Una favoletta che però è una storia verissima

Un giorno come gli altri del 1971, un giovane medico di campagna del Texas, ginecologo/ostetrico, chiuse il suo studio per diverse ore, una cosa insolita per lui. Lavorava sempre molto, era molto coscienzioso e aveva una famiglia con cinque bambini, ma quel giorno si svolgeva abbastanza vicino a casa sua un evento a cui non voleva assolutamente mancare.

Salì in macchina e guidò per i cento chilometri che lo separavano da una certa università. Lì quel giorno avrebbe tenuto una conferenza un economista di cui il medico conosceva l’opera molto bene. Il medico aveva un grande interesse per l’economia, al punto che il suo hobby serale era leggere trattati di economia. Praticamente nessun altro degli economisti viventi, anche di gran fama, l’avrebbe spinto a muoversi dal suo studio, ma lui sapeva bene che l’economista che parlava quel giorno era molto diverso dagli altri.

L’economista era un uomo che più tardi nello stesso anno avrebbe compiuto novant’anni. Ormai fragile e quasi sordo, era accompagnato da un affezionato aiutante, che gli ripeteva da vicino le domande del pubblico per fargliele sentire. Parlava con un forte accento tedesco. Molto elegante, aveva modi aristocratici rivelatori di un’altra epoca e un altro luogo.

Viveva da trent’anni a Manhattan, la città simbolo di cultura in cui vivevano i maggiori intellettuali dell’epoca. Quella americana era però una sorta di “seconda vita”: fino a quasi sessant’anni di età era vissuto a Vienna, dove era cresciuto ai tempi d’oro della capitale dell’impero austro-ungarico. Poi nel 1940 si era dovuto inventare una nuova vita in America per sfuggire ai nazisti. Non ci sarebbe potuto essere contrasto più marcato di quello tra l’aristocratico intellettuale austriaco e il ruspante ginecologo del Texas.

L’economista che teneva lezioni a novant’anni aveva tenuto lezioni tutta la vita, sempre di fronte ad allievi e ascoltatori entusiasti che non l’avrebbero mai dimenticato. Aveva passato buona parte della sua vita nelle università, aveva scritto molti libri di economia, letti e venduti anche e soprattutto oggi. Tutti lo chiamavano continuamente “professore”. Un uomo così però non aveva mai avuto una cattedra stipendiata da un’università, né a Vienna né in America, e non perché non l’avesse voluta. Altri furono scelti al suo posto, tutti da tempo dimenticati.

Non aveva mai accettato compromessi e aveva sempre detto quello che pensava, e quello che pensava non piaceva al mondo accademico, né a quello politico né al grande potere finanziario. Lo definirono troppo intransigente. Era partito con quello che sembrava per lui un obiettivo ragionevole, una brillante carriera universitaria, ad esempio come quella che in un altro campo ebbe suo fratello minore, più conosciuto ma certo non più geniale di lui. Non si aspettava tanto ostracismo, ma non si era mai dato per vinto e aveva superato notevoli avversità. Malgrado tutto, era riuscito ad essere un uomo di grande fama e successo.

Era un teorico dell’economia, il più grande che sia mai vissuto. Nessuno poteva confutare i suoi ragionamenti, e per questo lo odiavano. Diceva che il ruolo degli intellettuali come lui era avanzare nella comprensione delle leggi dell’economia, però era fondamentale che poi ci fosse qualcuno in grado di rendere la teoria comprensibile alle masse.

L'aristocratico economista di Vienna mai avrebbe indovinato che l’uomo che più di tutti sarebbe riuscito a portare le sue idee alle masse sarebbe stato un ginecologo del Texas!

Quel giorno fu l’unica volta che si incontrarono. L’economista morì due anni dopo. Sempre nel 1971, fu sancita la fine degli accordi di Bretton-Woods, l’ultimo legame tra il dollaro e l’oro. Il medico decise allora di candidarsi al Congresso, perché ci fosse qualcuno a promuovere idee economiche solide e a tenere alta l’idea di libertà. Sapeva che il disastro sarebbe arrivato.

Qualche anno più tardi il medico fu eletto al Congresso. Per trent’anni votò, propose leggi, pronunciò discorsi, fedele alle sue idee senza compromessi, rinunciando senza alcun rimpianto a grandi vantaggi materiali. Diceva che il pensiero della vita dell’economista austriaco gli dava la forza di “sopportare quotidianamente il circo di Washington”. Pochi sapevano chi era.

Poi nel 2007, quasi all’improvviso, cominciò una sorta di rivoluzione, la più pacifica e gioiosa delle rivoluzioni. Nella primavera del 2012, a settantasei anni, deriso e censurato dai media, il medico del Texas diventato deputato riempie gli stadi di giovani entusiasti che lo ascoltano parlare di leggi economiche sempre più chiare alle masse. Quei giovani reclamano il loro futuro, messo a repentaglio da generazioni che non hanno saputo distinguere la follia dalla ragione e non hanno dato ascolto all'economista austriaco.

Dedicato a Ludwig von Mises e a Ron Paul

(Maria Missiroli, 2012)

Post Scriptum (aprile 2014)

Alla fine del 2012 Ron Paul si è ritirato dal Congresso. Naturalmente la sua rielezione era certa, ma ha preferito non ricandidarsi in modo da essere più libero di dedicarsi alle cose che più gli piacciono (diffondere idee libertarie). In occasione del suo ritiro dopo una presenza pluridecennale tra i banchi del Congresso, ha pronunciato un lungo discorso in aula, la cui traduzione è qui, parlando non di se stesso, come avrebbe fatto qualsiasi altro politico, ma di filosofia libertaria, spiegando le ragioni storiche e filosofiche della crisi americana (e mondiale) e come se ne potrebbe uscire.

Oltre al discorso in aula, al Congresso come è tipico in questi casi c'è stato un evento di saluto a Ron Paul, riservato ai deputati e persone che a vario titolo lavorano al Congresso. Nel suo discorso all'evento per celebrare la sua carriera, Ron Paul ha forse parlato di se stesso? Niente affatto, ha parlato della grandezza di ... von Mises!

Caso più unico che raro, Ron Paul è un uomo che ha passato oltre trent'anni di vita a Washington, ai massimi livelli politici, in mezzo al narcisismo più sfrenato, senza che questo cambiasse di una virgola la sua modestia, il suo sense of humour, la sua costante preoccupazione per gli altri.

Questa è la potenza dell'essere sicuri delle proprie idee.