Concetti che sembrerebbero facili, però...

Per Bylund (Mises Institute, 17 agosto 2017 - traduzione il 21 agosto)

Lungo il corso della storia, lo stato ha giustificato se stesso sulla base della necessità di proteggerci da altri i cui usi e credenze sono per noi pericolosi, almeno così dovremmo pensare. Per millenni, questa narrativa è stata facile da mantenere perché gran parte della gente interagiva molto poco con gente al di fuori delle proprie comunità quasi autarchiche, e quindi povere.

Con l'ascesa dell'industrializzazione e del commercio internazionale negli ultimi secoli, tuttavia, il proclama dello stato di essere necessario per tenerci "al sicuro" da gente all'esterno è divenuto sempre più debole.

Questo in gran parte è dovuto al fatto che, per ottenere benefici dal mercato, si devono svolgere attività progettate per servire altri e anticipare i loro bisogni. Come risultato, il commercio fa crescere la nostra comprensione sia verso i membri della nostra comunità sia verso gli stranieri; inoltre ci fa rendere conto che l'altra gente è in effetti molto simile a noi. Anche se parla strane lingue e ha tradizioni e usi bizzarri.

L'ordine e la civilizzazione del mercato

Si tratta in sostanza della Legge di Say, o Legge dei Mercati, la quale afferma che nel mercato noi produciamo per commerciare con altri in modo da poter, indirettamente, soddisfare i nostri stessi desideri: la nostra domanda per beni sul mercato è costituita dalla nostra fornitura di beni al mercato. Per andare incontro in modo efficiente alle necessità di altri, dobbiamo non solo comunicare con loro, ma anche capirli. Se non lo facciamo, stiamo sprecando i nostri sforzi produttivi verso un risultato casuale. Ovviamente, avremmo personalmente molti benefici dal sapere quello che gli altri vogliono, sia le loro necessità attuali sia l'anticipazione di desideri futuri, e dal produrre questi beni per loro.

Fin qui tutto bene. Gran parte della gente (tranne i keynesiani) afferra questo semplicissimo concetto sul funzionamento del mercato e come tutto ciò contribuisca alla civilizzazione e all'interazione pacifica. Ma non sono tutti santi, quindi la gente lavoratrice, di buona volontà, rischia di essere sfruttata in quanto non ha nulla da opporre ad azioni ostili. Senza un potere centrale come lo stato, chi ci proteggerà dalla gente cattiva?

Risposta: la rete di transazioni volontarie allinea gli interessi della gente. Nel mercato, la "gente cattiva" non solo froda, deruba e rapina una singola persona o famiglia. Nei fatti, attacca la comunità interdipendente di produttori e commercianti.

Immaginate una città con un fornaio specializzato nel produrre pane che piace alla gente della città, ma che non necessariamente piace a lui. Egli vende il pane per guadagnare denaro con il quale può comprare da altri quello che realmente vuole. Altri analogamente specializzano la loro produzione verso quello che gli altri vogliono, incluso il fornaio, quindi possono usare parte del loro reddito per comprare pane. Quando un ladro deruba il fornaio, questa azione ha effetti negativi sulla fornitura di pane della città, inoltre rende il fornaio incapace di domanda per beni prodotti da altri. Tutto ciò ha effetti su molta gente, non solo il fornaio: ha effetti su tutta la gente che voleva comprare pane ma ora non può farlo e su tutti quelli che si aspettavano di vendere i loro beni al fornaio e ora non possono più farlo.

La rete di scambi e la produzione specializzata per gli altri crea una comunità di produttori interdipendenti i cui interessi sono generalmente allineati: tutti loro hanno incrementato la loro produttività tramite la fornitura di un singolo bene per cui c'è grande domanda, in questo processo migliorando le condizioni di tutti. Significa inoltre che è nel loro stesso interesse che nessuno sia trattato ingiustamente o svantaggiato, sia che la vittima della "persona cattiva" sia un esistente o potenziale fornitore di beni, sia un esistente o potenziale acquirente della propria produzione di beni.

Tutti loro beneficiano da questo ordine, dal momento che il lavoro di produzione è usato dove fa il maggior bene. Inoltre sono tutti coinvolti insieme in quest'ordine -- sono tutti colpiti se le cose vanno male. Non è strano, quindi, osservare come le città si organizzavano spontaneamente per affrontare il crimine. Derubare il fornaio non coinvolge solo un ladro e la sua vittima: un attacco contro di uno è un attacco alla comunità. Il ladro ha scelto, tramite le proprie azioni, di non far parte della comunità -- di essere un reietto.

Effetti dello stato sociale

Quello che è successo nel corso dell'ultimo secolo con l'ascesa dello stato sociale democratico è che questi legami tra la gente all'interno di una comunità, basati sul mercato, sono stati recisi. Con lo stato sempre crescente, sempre più gente ha trovato posizioni nell'economia e nella società nelle quali non c'è bisogno di servire gli altri. In altre parole, lo stato ha reso possibile vivere sulle spalle della produzione di altri invece di contribuire a soddisfare le necessità di tutti.

Quando questi legami tra le gente vengono recisi, la soglia per assumere un comportamento criminale si abbassa. Ma ancora più importante è il fatto che, dal momento che non c'è bisogno di fare affidamento sulla propria abilità di soddisfare i desideri degli altri, non c'è comprensione degli altri: non c'è incentivo ad apprendere delle loro necessità e desideri, non c'è guadagno personale nel soddisfarli. In altre parole, non c'è interdipendenza e perciò ci sono meno ragioni per stare alla larga da comportamento distruttivo.

È esattamente questo che abbiamo visto nel corso dell'ultimo secolo, quando uno stato molto esteso ha rimpiazzato la società civile con sistemi centralizzati e il mercato con il potere. Il problema è che, quando la gente smette di apprendere gli uni riguardo agli altri, è più facile ricorrere al conflitto piuttosto che alla collaborazione -- ed è molto più facile vedere gli altri come ostacoli alla propria stessa felicità. Sbarazzarsi di loro aumenta la propria fetta della torta (ora in diminuzione), e usare e sfruttare gli altri a proprio vantaggio appare come un mezzo verso la soddisfazione dei propri desideri.

Sempre più vediamo esempi di questo tipo di pensiero tra gli imprenditori e quelli che vorrebbero essere imprenditori. Avviano un'attività non come mezzo per guadagnarsi da vivere - cioè, per indirettamente beneficiare se stessi secondo la Legge dei Mercati -- bensì per fare "quello che vogliono".  E' una scelta di stile di vita che sembra molti pensino di avere il "diritto" di fare. Ancora peggio, a volte essi persino attribuiscono il loro fallimento imprenditoriale alla "società", per non essere sufficientemente a sostegno e per non apprezzare quello che offrono al prezzo che richiedono.

Tutto ciò è esattamente a rovescio: essere in grado di fare quello che si vuole per vivere è un privilegio che si può ottenere solo se, così facendo, si soddisfano gli altri. Se si crea valore per gli altri, si guadagna valore per se stessi.

In questo tipo di società in cui i legami tra la gente si indeboliscono, non è strano che la gente trovi oltraggiosamente ingenua l'idea di un ordine decentralizzato, spontaneo. La competizione qui non è un sano sforzo verso un miglior servizio agli altri cercando modi differenti e differenziati per soddisfare i desideri, bensì piuttosto un gioco a somma costante in cui ci sono vincitori e perdenti. In questa situazione, chiunque sia disposto a cercare scorciatoie, mentire e ingannare guadagna immediatamente. Gli incentivi, in altre parole, spingono alla distruzione di valore e a dare priorità a guadagni di breve termine persino se implicano alti costi a lungo termine -- perché questi costi potrebbero essere a carico di qualcun altro. È l'esatto opposto della civilizzazione e un modo di esistere che, se lasciato senza freni e immutato, alla fine degenera in un tribalismo tipo "Il Signore delle Mosche".

Non è strano che la gente fatichi a comprendere il concetto di armonia nei mercati in un'epoca in cui lo stato ha alienato la gente dall'interdipendenza produttiva spiegata dalla Legge di Say. La cooperazione a mutuo vantaggio del mercato, informale e spontanea, è stata rimpiazzata da una mentalità statalista, che cerca garanzie -- e le trova solo nel potere formale.

Tuttavia dovrebbe essere ovvio dalla discussione sopra che non si tratta di una garanzia in alcun senso -- specialmente contro il cattivo comportamento. È l'opposto. Però occorre riconoscere che il mercato anch'esso non offre garanzie, strettamente parlando. Ma ne abbiamo bisogno quando gli interessi della gente sono allineati? Tutto ciò in cui dobbiamo aver fiducia è che la gente faccia quanto è bene per se stessi. Davvero si può definirlo ingenuo?

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