è ancora peggio sentire parlare così i libertari su Reason. È un errore sia politico sia tattico.

La dottrina politica universale afferma qualcosa come: il voto democratico è il sacro diritto politico in un mondo post-monarchico; produce democrazie sociali con robuste reti di sicurezza, capitalismo regolamentato, protezioni legali per donne e minoranze, e norme di ampio consenso riguardo ai temi sociali; la concezione occidentale dei diritti civili oggi si applica ovunque, e con la tecnologia possiamo oltrepassare i vecchi confini degli Stati-nazione.

I sapori sono leggermente differenti: i democratici di sinistra enfatizzano uno stato amministrativo sovranazionale ("un governo mondiale"), mentre i conservatori si focalizzano su schemi commerciali organizzati globalmente e su "esportazione della democrazia". Però entrambe le parti hanno passato il ventesimo secolo ad insistere che il loro modello prediletto di organizzazione politica sia dappertutto applicabile e dappertutto inevitabile.

Questa narrativa non fa alcuna concessione ai libertari. L'universalismo fornisce l'appiglio filosofico al globalismo, ma il globalismo non è libertà: al contrario, minaccia di creare interi nuovi livelli di governo. E l'universalismo non è legge naturale; in realtà, è spesso in contraddizione con la natura umana e la (vera) diversità umana.

Oltretutto, viene fuori che pochissime cose sono effettivamente concordate universalmente. Non il sistema di governo, non i diritti, non il ruolo della religione, non l'immigrazione, non il capitalismo, non il neoliberalismo. È già abbastanza difficile per noi guadagnare rispetto per la libertà individuale e i diritti di proprietà in Occidente, dove abbiamo una forte tradizione di 'common law'.

Tuttavia i libertari sono impegnati a promuovere l'universalismo persino mentre il mondo va nella direzione opposta. Trump e il Brexit hanno scosso la narrativa globalista. Il nazionalismo è in ascesa in tutta Europa, forzando l'UE a difendere se stessa, movimenti separatisti e secessionisti esistono in Scozia, Catalogna, Belgio, Andalusia, persino in California. Il federalismo e i diritti degli stati sono improvvisamente popolari tra i progressisti negli Stati Uniti. Il mondo vuole disperatamente voltare le spalle a Washington e Bruxelles, all'ONU e all'IMF e a tutte le istituzioni globaliste. La gente comune sente puzza di bruciato.

Dovremmo approfittare di tutto ciò.

La Mecca non è Parigi, un irlandese non è un aborigeno, un buddista non è un rasta, una casalinga indaffarata non è un russo. È il nostro obiettivo convincere tutti loro a diventare perfetti rothbardiani? I libertari si dovrebbero preoccupare del matrimonio omosessuale in Arabia Saudita? E insistere per la stessa gestione dei confini per Brownsville, Texas, e Monaco? Dovremmo agitarci per far valere leggi di porto d'armi a vista, stile Texas, in Francia per prevenire il prossimo Bataclan?

O il nostro tempo sarebbe meglio speso a spiegare le ragioni per la decentralizzazione politica, la secessione e la sussidiarietà? In altre parole, dovremmo lasciare che Malta sia maltese?

Ludwig von Mises respingeva l'universalismo e vedeva l'autodeterminazione come il più alto fine politico. Murray Rothbard spiegò perché le nazioni organiche avrebbero dovuto staccarsi dalle nazioni politiche in uno dei suoi ultimi scritti - un articolo intitolato Nations by Consent.

In altre parole, l'autodeterminazione è l'obiettivo politico primario. È il cammino verso la libertà, per quanto imperfetto. Un mondo di sette miliardi di individui autogovernati è l'ideale, ma in mancanza di questo dovremmo preferire i Liechtenstein alle Germanie e i Lussemburgo alle Inghilterre. Dovremmo preferire i diritti degli stati al governo federale negli USA e rallegrarci per la frantumazione dell'UE. Dovremmo supportare movimenti separatisti in posti come la Catalogna, la Scozia e la California. Dovremmo preferire il controllo locale rispetto a legislature e  amministrazioni da lontano, e quindi respingere gli accordi commerciali multilaterali. Dovremmo, in breve, preferire il piccolo al grande quando si tratta di governo.

Decentralizzazione politica, secessione, sussidiarietà e priorità delle leggi locali sono tutti meccanismi che ci portano più vicini al nostro obiettivo politico di autodeterminazione. Insistere su un modello di organizzazione politica universale è un enorme errore tattico per i libertari. È precisamente perché non sappiamo cosa è meglio per 7,5 miliardi di persone nel mondo che siamo libertari.

Per cosa combattereste? 

Per concludere, vorrei citare uno scambio di email che recentemente ho avuto con il blogger Bionic Mosquito. Se non leggete Bionic Mosquito, dovreste farlo!

Gli ho posto la stessa ipotetica domanda che pongo a voi: per cosa combattereste? La risposta a questa domanda ci dice molto  su ciò che i libertari dovrebbero avere a cuore.

Intendo quello per cui combattereste fisicamente, dove farlo potrebbe significare serie lesioni fisiche o morte. O arresto e incarcerazione, o la perdita della vostra casa, del vostro denaro e dei vostri beni.

Sono sicuro che ognuno di noi combatterebbe per la propria persona fisica se fosse attaccato, o per la propria famiglia se fosse attaccata. Potremmo forse combattere anche per i nostri amici più cari. Forse anche per i nostri vicini. In realtà ci piace immaginare che difenderemmo fisicamente un perfetto sconosciuto in certe circostanze, ad esempio una donna anziana che fosse attaccata e derubata.

E probabilmente combatteremmo per le nostre città e comunità se fossero fisicamente invase da una forza esterna, anche se non conosciamo personalmente tutte le persone nella nostra città o comunità.

Potremmo combattere anche per la proprietà, forse non con altrettanto fervore. Certamente proteggeremmo le nostre case, ma soprattutto per la gente che c'è dentro. Che dire dell'auto? Lottereste fisicamente con un ladro armato che sta fuggendo con la vostra auto? O lo lascereste andare, per non rischiare morte o danni fisici solo per salvare la vostra macchina? E se si trattasse del vostro portafoglio? E se qualcuno rubasse il 40% del vostro reddito, come fanno molti governi? Prendereste le armi per prevenirlo?

Probabilmente non combatteremmo per i bitcoin, o contro la net neutrality, o contro le tasse sul capital gain, a proposito.

Che ne dite di un'astrazione, come combattere per "il proprio paese" o per la libertà o la vostra religione? È qui che le cose si fanno più fumose. Molti hanno combattuto e combatteranno per simili astrazioni. Però se chiedete ai soldati vi diranno che nel cuore della battaglia in realtà combattono per i loro compagni, per proteggere gli uomini delle loro unità - e per adempiere ad un personale senso del dovere.

In altre parole, sangue e terra e Dio e nazione hanno ancora importanza per la gente. I libertari possono ignorarlo a rischio di irrilevanza.

Grazie a tutti voi.

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