Il Cristianesimo non è di destra né di sinistra: è radicale e intimorente

di Tim Stanley (da TheTelegraph, 19/4/14, segnalato da Lew Rockwell)

Quando ero ateo, vedevo la crocifissione come un grande oltraggio. Odiavo l'idea che qualcuno dovesse soffrire per me senza il mio consenso. Come poteva un singolo evento storico determinare il valore morale di tutti coloro vissuti dopo? Come poteva la Caduta dannare tutti gli uomini per sempre, e come poteva il Venerdì Santo salvarli? Inoltre, la crocifissione mi sembrava un atto talmente passivo e non necessario. Che razza di Dio è quello che permetterebbe a suo figlio di morire in grande agonia per un popolo che lo ha tradito? E perché Gesù non aveva combattuto le autorità ingiuste che governavano la Giudea invece di sottomettersi a loro? La crocifissione mi sembrava incapsulare la subdola malignità del Cristianesimo - l'idea che la sofferenza sia inevitabile e non ci sia nulla che possiamo farci, se non versare nella cesta per le offerte e pregare che finisca dopo la morte.

Quando ero più giovane, ero socialista ed ero convinto che la moralità si trovasse e fosse espressa nell'azione collettiva. L'ingiustizia non avrebbe dovuto essere subita, avrebbe dovuto essere annientata. Quello che dovevamo fare era identificare i problemi e venire fuori con politiche per trattarli - povertà, maschilismo, razzismo, inquinamento, ecc. Ripensandoci ora, era un sacco di energia sprecata. La vita era una sequenza di riunioni di comitato - un comitato per la formazione di un comitato - mentre ci agitavamo per una rivoluzione sociale che non avvenne mai. Ero sempre spinto dalla convinzione di dover essere migliore dei cristiani che subivano le loro inutili morti con una grazia che era aria di superiorità. Volevo azione e volevo risultati, ed ero certo di avere l'impeto della storia dalla mia parte. Nessuno mi avrebbe convinto che tutta quell'energia sarebbe stata per nulla; che sarei cresciuto fino a vivere sotto un governo Tory che implementa un programma di tagli brutali ampiamente appoggiati dal pubblico votante. Invece della storia che va avanti, sembra di vivere negli anni '80.

Dopo dieci anni di fallimenti personali e politici, ora penso che il martirio sia infinitamente preferibile alla rivoluzione. Nel suo significato greco originale, "martire" significa testimone. Tutt'altro che un atto passivo di resa, è un atto di sfida che costituisce un testamento di fede - un mettere alla prova, una chiamata alle armi, una professione di amore. Quando San Pietro fu crocifisso (all'ingiù perché rifiutò di imitare Cristo), egli morì portando testimonianza dell'uomo che credeva essere Dio. Quando 225 preti furono uccisi durante i Massacri di Settembre del 1792, perché rifiutavano di accettare l'autorità religiosa della repubblica rivoluzionaria francese, essi non morirono invano bensì morirono come testimoni dell'ingiustizia della folla. La morte compresa come un atto di resistenza, di sfida o di affermazione di fede è un concetto che ha risonanza nel buddismo, nello shintoismo e nelle tradizioni ebraiche e islamiche. Tutt'altro che un atto remissivo, è in fin dei conti la cosa più audace che un uomo possa mai fare.

Il Cristianesimo richiede che ogni rivoluzione debba partire da se stessi. Da socialista, io tendevo a esternalizzare le mie idee politiche e cercavo di usare l'azione collettiva per obbligare gli altri a vivere secondo i miei principi. Da cristiano, i miei principi sono ora internalizzati. Non mi chiedo cosa dovrebbe fare la società, ma cosa posso fare per aiutare le persone intorno a me. Questo principio potrebbe suonare molto semplice e universale, ma in realtà è gravoso all'estremo. Il peso della responsabilità per cambiare le cose si sposta dalla nazione all'individuo. Non lagnarti dei tagli dei Tory: dai denaro ai poveri. Non blaterare sulle sorti dell'orso polare: ricicla. Non lamentarti dell'immoralità degli altri: metti ordine nella tua stessa camera da letto. La ragione per cui la morte di Gesù è il più grande atto nella storia è che fu il più puro atto di altruismo. Questo è il motivo per cui altri uomini sono pronti, a loro turno, a morire per essa. Uomini come San Lorenzo, che fu bruciato su una graticola quando cercò di portare la Buona Novella ai romani.

Perché, se mi sono riconciliato con il senso del martirio, ancora provo un senso di vergogna a guardare la croce? Perché sono preoccupato di non essere personalmente meritevole del sacrificio di Gesù. Ho quasi trent'anni ora e so di aver fatto molto poco per chiunque altro. Invece di essere un testimone volenteroso, sono stato a casa, ho messo su chili, fumato, bevuto, bestemmiato, fatto lo stupido con le donne, spettegolato, mentito, disonorato mio padre e mia madre, guardato molto più Battlestar Galactica di quanto si addica ad un uomo adulto e, aiutatemi, posseggo persino un paio di libri di Jeremy Clarkson. Trovo difficile accettare che Dio possa amare questa accozzaglia di peccati e pregiudizi.

Però capisco che se devo meritare la redenzione, il cambiamento deve partire in me. Non posso aspettarmi di trovare il paradiso nell'ambito della società, e non posso richiedere nulla dagli altri che non farei io stesso. Questo è il messaggio politicamente radicale del Cristianesimo - dipende da me mettere a posto le mie cose.