di Daniel McAdams, da The Ron Paul Institute, 12 febbraio 2014

Una volta ogni tanto abbiamo l'occasione di sbirciare attraverso una piccola finestra e vedere come la "diplomazia" è condotta dietro le porte chiuse. Uno di questi momenti speciali è stato la settimana scorsa, quando è trapelata in rete la conversazione tra due diplomatici americani in Ucraina in cui essi tramano per rovesciare il governo ucraino.

Un altro di questi momenti è capitato ieri, in un'intervista all'ambasciatore iraniano in Libano, Ghazanfar Roknabadi, apparsa sul rispettabile quotidiano libanese Daily Star. In un'intervista a tutto campo, l'ambasciatore ha parlato del recente attentato all'ambasciata iraniana a Beirut e della minaccia nella regione posta dal crescente numero di gruppi jihadisti in Siria.

Poi egli ha lasciato cadere questa bomba. Roknabadi ha detto al Daily Star che il governo iraniano è stato sotto pressione affinché convincesse il presidente siriano Bashar al-Assad a non ricandidarsi alle elezioni per la carica di presidente. L'Iran, In quanto unico alleato della Siria in Medio Oriente, presumibilmente ha una notevole influenza sul governo di Assad.

Ambasciatore Roknabadi:

[Il Sottosegretario-Generale per gli Affari Politici delle Nazioni Unite  Jeffrey] Feltman, durante una visita in Iran l'estate scorsa, ha chiesto ai funzionari iraniani di convincere Assad a non candidarsi alle elezioni. I funzionari iraniani gli hanno chiesto: "Che problema c'è se si candida?", al che Feltman ha risposto: "Se si candida, vincerà le elezioni".

Feltman non è un semplice burocrate dell'ONU. Nelle porte girevoli tra Nazioni Unite e governo americano, egli è stato in precedenza Vice Segretario di Stato per il vicino Oriente da agosto 2009 a giugno 2012  e ambasciatore americano in Libano da luglio 2004 a gennaio 2008. Prima aveva un incarico nell'Iraq post-"liberazione".

Più recentemente, Feltman è stato un importante attore nel sopra menzionato "Ukraine-gate" scaturito dalla telefonata tra il Sottosegretario di Stato Victoria Nuland e l'ambasciatore statunitense in Ucraina Geoffrey Pyatt. In questo  dramma ucraino, i suoi ex-colleghi al Dipartimento di Stato concordano che Feltman può essere affidabille per la nomina di un funzionario ONU che sia d'aiuto per "incollare" insieme il progetto di cui stanno tramando.

Se il racconto dell'ambasciatore Roknabadi è accurato, esso conferma molto del cinico disegno di cambio di regime in Siria del governo americano. Non che sia una sorpresa per chi presta attenzione. E' coerente con l'ambivalenza degli Stati Uniti verso la vera democrazia elettorale nei paesi in cui pretendono di portare la democrazia. Da Gaza all'Egitto all'Afghanistan alla Libia all'Iraq, sembra che il maggior timore degli americani nel processo di democratizzazione sia la vera democrazia.

Non meraviglia che il Segretario Kerry si aggrappi disperatamente alla lettura erronea del comunicato di Ginevra I, affermando senza prove che si tratti di un accordo sul cambio di regime. Assad deve essere tenuto fuori dal quadro, perché gli Stati Uniti sono terrorizzati dalla sua popolarità in Siria.