Jon Rappoport (nomorefakenews, 23 aprile 2017)

In passato, ho scritto articoli in cui ho elogiato Trump e in cui l'ho criticato. Qui vorrei fare qualche osservazione sugli effetti migliori scaturiti dalle sue parole - ma non necessariamente dalle sue azioni presenti e future.

Perché faccio questa distinzione?

Perché sono molto più interessato ai milioni di persone che hanno deciso di appoggiare Trump di quanto sia interessato a Trump stesso. Saranno quei milioni ad avere peso negli anni a venire, qui negli Stati Uniti e in altri paesi. Se diventano passivi, il cosiddetto movimento populista morirà prima di sbocciare.

Trump ha sollevato il tema del Globalismo come nessun altro presidente moderno ha mai fatto. In senso specifico, ha parlato delle disastrose conseguenze del trasferimento di posti di lavoro all'estero, gettando enormi numeri di lavoratori volenterosi nelle file di disoccupazione, e della mancata imposizione di tariffe quando le aziende che sono andate all'estero mettono in vendita i loro prodotti qui. [Naturalmente chi traduce non condivide questo punto di vista. Vedi nota in fondo all'articolo - MM]

Trump ha puntato il dito ai trattati commerciali globalisti quali fonte di questa calamità e ha cancellato il trattato TPP.

Più in generale, ha parlato di Globalismo contro Nazionalismo, cioè risolvere i problemi in patria contro cercare di incorporare l'America in un contesto di governo internazionale.

Le sue parole hanno contribuito a stimolare, confermare e appoggiare la scelta del Brexit in Gran Bretagna e l'ascesa di movimenti pro-nazionalismo anti-UE in Europa.

Trump ha attaccato la fonte primaria di notizie fasulle, i maggiori media, come nessun altro presidente ha fatto. Ancora ed ancora, egli si è rivolto contro queste scurrili creature indicandoli come mentitori e descrittori di false realtà. Con questa azione, egli ha dato una mano notevole all'espansione dei media indipendenti.

Sin dalla nascita dei principali media qui in America e in altri paesi, le loro notizie hanno funzionato come occhi, orecchi, bocche e cervelli per il pubblico. Come può avvenire un autentico cambiamento per il meglio fintanto che persiste questo grottesco surrogato?

Trump ha piantato semi per un cambiamento rivoluzionario nella politica estera, basato sulla non interferenza negli affari di altre nazioni. Indipendentemente da quanto si allontana nella direzione opposta (Siria, Russia), la sua posizione iniziale sulla non interferenza ha dato risposta a innumerevoli persone in molti paesi che stavano aspettando di sentire quel messaggio.

Dire che, siccome Trump ha abbandonato quella posizione, i suoi proclami contro l'espansione imperiale erano sbagliati è una perdita di tempo. Allo stesso modo, c'è gente che ha sostenuto che la Costituzione e il Bill of Rights sono senza significato perché alcuni dei Fondatori possedevano schiavi.

Non riuscire a distinguere tra le idee e le persone che le espongono è un segno del minor livello possibile di intelligenza.

I media di mainstream mettono in mostra quel livello tutti i giorni.

Trump ha evidenziato, più e più volte, che una politica di immigrazione di confini aperti è follia. Il carico finanziario imposto; l'aperto invito offerto agli immigranti ad avvantaggiarsi dei servizi statali gratis (in passato mai l'intento di alcun programma di immigrazione degli USA);  l'insediamento, nelle comunità, di immigrati che non hanno alcuna intenzione di diventare parte della società americana; l'indifferenza verso i crimini e gli atti terroristici, risultato del mancato controllo di questi e altri fattori; tutto ciò richiede un cambio di atteggiamento.

Per la cosiddetta Sinistra politica, un senso di idealismo implica che non ci sarà mai un tetto all'immigrazione. E' illimitata e per sempre. La separazione tra nazioni è fittizia. Il mondo è Una Nazione. Questi sentimenti sono, in effetti, il sogno più ambito del Globalismo, un sogno che, incidentalmente, non ha nulla a che vedere con la bontà d'animo e la condivisione. Ha a che fare con il controllo dall'alto della civilizzazione, da un lato all'altro del pianeta.

Trump ha costruito pilastri molto forti con le sue parole.

Ha confermato quello che innumerevoli persone in molti paesi credono e vogliono.

Ci sono tutti i rischi che, se Trump non riesce ad essere all'altezza di quello che ha detto, molti di loro decidano che le sue parole non significavano nulla. Le sue idee non significavano nulla.

Di nuovo, questo avviene perché non sanno distinguere tra le idee e gli individui che le abbracciano. Non ne hanno né la capacità né il desiderio. Sono intrappolati  lungo una linea di demarcazione del loro stesso cinismo: cercano una ragione per dire che il destino è segnato.

Questo atteggiamento ha infestato l'umanità sin dall'inizio. L'individuo e quelli che sostengono la libertà combattono contro questo atteggiamento.

"Dunque, il mio eroe non è riuscito a mantenere le sue promesse. Ha piedi d'argilla. Allora perché dovrei preoccuparmi delle sue idee? Sono senza importanza. Quello che realmente volevo in primo luogo era un eroe. Quello era l'unico sogno che contava."

Davvero?

Queste sono le parole di un bambino deluso.

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[Nota - MM
Questo articolo di Jon Rappoport non è uno dei suoi più memorabili, però il messaggio di fondo è molto importante: il saper distinguere tra idee e persone che le espongono. Sono le proprie idee che contano, indipendentemente da chi può aiutare a definirle. E' un concetto semplice ma per nulla familiare, al punto che quasi tutti sono convinti che le idee abbiano in realtà poca importanza.

Il comportamento di Trump dopo le elezioni non inficia le idee che ha espresso. Se adesso Trump agisce in modo non coerente con quelle idee, non è per questo che bisogna cambiare le idee (e certamente neanche appoggiare Trump se agisce in senso opposto a quelle idee).

Sperare che la "salvezza" venga dall'elezione di qualcuno è sempre velleitario. Semplicemente le cose non avvengono così.

Questo articolo mi offre lo spunto per un'altra considerazione.

Neanche in campagna elettorale le idee espresse da Trump erano sempre azzeccate, in particolar modo quelle protezionistiche. Rappoport non è esperto di economia, ma senz'altro non è un nazionalista. Mi sembra strano pensi realmente le idee protezionistiche espresse nell'articolo.  Forse stava semplicemente narrando le idee esposte da Trump, senza implicare che lui le condivida.

In generale, si tratta del tema "globalismo vs. nazionalismo". Se ne parla ovunque, specialmente in questi giorni di elezioni francesi.  Marine Le Pen rappresenterebbe il "nazionalismo" contro il "globalista" Macron. Dal punto di vista economico, ciò significa, per il pubblico, che la Le Pen sostiene idee protezionistiche, mentre Macron sarebbe un "liberista" a favore del libero mercato (difficile anche scriverla, quest'ultima cosa).

Il libertarismo è ovviamente contro ogni misura protezionistica. Come ho avuto modo di esporre anch'io, le misure protezionistiche sono sempre a discapito della prosperità in primo luogo della nazione stessa che le applica. Se i posti di lavoro "vanno all'estero", creando file di disoccupati, non è impedendo di produrre all'estero che si miglioreranno le condizioni economiche di quei disoccupati. In linea generale, i posti di lavoro vanno all'estero creando file di disoccupati perché ci sono regole sbagliate nel paese di origine. E' rimuovendo quelle regole che la produzione torna. (E con questo non sto certo parlando di cancellare la sicurezza sul lavoro).

Ma la gente superficiale vede la produzione trasferita all'estero e i disoccupati, e cosa fa? Chiede ancora più regole. L'idea (deleteria) che sia la violenza dello stato a poter risolvere i problemi è ancora radicata. I movimenti nazionalisti hanno facile presa sulla gente superficiale.

Allora i libertari sostengono gente come Macron? Al contrario. Ancora peggio, molto peggio. Non c'è un libertario tra quelli più seri che non riesca a vedere che il "libero mercato" sostenuto da gente come Macron equivale a privilegi per alcuni spremendo sempre più gli altri, sommergendoli di regole e tasse (contrarie al libero mercato).

Libertari come Lew Rockwell esprimono qualche apprezzamento (con molti distinguo) per i movimenti cosiddetti nazionalisti (Le Pen, Trump, Farage, lo stesso Putin, ecc.), mai per il globalismo, che rappresenta la più conclamata forma di tirannia antilibertaria.

Così succede che da una parte si viene accusati per la presunta trascuratezza delle idee libertarie, dall'altra si viene accomunati ai globalisti.  Non è una novità: più o meno la stessa cosa, con situazioni specifiche diverse, avviene da sempre. Certo, ci si potrebbe astenere dall'esporre qualsiasi giudizio di merito, ma se non si è in grado di distinguere tra un pericolo enorme e un pericolo relativamente più blando, allora quale sarebbe il senso di tutto quanto?

Il pericolo enorme attualmente (e da molto tempo) viene da quello che ora si chiama globalismo. ]

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