di Richard Ebeling (sintesi su EconomicPolicyJournal, 15 gennaio 2016)

[Nota: quando segue è la sintesi, inviata dall'autore a EPJ, dell'articolo di Ebeling con questo titolo, pubblicato sul sito EpicTimes ]

Questo mese ricorre l'ottantesimo anniversario della pubblicazione del libro più noto di John Maynard Keynes, “The General Theory of Employment, Interest and Money”, che apparve nelle librerie di Londra il 4 febbraio 1936 e costituisce il fondamento dell'economia keynesiana.

Pochi libri sono giunti così rapidamente a dominare il pensiero degli economisti e le decisioni politiche come è stato per le idee e le prescrizioni contenute nel libro di Keynes. In meno di un decennio dalla sua pubblicazione, tutte le intuizioni e i principi assodati degli economisti pre-keynesiani erano messi da parte per far posto alla "nuova scienza economica".

Perduta era la precedente comprensione di come funzionano i mercati competitivi, del perché sia desiderabile un solido sistema monetario basato sull'oro, e del perché la spesa del governo debba essere contenuta entro i vincoli di un bilancio in pareggio. Parimenti respinta era la teoria alternativa per la quale l'occorrenza di cicli di espansione e depressione non è intrinseca al sistema capitalistico, bensì è il risultato dell'espansione monetaria e delle manipolazioni dei tassi di interesse messe in atto dalle banche centrali.

Keynes insistette che i mercati sono imprevedibilmente instabili e che, per correggere questa instabilità, è necessario avere denaro cartaceo controllato a discrezione delle banche centrali, inoltre i governi devono avere il potere e la flessibilità di creare deficit di bilancio, ogni qual volta e nella misura in cui servisse compensare le instabilità del capitalismo di mercato, il quale minaccia prolungata disoccupazione di massa  se lasciato ai suoi stessi meccanismi.

Così cominciò il tempo dell'economia di perpetui deficit di bilancio, di arrogante e presuntuosa pianificazione monetaria centrale, e di pericolosa crescita del governo in dimensioni e invadenza sulla società, giustificati dal manto della stabilizzazione macroeconomica.

Nonostante gli sviluppi e le evoluzioni della scienza macroeconomica negli ultimi cinquant'anni, le premesse e il presupposto rimangono quelli, cioè che i governi e le loro banche centrali possiedono la conoscenza e la saggezza, quindi devono avere a disposizione  i necessari strumenti di intervento economico per la micro-gestione della "macro-economia", con, purtroppo, continui effetti disastrosi.

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Nota di Robert Wenzel

Questa sintesi di Richard sui problemi dell'economia keynesiani è eccellente.
Per chi cerca una distruzione dettagliata, pagina per pagina, di La teoria generale, consiglio il libro di Henry Hazlitt The Failure of the New Economics.
Per comprendere Keynes ad un livello individuale, le sue derive intellettuali, la sua appartenenza a società segrete, eccetera, consiglio Keynes the Man di Murray Rothbard.

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