di Pat Buchanan

da LewRockwell.com, 19 febbraio 2014

(Nota: l'ultra-conservatore Pat Buchanan non è certo un libertario e alcune sue posizioni sono tutt'altro che condivisibili, ciò non toglie che sia una persona ammirevole spesso citata anche in ambito libertario - MM)

Il Vice Segretario di Stato Victoria Nuland si è scusata per il suo poco diplomatico "'fanculo la UE!" intercettato nella telefonata tra lei e l'ambasciatore statunitense in Ucraina.

Eppure sembra che decine di milioni di europei condividano il suo sentimento verso l'Unione Europea, preoccupati che l'UE intenda comandare su di loro sempre più.

E il 9 febbraio gli euroburocrati hanno sentito suonare un campanello d'allarme nella notte.

In un referendum promosso dal Partito Popolare Svizzero, la maggioranza ha votato a favore dell'imposizione di quote su tutta l'immigrazione, inclusa l'immigrazione da altri paesi europei.

Nonostante la Svizzera non faccia parte dell'UE, ha sottoscritto l'accordo di Schengen sulla libertà di movimento attraverso i confini europei. Ora vuole liberarsi di Schengen - e di futura immigrazione.

Il voto svizzero non è stato solo un colpo terribile per i sostenitori di "una sola Europa"; in più, ha dato un formidabile impulso ai partiti populisti del continente. Entusiasmati dal voto svizzero, molti stanno pensando a referendum simili nei loro paesi.

Nigel Farage, leader del United Kingdom Independence Party (UKIP), il partito inglese che chiede a gran voce un referendum sull'uscita completa dall'UE e sta mettendo sotto pressione i Tory di David Cameron, ha esultato per il referendum svizzero.

Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale francese, loda il "grande coraggio" degli svizzeri e ha lanciato la petizione per un referendum in Francia.

Il Financial Times scrive che "simili appelli sono giunti dal leader del partito per la Libertà olandese Geert Wilders, che è in testa in diversi sondaggi recenti; dal partito per la Libertà austriaco, che è notevolmente cresciuto alle elezioni nazionali di settembre; dal partito Popolare danese  ... e dal partito Democratico svedese".

In Norvegia, il partito Progressista, che fa parte del governo, sta chiedendo un referendum sull'immigrazione.
Ciò che rende esplosivo il voto svizzero è che è avvenuto tre mesi prima delle elezioni di maggio per il Parlamento Europeo, nelle quali già erano previsti notevoli avanzamenti dei partiti anti-UE.

Se questi partiti euroscettici riescono a inserire nelle loro campagne per il Parlamento Europeo anche le campagne per un voto nazionale sulla restrizione dell'immigrazione, essi potrebbero guadagnare moltissimi voti e scatenare un'onda d'urto in Europa, inviando al mondo il messaggio che gli europei rifiutano il futuro pianificato per loro.

Sebbene i partiti patriottici, populisti e nazionalisti della destra siano notoriamente indipendenti l'uno dall'altro, tre mesi fa il Fronte Nazionale della Le Pen e il partito della Libertà di Wilders hanno unito le forze in vista delle elezioni di maggio. Hanno invitato anche altri partiti simili ad unirsi a loro, come il Vlaams Belang del Belgio e la Lega Nord italiana.

Praticamente ogni nazione in Europa ora ha un partito dedicato a fermare l'immigrazione o lasciare l'UE. Nonostante tutti siano stati demonizzati con gli stessi insulti politici - estremista, ultranazionalista, xenofobico, neo-fascista - le differenze tra loro sono vaste almeno quanto la distanza tra il partito Popolare svizzero e Alba Dorata in Grecia.

Ma alcune delle affermazioni su questi partiti valgono per quasi tutti quanti. Tutti hanno guadagnato terreno a spese dei partiti di centro-destra. Tutti sono detestati dall'elite di Davos. Tutti prendono la loro crescente forza dalla classe media e dalla classe operaia.

Collettivamente, non hanno il potere di sciogliere l'UE. Ma loro forza è tale che la UE potrebbe non riuscire a tenere  referendum su qualsiasi modifica della sua costituzione senza correre il rischio di vederlo rifiutare da una mezza dozzina di stati membri.

Può continuare a stare in piedi l'Unione Europea così divisa?

Cos'è che spinge avanti questi partiti?

Primo, c'è il desiderio in ogni paese coinvolto di mantenere la sua identità etnica, culturale e nazionale e di fermare un'immigrazione che cambierebbe le sue caratteristiche, specialmente l'immigrazione dal mondo islamico e dal terzo mondo.

Secondo, c'è il desiderio di sovranità e libertà che noi americani, più di ogni altro, dovremmo ben capire. I francesi, gli olandesi, i britannici, gli italiani e i tedeschi non vogliono essere governati dalla Commissione Europea a Bruxelles più di quanto la generazione di Jefferson volesse essere governata dal re al di là del mare, come declamò Jefferson nella sua dichiarazione a Philadelphia.

Terzo, a differenza di transnazionalisti e multiculturalisti, i partiti patriottici considerano i loro paesi come l'entità più grande a cui possono offrire amore e lealtà. E non si inchinano all'altare dell'efficienza economica né misurano il benessere in termini dil prodotto interno lordo.

L'Uomo di Davos ha difficoltà a capirli. Non era così per l'uomo del ventesimo secolo.

Nel 1919 gli irlandesi, una delle popolazioni più povere dell'arcipelago britannico, si ribellarono perché preferivano il loro paese, la loro cultura e la loro razza piuttosto che fare parte del più grande impero dai tempi di Roma.

Cosa ha a che fare tutto questo con noi?

L'etnonazionalismo che sta rimestando in Europa non è solo dell'Europa. Sta rimestando nel mondo. E non è assente dal cuore degli americani.

Se i risultati delle elezioni di maggio per il Parlamento Europeo indicheranno un sonoro rifiuto dell'UE, quello che succede là troverà eco qui da noi.

Come voterebbero gli americani su un "timeout" per tutta l'immigrazione? Come voterebbero gli americani, se ne avessero la possibilità, sul ripudio della nostra intera elite politica?