Le sensazionali esternazioni del presidente turco: i francesi sono dietro al massacro di Charlie Hedbo; è colpa del Mossad

di Tyler Durden (LewRockwell.com, 14 gennaio 2015 - originale su Zero Hedge)

Sono passate meno di 48 ore da quando il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, ha preso parte insieme a milioni di persone alla marcia a Parigi per rendere omaggio alle 17 vittime di estremisti legati all'ISIS. Poi, praticamente nel momento stesso in cui è arrivato a casa, le cose sono cambiate: come il Financial Times ha garbatamente parafrasato quanto è trapelato, "il presidente ha mostrato un atteggiamento molto più polemico". E' un modo di vedere la cosa. Un altro è che l'ex primo ministro e attuale presidente, Recep Tayyip Erdogan, di un paese membro della NATO, la Turchia, ha fatto l'inimmaginabile: ha accusato l'occidente, e individui cittadini francesi in particolare, di aver messo in atto la strage di Charlie Hebdo al fine di incolpare i musulmani. 

"La doppiezza dell'occidente è ovvia", Recep Tayyip Erdogan ha detto in una conferenza stampa lunedì sera.  "Come musulmani non siamo mai stati dalla parte del terrorismo e dei massacri: il razzismo, le affermazioni che incitano all'odio, l'islamofobia sono dietro a questi massacri".

La sua frase finale: "E' chiaro chi sono i colpevoli: cittadini francesi hanno realizzato questo massacro e la colpa è stata addossata ai musulmani".

Il Financial Times è confuso: "Nonostante i leader politici turchi abbiano ripetutamente condannato gli attentati alla rivista Charlie Hebdo, ad un supermercato ebreo e ad una poliziotta, una narrativa parallela è emersa nel paese, con complottisti che incolpano agenzie di intelligence estere invece di islamisti radicali".

Non sono solo i francesi, a quanto si dice, ad essere dietro l'attentato: lo è anche il Mossad:

Melih Gokcek, sindaco di Ankara e esponente del partito di governo AK, ha detto lunedì che "Il Mossad [l'agenzia di intelligence israeliana] è certamente dietro a questi attentati... sta istigando l'animosità nei confronti dell'Islam". Gokcek ha collegato gli attacchi alle azioni francesi verso il riconoscimento dello stato palestinese.
Ali Sahin, parlamentare turco e portavoce per gli affari esteri del partito AK, la settimana scorsa ha enunciato otto ragioni per le quali sospetta che gli assassini siano stati inscenati affinché "l'attacco fosse addossato ai musulmani e all'Islam".

Torniamo a Erdogan:

Nelle sue dichiarazioni di lunedì, Ergodan ha aggiunto: "Si stanno facendo giochetti in tutto il mondo islamico". Ha espresso perplessità di fronte al fatto che i servizi di intelligence francesi non abbiano seguito i colpevoli più attentamente.

Il Financial Times è ulteriormente confuso dal fatto che la Turchia non sia il solo paese ad aver osato esporre teorie complottiste: anche la Russia l'ha fatto.

In Russia, alcuni opinionisti filo-Cremlino hanno cercato di collegare gli attentati a macchinazioni geopolitiche degli Stati Uniti.
Komsomolskaya Pravda, uno dei tabloid più diffusi in Russia, è uscito con il titolo: "L'attacco terroristico a Parigi è stato messo in scena dagli americani?" e ha pubblicato una serie di interviste sul suo sito web in cui si presentano varie ragioni per cui gli americani potrebbero aver organizzato l'attacco.
In una di queste interviste, Alexander Zhilin, a capo del Centro per lo Studio di Problemi Applicati, un think-tank vicino al Cremlino, ha sostenuto che l'attacco terroristico sia stato una ritorsione americana contro il presidente François Hollande a causa di un'intervista alla radio del 6 gennaio, in cui Hollande ha sollecitato la UE ad abrogare le sanzioni contro la Russia. Washington ha usato gli attacchi come "un riaggiustamento rapido per consolidare" gli interessi geopolitici USA e UE in Ucraina, ha affermato Zhilin.

Soprattutto il Financial Times è sbalordito dal fatto che in Russia gli eventi di Charlie Hebdo siano equiparati alla tragedia dell'11 settembre.

Negli ultimi 10 anni, il cosiddetto terrorismo islamico è stato sotto il controllo di una delle più importanti agenzie di intelligence del mondo", ha detto Alexei Martynov, direttore del think-tank Istituto Internazionale per i Nuovi Stati, al sito filo-Cremlino LifeNews. "Sono sicuro che alcuni supervisori americani sono responsabili per gli attacchi terroristici a Parigi, o in ogni caso per gli islamisti che l'hanno eseguito".

Chissà cosa potrebbe aver fatto balenare quest'idea al russo....

( Traduzione di Maria Missiroli )

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Nota [MM]
In questi giorni è andata in scena una insopportabile mostra di ipocrisia, di pretesa difesa della "libertà di espressione" da parte di personaggi che in innumerevoli casi limitano proprio la libertà di espressione e cercano di farlo sempre più. Cameron ha subito dichiarato che cercherà di vietare le "comunicazioni criptate" (tra cui WhatsApp!), dicendo che è per proteggere la nostra sicurezza. Certo ci vuole una bella faccia tosta!
Con tutto il potere di spiare chiunque, ovunque, non sono stati in grado di prevenire l'attentato? O forse non è più plausibile che proprio il potere di spiare e controllare tutti crei l'incentivo a mantenere e espandere questo potere, per cui proprio accettando limitazioni  alla nostra libertà avremo ancora più attentati, per giustificare ulteriori limitazioni alla nostra libertà?

Sul Ron Paul Institute c'è un articolo di Paul Craig Roberts, Charlie Hebdo Shootings: False Flag? in cui si discute come la storia ufficiale dell'attacco di Parigi abbia poco senso (la carta d'identità trovata nella macchina è veramemte troppo, ma non c'è solo questo). Dice Roberts: 'Tutta la storia, sin dai tempi antichi, è una storia di "false flag"'. Praticamente tutti lo sanno. Eppure quando le cose succedono ci cascano ancora tutti come pere cotte.

Update (15/1/15): ah, la libertà di parola! Sembra che l'articolo di Paul Craig Roberts postato su RPI abbia suscitato le ire di Bill Kristol, che in un messaggio Twitter si chiede cosa ne penserà Rand Paul (è la solita poco velata minaccia a Rand Paul: "se vuoi intraprendere la campagna presidenziale devi tenere tuo padre a freno"). Robert Wenzel segnala i Tweet di Kristol in un post intitolato "I am Paul Craig Roberts", dove ricorda che Paul Craig Roberts in passato è stato Assistant Secretary del Tesoro negli anni di Reagan e associate editor del Wall Street Journal (cioè ha lavorato per il Tesoro durante il "regno neocon" del padre di Kristol e per un organo di stampa controllato dai neocon come Kristol).
Su questo sito ho tradotto diversi articoli di Paul Craig Roberts, che con gli anni - e con la conoscenza da insider - è diventato radicalmente critico della politica estera americana. Ma cosa ha detto di così scabroso nell'articolo, a sostegno del suo dubbio che l'attacco terroristico a Parigi possa essere stato un attacco "false flag"? Ecco un estratto:

L'attacco all'ufficio dei vignettisti è stato un metodico attacco professionale del tipo generalmente associato a forze speciali altamente addestrate [...]

Di solito i terroristi musulmani sono pronti a morire nell'attacco; tuttavia i due professionisti che hanno colpito Charlie Hedbo erano determinati a scappare e ci sono riusciti, un'impresa incredibile. La loro identità è stata stabilita, secondo quanto riportato, dal fatto che essi hanno lasciato i loro documenti di identità nell'auto su cui sono fuggiti, in modo così conveniente per le autorità. Un tale errore è incoerente con la professionalità dell'attacco e mi ricorda il passaporto intonso trovato miracolosamente tra le rovine delle torri del WTC, il quale servì a stabilire l'identità dei presunti dirottatori dell'11 settembre. [...]

Un altro enigma nella storia ufficiale, che rimane non citato dai " presstitute" media, è il presunto suicidio di un alto ufficiale della Polizia Giudiziaria francese, il quale aveva un ruolo importante nelle indagini sull'attacco a Charlie Hedbo. Per ragioni sconosciute, Helric Fredou, un ufficiale di polizia coinvolto nelle indagini più importanti della sua vita, ha deciso di uccidersi nel suo ufficio di polizia il 7 o l'8 gennaio (entrambe le date sono riportate sui media stranieri), nel cuore della notte mentre scriveva il rapporto sulla sua indagine. Un ricerca su Google al 13 gennaio non produce alcun riferimento a questo evento sui media di mainstream americani.

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