Un bel riepilogo della guerra in Siria fino al ritiro deciso da Trump, con qualche interpretazione originale

Tom Luongo (RonPaulInstitute, 2 gennaio 2019)

Gli Stati Uniti hanno perso in Siria.  Donald Trump ha finalmente avuto il coraggio di ammetterlo di fronte al mondo ordinando il ritiro di tutte le truppe là.

La Siria era il gioiello scintillante nella corona dell'Impero del Caos.  Un colpo da maestro di realpolitik che avrebbe fatto avanzare tutti i maggiori obiettivi di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita, al tempo stesso destabilizzando il Levante e preparando la scena per spazzare via l'Iran e infine la Russia.

Se il governo di Assad fosse caduto la Siria sarebbe diventata qualcosa di peggio della Libia.  Sarebbe diventata una fonte di caos miserabile per decenni a venire. La formazione di un Kurdistan più grande, inoltre, avrebbe posizionato avanzati asset militari americani e israeliani alle porte dell'Iran.

Ritagliare la Siria, l'Iraq e possibilmente persino la Turchia, una volta rimosso Erdogan dal potere, avrebbe messo gli Stati Uniti e Israele in controllo delle risorse petrolifere per finanziare un'insorgenza jihadista in tutta l'Asia centrale.

Inoltre, il caos avrebbe assicurato un flusso continuo di rifugiati verso l'Europa per destabilizzarla. Quel caos avrebbe portato ad ulteriore integrazione politica dell'Europa sotto il controllo UE.

Si possono vedere i resti di questo progetto tutt'intorno a noi oggi.  In effetti, buona parte di esso va ancora avanti col pilota automatico.  Il tag team di Angela Merkel e Emmanuel Macron che invoca la cessione di sovranità nazionale alla UE ne è un esempio perfetto.

Possono sentire tutti il progetto che scivola via da loro.  Nonostante il loro declinante potere politico, stanno spingendo le loro legislature ad ignorare la gente, chiamandoli traditori.

Orwell sarebbe orgoglioso di Macron che ha detto: "il patriottismo è l'esatto opposto del nazionalismo [perché] il nazionalismo è tradimento".

I generali che Trump ha rimosso a causa della sua decisione sono un altro esempio.  Essi ancora credono di poter vincere una balcanizzazione della Siria e dell'Iraq: hanno solo bisogno di più risorse e più tempo.

La buffonata infantile e disgustosa di Israele che lancia missili all'aeroporto di Damasco usando i civili come scudi umani è il più schiacciante.

Guardando attorno alla scacchiera dei giochi ora, tutti quelli che erano stati gli architetti della guerra In Siria sono fuori dal potere oppure lo stanno perdendo rapidamente -- Hillary Clinton, Obama, Merkel, Macron, Netanyahu, David Cameron.

La Russia in soccorso

È per questo che l'entrata della Russia nella guerra in Siria è stata così importante.  È stato un momento in cui l'intera narrativa geopolitica ha svoltato.  Qualcuno ha tenuto testa agli Stati Uniti con successo.

La fiducia istituzionale è basata sulla percezione di invulnerabilità. E Putin che porta i suoi asset in Siria per coadiuvare l'Esercito Arabo Siriano è stata una dichiarazione che la Russia aveva raggiunto il suo limite, proprio come con la Crimea, rispetto all'intromissione degli Stati Uniti nei suoi obiettivi di lungo termine.

Ricordate, nel 2015 la narrativa fu che l'ISIS era improvvisamente spuntato fuori dal deserto.  E c'era bisogno di un'invasione conclamata per sconfiggerlo.

Poi la Russia ha inviato 30 aerei e ha cambiato tutto sul conflitto in sei settimane.

D'improvviso l'ISIS era battibile.  Tutto quello che gli Stati Uniti hanno potuto fare è attaccare Putin perché combatteva Al-Qaeda e non l'ISIS.

Ma come, perché stavamo proteggendo Al-Qaeda?  Non avevano fatto saltare le Twin Towers?

Trump non lo ammetterà mai in pubblico ma in qualche modo deve la sua elezione a Putin.  Forzando la verità a uscire allo scoperto, Putin ha preparato la scena per far saltare la narrativa sulla Siria verso fine 2015/inizio 2016.

Trump ha usato questo per catapultarsi alla presidenza.  È questo il vero motivo per cui tutti nella Palude sono furiosi: la realtà che la plebe non crede più alle loro bugie.

E le guerre devono finire.

Mentre le perdite per Al-Qaeda e ISIS aumentavano grazie ad una campagna aerea russa su cui scriveranno libri di logistica militare, Turchia, Qatar e Arabia Saudita hanno tutti cominciato a sudare freddo.

L'intervento russo ha spinto il re saudita a cambiare la linea di successione quando è diventato chiaro che non avrebbero avuto il loro bottino dalla Siria -- un gasdotto fino alla Turchia.

La Turchia si è ritirata non appena Erdogan ha capito che lo stavano incastrando come colpevole di tutto quanto il pasticcio.  Dopotutto, lui e suo figlio stavano vendendo il petrolio che l'ISIS contrabbandava alla luce del sole attraverso il deserto siriano in Turchia.

E in qualche modo il potentissimo apparato militare e di sorveglianza americano, che può leggere targhe di automobili dallo spazio, non riusciva a rintracciare colonne di camion pickup Toyota che portavano tonnellate di petrolio in Turchia.

Ritirata imperiale

Una volta che qualcuno tiene testa con successo all'Impero, si crea l'opportunità per qualcuno di farlo ancora.  L'intervento di Putin in Siria, sia nel 2013 diplomaticamente sia nel 2015 militarmente, ha detto al mondo che la Russia non ha più paura della capacità americana di proiettare potere in tutto il mondo.

È questo che ha cambiato davvero la narrativa. Ed è per questo che siamo dove siamo ora, con Trump che giustamente riconosce che l'Impero sta mandando in bancarotta non solo gli Stati Uniti, ma in verità anche il resto del mondo.

La sfida che ora ha di fronte è sopravvivere ai contraccolpi dei poteri radicati a Washington e in Europa.  Faranno pressioni per la sua testa, letteralmente e figurativamente.

Dichiarando vittoria sull'ISIS e lasciando la Siria, Trump mette un punto di fine ad un periodo vergognoso della storia americana. Però la perdita per l'impero non sarà facilmente superata.

La Siria rappresentava la peggior forma di sovra-espansione imperiale. In un certo senso era un pantano in cui gli Stati Uniti e alleati non avrebbero mai potuto vincere perché gli asset necessari per farlo non sono mai stati disponibili.

Quegli asset erano politici.  L'appetito per guerra senza fine era già stato consumato con l'elezione di Obama, non meno che con quella di Trump.  Quindi, in assenza di un casus belli che potesse dare agli americani un'attitudine positiva sull'intervento in Siria, non avremmo mai dato a nessuno dei due presidenti il mandato per un intervento conclamato della NATO.

L'unico interrogativo su tutto quanto, col senno di poi, era se quelli che avevano più da perderci -- Russia, Iran, Libano -- si sarebbero coalizzati per convincere la Cina a sostenerli nel salvataggio della Siria, e, per estensione, di se stessi.

Una volta che è stato chiaro che lo avrebbero fatto, con l'intervento russo e la tacita approvazione e aiuto finanziario della Cina, la fine era scritta nella sabbia, per quanto riguarda gli obiettivi maggiori.

Vincere tramite sopravvivenza. La guerra in Siria è stata una guerra di logoramento in cui la coalizione pro-Siria, passo dopo passo, ha reso insostenibile l'occupazione americana. Alla fine questo, unito ad abili manovre diplomatiche per promuovere una soluzione politica, ha portato a questo punto.

Questa sconfitta ne genererà altre.  L'aggressione americana senza freni è stata contrastata con successo tramite resistenza perlopiù passiva.  L'Afghanistan e l'Ucraina sono pronti.

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Nota -- MM

Daniel McAdams su RPI ha scritto un breve articolo che riassume la (futile) rabbia neocon in questi giorni, ma in realtà la decisione di Trump è accolta con favore e sollievo: Neocons Rage: International (And Domestic) Support for Trump's Syria Pull-Out

D'altra parte, per tutto il furore con cui i neocon reagiscono a questo ritiro, probabilmente lo strano Tweet di ottobre, con cui Trump chiedeva a Russia e Iran di non attaccare Idlib e di cercare una soluzione diplomatica, già segnalava l'imminente ritiro americano.

 

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