Taki rimpiange Venezia e sogna Hollywood (più o meno)

Taki Theodoracopulos (takimag, 16 settembre 2017)

Sono a Venezia per il festival del cinema che è appena finito, e, come un umorista americano una volta telegrafò al suo giornale, "Strade piene d'acqua, stop. Mandate denaro, stop." Cosa c'è da dire su Venezia che non sia già stato detto o scritto da uomini o donne migliori? (Vengono in mente Thomas Mann e Jan Morris.) Sì, Venezia evoca pensieri elevati, ma non questa volta. Stavo pensando a Byron mentre passavo di fronte a Palazzo Rezzonico, dove egli visse, quando ho notato una gondola con a bordo cinque donne cinesi, tutte accanitamente concentrate sui loro smartphone. "Smettetela e guardate i palazzi, ragazze", ho gridato verso di loro. Mi hanno completamente ignorato e hanno continuato a textare o qualunque cosa sia quello che fanno di questi tempi, persino su una gondola immersi nello splendore veneziano.

Venezia oggi è un microcosmo di come sarà il mondo tra, diciamo, un centinaio di anni: pieno di cinesi e indiani che camminano attorno ad antichi monumenti con sguardi vacui e opachi, completamente estraniati da ciò che li circonda. Ah, Venezia! Che città una volta era, tutto poteva accadere là. I veneziani erano crudeli; solo un veneziano poteva sparare al Partenone, come una volta fece Morosini, facendo esplodere il più perfetto edificio di tutti i tempi. Un suo discendente era un mio grande amico quando eravamo ragazzi. Una volta chiesi a Fabrizio come sia possibile che qualcuno commetta una simile atrocità. Fece spallucce e chiese perché no. I turchi erano dentro pensando che nessuno avrebbe mai sparato colpi di mortaio a quel sito sacro. Bene, un veneziano lo fece.

I veneziani si impossessarono anche delle isole Ionie, da dove viene la famiglia di Taki, tenendo lontani gli odiati turchi e offrendoci, tra altre squisitezze come titoli nobiliari, un Rinascimento come il resto della Grecia occupata non sperimentò mai. I risultati sono facili da riconoscere: i greci dello Ionio di una certa età sono civilizzati e poetici. Il resto degli elleni possono essere di tempra più dura, ma sono più rozzi e hanno modi levantini. Sia quel che sia, sento poca affinità con la Venezia di oggi. Negli anni '50 e '60 venivo regolarmente al ballo Volpi, che si teneva a Palazzo Volpi sul Canal Grande. Venezia a quei tempi era vuota, eccetto per alcuni visitatori molto eleganti e noi che andavamo alle feste. Era, per usare un termine riduttivo, un paradiso.

Oggi, come si dice, Venezia sta affondando, letteralmente, ed è invasa dal tormento del mondo moderno: il turismo. Migliaia su migliaia si riversano ogni giorno, vagano senza scopo facendo selfie, intasando i ponti e trasformando le strette viuzze intricate in bazaar stile Il Cairo. Grandi caffè come il Florian sono pieni a metà nelle ore di punta, le orde di turisti non avendo mai saputo di loro, grazie al cielo. L'Harry's Bar una volta era un luogo di incontro per gente bella e chic, ma ora è invaso da gente obesa e brutta. Ne sono stato alla larga. Anche il Danieli era quasi altrettanto mal frequentato. L'Excelsior al Lido è l'unico posto che evoca, causa la sua architettura fascista, un passato glorioso. [N.d.T.: vedi nota sotto]

In mostra al festival c'era il film di James Toback Private Life of a Modern Woman, con Sienna Miller e Alec Baldwin, un film che emana messaggi subliminali per giorni dopo averlo visto. Sebbene sia stato definito un capolavoro da alcuni critici, ho scovato una recensione su un importante quotidiano inglese secondo cui gli spettatori si alzavano a frotte per cercare l'uscita. Questa è un'invenzione totale, in quanto ero presente e nessuno se ne è andato, tranne occasionalmente qualche anziano o anziana per svuotare la vescica. Il mio amico Michael Mailer è il produttore del film, che vi lascerà a bocca aperta. Quello che vi stupirà ulteriormente è che la stessa squadra -- Mailer-Toback, e Taki -- che tanto ha fatto faville in Seduced and Abandoned quattro anni fa o giù di lì (leggete la recensione di Deborah sullo Spectator), si è ripetuta in ancora un altro documentario, questa volta intitolato Venice Lives. Jimmy Toback lo definisce un incrocio tra   Seduced and Abandoned e The Talented Mr. Ripley. Io lo vedo come una versione leggera di Morte a Venezia, tranne che non assomiglio per nulla alla bellissima Silvana Mangano, nel ruolo della madre di Tazio. In realtà è sulla morte della bellezza, e Toback nel film muore con un aspetto altrettanto brutto di Aschenbach, ma un po' più pesante di Dirk. E meno inzuppato perché annega al Lido. Questo è tutto quanto mi è permesso rivelare.

Sono stato anche alla presentazione di Agnelli della HBO, un documentario sul leggendario proprietario della Fiat, in cui ho una piccola parte. Non sono stati in molti a notarmi tra il pubblico. In realtà, neanche uno. Immagino che apparire nei film non sia quello per cui è fatto, fama istantanea. Nel mio caso è stato l'opposto. Un poliziotto non voleva farmi entrare finché il regista non è intervenuto. Il produttore della saga sugli Agnelli è Graydon Carter, che ha prodotto anche Late Lunch, nel quale Reinaldo Herrera e Taki conversano a pranzo parlando dei buoni vecchi tempi. Ci sono voluti tre anni, sì tre anni, per realizzare il film, ma ora è pronto. Mi porterà al Grauman’s Chinese Theatre a Hollywood dove le stelle del cinema lasciano un'impronta della loro mano? Non ci scommetterei, ma dopotutto sono accadute cose più strane. Come Venezia trasformata in Disneyland e assalita da orde di cinesi.

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Nota - MM
Ho tradotto l'High Life di Taki questa settimana più che altro in omaggio a Venezia (e poi Taki è sempre un piacere da leggere). In realtà, basta uscire un poco dalle rotte battute dai turisti (e Venezia è molto grande) e la Venezia vera c'è ancora. Quasi colpisce, considerando l'afflusso di turisti, più quanto sia rimasta uguale, piuttosto che quanto sia cambiata. Certo il Mose è stata una gran brutta cosa, ma Venezia e la laguna sono sempre bellissime in modo stupefacente.
Per caso, proprio quest'estate mi è capitato di passare di fronte allo splendido Hotel Excelsior al Lido, nel corso di una gita un po' a piedi un po' con mezzi pubblici (Chioggia-Pellestrina-Lido-Piazza San Marco), così mi ha stupito l'affermazione di Taki sull'architettura fascista, infatti è un edificio Belle Époque, precedente alla guerra e al fascismo. Molto vicino c'è l'ex-Casinò, quello sì di ovvia epoca fascista. Forse questo ha confuso Taki.

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