Putin, Merkel e il paradosso berlinese

Sabato, 18 agosto 2018

berlinoSto trascorrendo la settimana di Ferragosto girovagando a Berlino.  È una città distintamente priva di segni... distintivi, al punto che il simbolo più riconoscibile è una torre televisiva (un genere di cose che per motivi professionali personalmente apprezzo molto, ma immagino non per tutti sia lo stesso). Forse la causa è nella sua particolare storia di distruzione e damnatio memoriae, tuttavia l'impressione è che la città sia sempre stata così. Berlino è l'unione di diversi nuclei urbani medievali, così non ha un centro storico definito.

È una grande distesa piatta di cemento, vetro e metallo, in una successione continua di architettura varia (classica, nuova, nuovissima e in costruzione: Berlino è il paradiso degli architetti), intervallata da un fiume e canali non esattamente bellissimi e da qualche area verde. Qua e là fa capolino qualche edificio di prima della guerra, forse ricostruito forse no, che dà un attimo di sollievo alla vista.

Tutto funziona con grande efficienza, l'atmosfera è molto tranquilla e rilassata, in questo agosto caldissimo anche qui. Le automobili circolano più o meno ovunque senza alcun ingorgo, al tempo stesso c'è ampio spazio per pedoni e ciclisti per muoversi tranquillamente e piacevolmente per tutta la città.

Naturalmente c'è tutto a Berlino, da musei di ogni tipo (finanche il museo del "currywurst" berlinese!) a teatri per ogni genere di rappresentazione, mentre negozi e ristoranti si susseguono senza soluzione di continuità. La cucina berlinese tradizionale è apprezzabile ma in qualche modo inferiore a quelle bavarese e austriaca.

Avevo visitato Berlino un'altra volta nei primi anni '90, a pochi anni dalla caduta del muro, quando rimanevano in vista molti edifici della zona intorno ad Alexanderplatz così com'erano stati. Ora sono ancora inquietanti blocchi squadrati, ma tutti rimessi a nuovo, con solo qualche eccezione lasciata forse intenzionalmente. Qualcuno che visitasse per la prima volta probabilmente non distinguerebbe quella che è stata Berlino est da Berlino ovest. Potsdamerplatz e la zona della porta di Brandeburgo sono totalmente ricostruite. Potsdamerplatz, tanto acclamata dalle guide turistiche, ha l'apparenza di una costosissima celebrazione della bruttura architettonica di oggi.

Sono passati quasi 30 anni dalla caduta del muro. Una domanda dall'apparenza paradossale è da che parte è caduto il muro. In un tour guidato, passando dai luoghi ora simbolo degli anni della divisione, la voce registrata diceva che la differenza tra Berlino Ovest e Berlino Est era dovuta al fatto che la prima era democratica, la seconda no. Uno studente appena sveglio potrebbe forse notare che era la Germania Est la Repubblica Democratica, mentre la Germania Ovest era la Repubblica Federale.

Avreste detto che Berlino fosse la prova definitiva. Una città divisa in due, la stessa gente da una parte e dall'altra. Una parte nel blocco comunista, l'altra nel blocco occidentale. La parte di città nel blocco comunista era povera, angosciante, senza libertà, la gente voleva disperatamente fuggire ad un regime poliziesco e non poteva. La parte nel blocco occidentale era (come tutta la Germania ovest) ricchissima, sfavillante, e la gente non aveva nessuna voglia di attraversare il muro per trasferirsi dall'altra parte. Tutto questo non perché la Germania ovest fosse democratica, ma perché era capitalista, con un notevole grado di libertà economica individuale.

E invece no. Persino questo lampante, inequivocabile trionfo del capitalismo sull'economia statalizzata viene usato per propagandare i meriti della democrazia, intesa come dittatura della maggioranza. Alla guida della Germania c'è da molti anni una signora dal passato comunista nella Germania est, addirittura come rappresentante di un partito che si definisce cristiano. Il partito "democratico" è guidato da un comunista ubriacone, tale Martin Schultz. In Germania sono state recentemente attivate leggi contro la libertà di espressione degne della vecchia Germania est. Intanto in America, un ex-direttore della CIA, dichiaratamente comunista negli anni '70, si permette di far uscire informazioni riservate, di tacciare il presidente di tradimento (per l'incontro con Putin!) e di dire che meriterebbe la condanna a morte, poi si indigna quando il presidente gli revoca (come può fare in ogni momento) l'accesso alle informazioni secretate di sicurezza.

A Berlino oggi c'è anche il presidente russo Vladimir Putin, ad incontrare Angela Merkel per parlare di gas. Putin è stato un funzionario del KGB in missione per anni nella DDR.  Ora, Putin è senz'altro molto più umano e molto meno comunista dell'inquietante Angela Merkel, tuttavia il paradosso berlinese rimane: a 30 anni dal trionfo cristallino del modello capitalista, sono figure legate alla Germania Est ad incontrarsi al vertice a Berlino.

I politici formati alla scuola comunista non saranno per nulla bravi a creare le condizioni per prosperità e benessere dei popoli, però sono bravissimi a scalare le vette del potere statale.

In questi stessi giorni in Italia, imprenditori di sinistra che hanno ricevuto in gestione le autostrade come regalo politico reagiscono ad un'immane tragedia senza un minimo di rispetto per i morti. Appoggiano l'immigrazione di massa a spese degli italiani e le varie teorie gender, però gestiscono in regime di monopolio le autostrade aumentando i prezzi e centellinando gli investimenti. Il disprezzo per la gente obbligata a pagarli è emerso in modo stupefacente. Il fotografo comunista Oliviero Toscani taccia gli italiani di essere "incattiviti" per qualche timida reazione di rabbia a causa di un viadotto essenziale crollato all'improvviso con molti veicoli sopra. Il marchio di infamia resterà per sempre.

C'era una manifestazione oggi lungo il viale Unter den Linden, piccola ma con presenza della polizia. Ho visto da lontano, non ho capito cosa volevano, ma era pieno di bandiere con l'immagine di Che Guevara (uno psicopatico assassino comunista). Partiti socialisti radicali stanno emergendo nei paesi occidentali (in Italia il M5S). Il muro di Berlino e le sue immagini sono lì da vedere per tutti.

Però la resistenza è in corso, sempre meno timida. In testa c'è il presidente americano*, e dietro di lui un sacco di gente. Non è un'ondata che è possibile fermare.  Gli strilli dei "democratici" si mostrano ogni giorno più falsi. Sotto il sole di Berlino, estate 2018, tra i turisti che vanno a visitare i resti del muro, sembrerebbe paradossale che siano il capitalismo e la libertà a dover difendersi e controbattere. Eppure questa è la storia del nostro tempo.

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(*) Nota: Molti forse storcerebbero il naso di fronte all'idea di Trump  difensore del capitalismo, dal momento che il presidente americano viene identificato con un movimento principalmente nazionalista, e promuove misure protezionistiche. D'altra parte, ci sono liberali in Italia che identificano il liberalismo con la UE e il suo cosiddetto "mercato libero" (la UE è un'istituzione burocratica simil-URSS che mira al controllo totale).

Non mi dilungo, ma suggerirei di osservare con attenzione quello che succede e come si sta dipanando la guerra in corso all'interno del governo americano. Osservare con superficialità applicando nozioni astratte talvolta può impedire di vedere avvenimenti macroscopici.

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