di Eric Margolis (su LewRockwell.com, 16 aprile 2016)

Il grande contrattacco contro l'ISIS atteso da lungo tempo è finalmente cominciato. L'offensiva, che spazia su Siria e Iraq occidentale, ha come obiettivi le due principali città nelle mani dell'ISIS, Raqqa e Mosul, la seconda città più grande dell'Iraq.

Per varie ragioni, la molto strombazzata "offensiva finale" contro l'ISIS si sta muovendo con tutta la velocità di un esercito medievale di soldati a piedi ubriachi e tutta l'audacia di un ricevimento all'aperto per signore.

Quale ex-militare e corrispondente di guerra, trovo questo spettacolo sia patetico sia bizzarro. Ai tempi in cui ero militare, i nostri severi sergenti chiamavano questo comportamento "remare all'acqua di rose". Non c'è rischio che questa patetica campagna sia ricordata negli annali della storia militare.

In realtà, l'intera faccenda puzza di bruciato lontano un miglio.

Ad ovest, il governo siriano e le truppe curde, rinforzate da forze speciali americane, britanniche e francesi, e con il supporto aereo americano, stanno lentamente avanzando verso Raqqa, controllata dall'ISIS, una città lugubre che si trova su qualche strada strategica. Le truppe siriane hanno appena riconquistato Palmira, un tempo la capitale nel deserto della leggendaria Regina Zenobia. La battaglia non è stata esattamente una seconda Stalingrado: i combattenti ISIS hanno caricato i loro furgoni e se la sono data a gambe levate.

Washington ha lentamente ammassato truppe irachene e americane nella campagna contro Mosul, un'importante città di 64000 abitanti che è il punto di accesso verso i pozzi di petrolio del nord dell'Iraq. Arabi e curdi combattono per Mosul da decenni. I curdi iracheni, ora alleati degli americani, intendono cementare il loro dominio su Mosul e sulla sua regione ricca di petrolio.... e probabilmente espellere molti dei suoi abitanti arabi. I turchi, che un tempo dominavano questa regione, sono furiosi come calabroni e temono che a Mosul possa essere proclamato uno stato curdo indipendente.

Per raggiungere Mosul, tutto quello che le forze guidate dagli Stati Uniti devono fare è mettere in moto i loro automezzi e guidare per qualche ora sull'autostrada per quella città. L'Iraq ha strade eccellenti, grazie al suo presidente assassinato, Saddam Hussein. Le truppe governative irachene e le forze curde sono similmente vicine a Mosul dalle loro basi nell'Iraq occidentale.

Se fossero i tedeschi o i russi a fare questa mini-guerra, avrebbero preso Mosul l'anno scorso.

Quello che mi colpisce per quanto è strano è che in realtà il temuto ISIS è poco più di un branco di ragazzi sui vent'anni senza alcun addestramento militare né comando professionale, ad eccezione di qualche veterano dell'esercito disperso di Saddam.

L'ISIS praticamente non ha artiglieria e ha solo armi anti-aeree leggere. I loro rifornimenti scarseggiano; le loro comunicazioni sono ascoltate da quasi tutti. Aerei americani, inglesi, francesi ronzano su di loro, pronti a far saltare qualsiasi cosa si muova sul piatto e vuoto terreno desertico.

Nella Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi avrebbero inviato un paio di jeep al comando di sergenti a ruggire a Mosul, ordinando ai difensori della città "mani in alto, gettate via le armi e arrendetevi. Schnell!”

E' così che gli audaci tedeschi presero ponti e città per tutta Olanda, Belgio e Jugoslavia. Si dice che una singola jeep carica di soldati tedeschi prese Belgrado, la capitale jugoslava.

L'idea che una marmaglia di ragazzi dell'ISIS poco più che ventenni possa tener testa a truppe occidentali altamente addestrate e pesantemente armate, insieme ai loro ausiliari del posto, è assurda. L'ISIS è quello che gli Ottomani chiamavano “bashi-bazooks”, teppisti da strada armati utilizzati per razziare e attaccare i civili.

Il piccolo contingente aereo russo in Siria si è dimostrato di gran lunga più efficace degli Stati Uniti e dei loro alleati. La potente US Air Force ha continuato con attacchi poco più che scalfitture alle posizioni dell'ISIS, in quella che è diventata la pantomima di una guerra. E' quasi come se in Siria le potenze occidentali stessero facendo finta.

Forse è proprio così. I sauditi e i turchi, entrambi alleati stretti degli Stati Uniti, da lungo tempo armano e riforniscono l'ISIS al fine di rovesciare il regime sciita del presidente Bashar Assad a Damasco. Washington ha acconsentito a questa guerra nascosta, al tempo stesso lamentando i pericoli del "terrorismo".

La strategia di Washington in Siria è diventata così comicamente inetta che il Pentagono e la CIA in realtà appoggiano gruppi jihadisti rivali in Siria, che si combattono l'uno con l'altro. I russi ora sfottono Washington. Chi può dar loro torto.

L'amministrazione Obama è chiaramente riluttante ad usare la “force majeure” contro l'ISIS. Quindi continua a muoversi in punta di piedi e a remare all'acqua di rose in Siria e Iraq, in tutta probabilità assicurando che alla fine gli Stati Uniti si ritroveranno invischiati in un altro grande conflitto in Medio Oriente.

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