Llewellyn H. Rockwell, Jr. (LewRockwell.com, 6 luglio 2016)

E' forse eccessivo dire che, dai tempi della Rivoluzione Francese, la sinistra è stata la fonte di praticamente tutti gli orrori politici, e continua ad esserlo ai giorni nostri?

Non vi è alcun dubbio che indicibili violenza e crudeltà possano essere inflitte, e lo siano state, in nome del mantenimento dell'ordine esistente.

Tuttavia, quando confrontiamo persino le peggiori enormità del più distante passato con le rivoluzioni totalitarie di sinistra e le guerre totali del ventesimo secolo, in generale le prime appaiono quasi meri contrattempi. L'intera storia dell'Inquisizione, diceva Joe Sobran, a malapena raggiunge il livello di ciò che i comunisti sono riusciti a fare in giusto un buon pomeriggio.

La Rivoluzione Francese, in particolar modo la sua fase radicale, è stata la manifestazione classica della sinistra moderna, fornendo il modello per rivoluzioni ancora più radicali sparse in tutto il mondo, più di un secolo dopo.

Man mano che la rivoluzione procedeva i suoi obiettivi diventavano più ambiziosi, al punto che i più ferventi rivoluzionari pretendevano nientemeno che la totale trasformazione della società.

Al posto delle varie usanze e tradizioni consolidate della Francia, con ben oltre un millennio di storia alle spalle, i rivoluzionari radicali introdussero un'alternativa "razionale" escogitata nelle loro teste, che aveva tutto il tepore di un ricovero per pazzi.

Le vie intitolate a santi vennero rinominate, e ci furono statue di santi realmente ghigliottinate. (Questa gente che ghigliottinava le statue era quella razionale, voi capite.) Il calendario stesso, ricco di feste religiose, fu sostituito da un calendario più "razionale", con 30 giorni al mese, divisi in settimane di 10 giorni, eliminando quindi le domeniche. I rimanenti 5 giorni dell'anno erano dedicati all'osservanza di celebrazioni secolari, dedicate a lavoro, opinione, genio, virtù e ricompensa.

Le punizioni in caso di deviazione da queste nuove regole erano severe come ci siamo abituati ad aspettarci dalla sinistra. La gente veniva condannata a morte per il possesso di un rosario, per aver dato rifugio ad un prete, o per il rifiuto di abiurare il sacerdozio.

Sappiamo tutti cos'era la ghigliottina, però i rivoluzionari escogitarono ancora altre forme di esecuzione, come gli Annegamenti di Nantes, pensati per umiliare e terrorizzare le vittime.

Dato che la sinistra ha dichiarato come obiettivo la completa trasformazione della società, e dato che cambiamenti così in larga scala inevitabilmente incontrano resistenza da parte della gente ordinaria non interessata allo sconvolgimento dei propri schemi di vita e routine, non dovrebbe sorprendere che lo strumento del terrore di massa sia stato l'arma prescelta. La gente deve essere terrorizzata fino alla sottomissione, e così debilitata e demoralizzata che la resistenza finisce per sembrare impossibile.

Allo stesso modo, non meraviglia che la sinistra abbia bisogno dello stato totale. Al posto di spontanei raggruppamenti e alleanze, la sinistra pretende la sostituzione con strutture artificiali. Al posto di ciò che è concreto e specifico, i "piccoli plotoni" Burkeani che emergono organicamente, la sinistra impone sostituti remoti e artificiali che emergono dalle menti di intellettuali. Preferisce il distante governo centralizzato al quartiere locale, il preside del distretto scolastico al capofamiglia.

Quindi la creazione di dipartimenti totalmente subordinati a Parigi, durante la Rivoluzione Francese, è stata una classica mossa di sinistra. Ma altrettanto lo sono stati i megastati totalitari del ventesimo secolo, i quali pretendevano che la lealtà della popolazione fosse trasferita dalle piccole associazioni che prima definivano le loro vite ad una autorità centrale nuova di zecca, spuntata dal nulla.

La destra (propriamente intesa), d'altra parte, secondo il grande liberale classico Erik von Kuehnelt-Leddihn, "difende le forme di vita libere, sviluppatesi organicamente":

La destra rappresenta la libertà, una forma di pensiero libera e senza pregiudizi; la prontezza a preservare i valori tradizionali (se sono valori veri);  una prospettiva bilanciata della natura dell'uomo, vedendo in lui né una bestia né un angelo, insistendo sulla unicità degli esseri umani, che non possono essere trasformati in, e trattati come, meri numeri o sigle. La sinistra è il portabandiera dei principi opposti; è il nemico della diversità e il promotore fanatico dell'uniformità. In tutte le utopie di sinistra l'uniformità è in risalto, sono paradisi in cui tutti sono lo stesso, l'invidia è morta e il nemico è morto, oppure vive fuori dai cancelli, oppure è completamente umiliato. La sinistra odia le differenze, le deviazioni, le stratificazioni... La parola "uno" è il suo simbolo: un linguaggio, una classe, una ideologia, un rituale, un tipo di scuola, una legge per tutti, una bandiera, uno stemma, uno stato centralizzato mondiale.

La descrizione di Kuehnelt-Leddihn è forse parzialmente superata? Dopotutto, chi sbandiera la sua devozione alla "diversità" più della sinistra? Però la versione di diversità della sinistra equivale a uniformità di un tipo particolarmente insidioso. Nessuno può esprimere un'opinione dissenziente sulla desiderabilità della "diversità" stessa, ovviamente, e le facoltà universitarie "diversificate" sono scelte non per la loro diversità di punti di vista, bensì precisamente per la loro tetra identicità: progressisti di sinistra di tutte le forme e dimensioni. Oltretutto, pretendendo la "diversità" e la rappresentanza proporzionale in quante più istituzioni possibile, la sinistra mira a rendere tutta l'America esattamente la stessa.

La gente di sinistra da lungo tempo è impegnata in un'operazione di adescamento. Prima, hanno detto che non volevano nulla al fuori di libertà per tutti. Il Progressismo era presunto neutrale rispetto a visioni del mondo in competizione, alla ricerca solo di un mercato di idee aperto in cui la gente razionale potesse discutere delle questioni importanti. Non mirava ad imporre alcuna specifica idea di cosa è buono.

Quella rivendicazione saltò per aria rapidamente, quando divenne ovvia la centralità del sistema scolastico statale nel programma di sinistra. L'istruzione progressista è mirata in modo particolare all'emancipazione dei ragazzi dalle superstizioni dei centri di potere concorrenti (genitori, chiesa, comunità locale, e altri) e al trasferimento della loro lealtà allo stato centrale.

Ovviamente, anche la brama della sinistra per l'uguaglianza e l'uniformità ha giocato un ruolo. C'è la storia sul ministro francese dell'istruzione il quale, guardando il suo orologio, dice ad un ospite: "In questo momento, in 5431 scuole elementari pubbliche  stanno scrivendo un tema sulle gioie dell'inverno."

Kuehnelt-Leddihn espresse il concetto così:

Le scuole religiose, le scuole parrocchiali, le scuole private, gli insegnanti personali, nessuno di questi è in sintonia con il sentire di sinistra. Le ragioni sono molteplici. Non solo è coinvolto l'amore per lo statalismo, ma anche l'idea di uniformità e eguaglianza - l'idea che le differenze sociali nella scuola dovrebbero essere eliminate e a tutti gli scolari dovrebbe essere data la possibilità di acquisire la stessa conoscenza, lo stesso tipo di informazione, nella stessa maniera e allo stesso grado. Tutto ciò dovrebbe renderli in grado di pensare tutti in modi identici o almeno simili.

Con il passare del tempo, la sinistra si è preoccupata sempre meno della pretesa di essere neutrale rispetto a ideologie sociali in competizione. E' per questo che i conservatori che accusano la sinistra di relativismo morale si sbagliano così di grosso. Tutt'altro che relativistica, la sinistra è assolutista nelle sue pretese di conformità a rigidi codici morali.

Per esempio, quando dichiara che le persone"transgender" sono la nuova classe oppressa, si suppone che tutti debbano alzarsi in piedi e annuire. La sinistra non sostiene che il supporto ai transessuali possa essere una buona idea per alcuni ma cattiva per altri. E' quello che direbbero se fossero relativisti morali. Ma non lo sono, quindi non lo dicono.

Non è semplicemente che il dissenso non sia tollerato. Il dissenso non può essere riconosciuto. Quello che succede non è un dibattito con il dissenziente fino a raggiungere una risoluzione soddisfacente. A tamburo battente egli è sbattuto fuori dalla società rispettabile, punto e basta. Non ci può essere altra opinione a parte quella decisa dalla sinistra.

Ora, è vero: la sinistra non può ricordarci abbastanza spesso della tolleranza dei meno che quarantenni, da cui questo mondo pieno di bigotti può imparare così tanto.  Allora, mi sbaglio se dico che la sinistra, in particolare la sinistra più giovane, è intollerante?

In realtà, siamo vedendo la generazione meno tollerante nella memoria recente. April Kelly-Woessner, una professoressa di scienze politiche all'Elizabethtown College che ha svolto ricerche sulle opinioni dei "millennial" (nati dagli anni '80 in poi), ha scoperto qualche fatto rivelatore. Se basiamo la tolleranza di una persona su come tratta quelli con cui non è d'accordo - uno standard ovviamente ragionevole - i millenial risultano ben poco tolleranti.

Sì, i millennial hanno grande simpatia per i gruppi indicati come vittime ufficiali, le cui cause sono mostrate in parata davanti a loro a scuola e al cinema. Non è un gran risultato, dal momento che i millennial concordano con questa gente. Ma come trattano e cosa pensano di quelli con cui non sono d'accordo? Un'occhiata casuale ai social media, o a una protesta di sinistra in un campus universitario, rivela la risposta.

Incidentalmente, chi è stato l'ultimo oratore di sinistra a cui i libertari hanno impedito di parlare in un campus universitario?

Risposta: nessuno, perché non succede mai. Se accadesse, potete scommettere che ne sentiremmo parlare fino alla fine dei tempi.

D'altro canto, le persone di sinistra che terrorizzano gli avversari ideologici sono semplicemente fedeli al mandato di Herbert Marcuse, uomo di sinistra degli anni '60 che disse che la libertà di parola, nel caso di movimenti anti-progressisti, deve essere limitata:

Tale discriminazione sarebbe applicata anche ai movimenti che si oppongono all'estensione delle leggi sociali per i poveri, i deboli, i disabili. Contro le virulente accuse che una tale norma andrebbe contro al sacro principio liberalistico di eguaglianza per "l'altra parte", ribatto che ci sono temi per i quali o non c'è nessuna "altra parte" in un senso più che formalistico, oppure "l'altra parte" è palesemente "regressiva" e ostacola i possibili miglioramenti della condizione umana. Tollerare la propaganda per la disumanità invalida gli obiettivi non solo del liberalismo [N.d.T.: nel senso usato in America, ben distinto dal "liberalismo classico"], ma di ogni filosofia politica progressista.

Persino molto di quello che oggi passa per conservatorismo è infestato dal pensiero di sinistra. E' questo certamente il caso dei neoconservatori: potete immaginare Edmund Burke, la fonte del conservatorismo moderno, che appoggia l'idea di usare la forza militare per diffondere i diritti umani in tutto il mondo?

Parlate ai neoconservatori di decentralizzazione, secessione, annullamento legale, e avrete esattamente le stesse repliche di sinistra che sentireste sulla MSNBC.

Posso immaginare la seguente obiezione a quanto ho appena detto: qualsiasi cosa possiamo dire sui crimini e gli orrori della sinistra, non possiamo sorvolare il totalitarismo della destra, manifestato nel modo più evidente nella Germania nazista.

Ma, in realtà, i nazisti erano un partito di sinistra. Il Partito dei Lavoratori Tedeschi in Austria, il precursore dei nazisti, aveva dichiarato nel 1904: "Siamo un partito nazionalista che ama la libertà, che combatte con forza contro le tendenze reazionarie, i privilegi feudali, clericali e capitalistici, e tutte le influenze straniere".

Quando il partito divenne il Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi, cioè il partito nazista, il suo programma includeva quanto segue:

Il Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi non è un partito dei lavoratori nel senso stretto del termine: esso rappresenta gli interessi di tutto il lavoro onestamente creativo. E' un partito amante della libertà e strettamente nazionalistico, pertanto combatte contro tutte le tendenze reazionarie, contro i privilegi ecclesiastici, aristocratici e capitalistici e tutte le influenze straniere, ma soprattutto contro l'influenza  opprimente della mentalità commerciale-ebraica in tutte le sfere della vita pubblica....
Il Partito persegue l'unione di tutte le regioni di Europa abitate da tedeschi in un Reich democratico, orientato al sociale...
Il Partito persegue il plebiscito per tutte le leggi importanti del Reich, per gli stati e le province....
Il Partito persegue l'eliminazione del dominio dei banchieri ebraici sulla vita economica e la creazione di banche nazionali del popolo con amministrazione democratica.

Questo programma, scrisse Kuehnelt-Leddihn, "trasuda lo spirito di livellamento della sinistra; era anti-Asburgo (perseguiva la distruzione della monarchia del Danubio a favore del programma pan-germanico); era contro tutte le minoranze impopolari, un atteggiamento che è il magnetismo di tutte le ideologie di sinistra".

L'ossessione della sinistra per l'"eguaglianza" e il livellamento significa che lo stato deve insinuarsi nei rapporti di lavoro, nella finanza, nella scuola, nei circoli privati - più o meno in tutti gli angoli e i recessi della società civile. In nome della diversità, ogni istituzione è forzata ad avere esattamente le stesse sembianze di tutte le altre.

La sinistra non può mai essere soddisfatta perché il suo credo è la rivoluzione permanente, al servizio di obiettivi irraggiungibili come "eguaglianza". Persone di differenti doti e abilità raccoglieranno ricompense diverse, il che significa intervento costante nella società civile. Inoltre, l'eguaglianza svanisce nel momento stesso in cui la gente comincia liberamente a scambiare denaro per i beni che desidera, quindi di nuovo: lo stato deve essere coinvolto in tutto, sempre.

Oltretutto, ogni nuova generazione di progressisti mette in dubbio e deride quello che la generazione precedente prendeva per assodato. La rivoluzione continua a marciare.

La sinistra, in breve, è una ricetta per la rivoluzione permanente, di un tipo particolarmente anti-libertario. Non solo anti-libertario. Anti-umano.

E tuttavia l'odio di questi giorni è tutto diretto alla destra.

Non c'è dubbio, i libertari non si sentono completamente a casa né con la sinistra né con la destra come tradizionalmente intesa. Tuttavia, l'idea che entrambe siano ugualmente orribili, o che rappresentino comparabili minacce per la libertà,  è un'assurdità ottusa e distruttiva.

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