di Daniel McAdams (RonPaulInstitute, 4 marzo 2016)

I neocon sono rinomati per il loro coraggio sul campo di battaglia. Non c'è tastiera di cui abbiano timore di pigiare i tasti. Non c'è penna che non lancerebbero in battaglia. Al grido di battaglia, senza la minima esitazione premono il tasto "on" dei loro computer e saltano in sella pronti a combattere. Via i mocassini e sotto la scrivania! "Attenzione al vento! Portatemi uno spritz, maledizione, sto andando in guerraaa!"

Se da una parte il Ron Paul Institute risolutamente non prende posizione su alcun candidato (e in effetti il vostro corrispondente considera con disgusto le votazioni stesse, nel corrotto sistema politico americano di oggi), è impossibile evitare di osservare con estremo divertimento l'isterico tracollo collettivo dei neocon di fronte alla possibilità che gli elettori del Partito Repubblicano - un partito che i neocon hanno infiltrato en masse a partire dal 1972, e specialmente dal 1976 - possano nominare come candidato alla presidenza un uomo che ha commesso i peccati cardinali di:

1) Affermare l'ovvietà che la guerra in Iraq ci è stata imposta dai bugiardi del movimento neoconservatore ed è stata un totale disastro per tutti gli altri, forzati a pagare per le loro fantasie di dominio del mondo.

2) Suggerire che lui potrebbe effettivamente parlare al presidente russo Vladimir Putin per vedere se le differenze tra USA e Russia possono essere affrontate senza una guerra nucleare potenzialmente fatale per il mondo intero.

3) Sebbene affermando di essere fortemente filo-Israele, nondimeno suggerire che se gli Stati Uniti devono avere un ruolo nel problema Israele/Palestina (questo istituto sosterrebbe che non dovrebbero averlo), gli USA dovrebbero, nell'interesse di una qualsiasi possibilità di successo, assumere una posizione neutrale.

4) Chiedersi perché mai Obama abbia dato ascolto a insensati pareri neocon e rovesciato il forte leader libico, per vedere come unico risultato il tappeto rosso steso per l'ISIS.

5) Suggerire che potrebbe essere una buona idea che la Russia bombardi l'ISIS fino all'annientamento, e che per una volta noi potremmo semplicemente metterci seduti e lasciare che ciò accada.

Queste posizioni sono peccati mortali nella Chiesa dei Neoconservatori. L'unica penitenza possibile è una dose intensa di autocritica stalinista e infine esilio politico, perché non si può più essere fidati una volta che si sono violati i comandamenti neocon. Non c'è purgatorio nell'Inferno neocon.

Quindi, oggi su Politico Michael Crowley scrive che "I neocon dichiarano guerra a Trump". Come si propongono di condurre la loro guerra? Come al solito, con il loro ben noto coraggio. Stanno pianificando un esodo in massa dal Partito Repubblicano per appoggiare la loro sorella in armi Hillary Clinton, la quale da presidente progetta di cambiare il motto ufficiale degli Stati Uniti da "In God We Trust" a "We Came, We Saw, He Died."

Domani i neocon progettano di lanciare la loro versione di missile nucleare -- la temibile "lettera dai toni forti" - per avvisare gli elettori repubblicani del fatto che, se essi continuano a flirtare con l'apostata di politica estera Trump, i neocon prenderanno le loro carabattole e torneranno a casa nel Partito Democratico. A questo punto si suppone che gli elettori repubblicani comincino a piangere e battere i denti, di fronte alla prospettiva di appoggiare un partito senza i neocon succhiasangue a deciderne le posizioni.

Alla guida della campagna per la lettera dai toni forti è Dov Zakheim, il quale quando era a capo del Pentagono sotto la presidenza di George W. Bush in qualche modo perse traccia di un migliaio di miliardi di dollari o giù di lì. Era una scommessa sicura che Zakheim, una volta fuori dal governo, non avrebbe passato la pensione da qualche parte in una casa-mobile. Gli alti ufficiali si congederanno, urla Zakheim, se sotto Trump gli USA abbandonano la visione neocon dell'"eccezionalismo americano". Forse è vero. E cosa farebbero, senza posizioni enormemente ben pagate nel complesso militare-industriale a cui approdare?

I neocon stanno scommettendo che la furia degli elettori americani verso Washington non si estenda al loro avventurismo in politica estera. Stanno scommettendo che un'altra lettera dai toni duri sveglierà gli americani dal loro flirt temporaneo, riportandoli di colpo nella loro relazione violenta con i ben lisciati e ben profumati guerrieri della tastiera, che con entusiasmo mandano i figli e le figlie dell'America a farsi trucidare in guerre che non ottengono  altro che l'ascesa di nuovi "cattivi", usati per giustificare sempre più guerre. E loro ci guadagnano molto bene.

Gli elettori ancora una volta calceranno il pallone, come Charlie Brown? O invece finalmente prenderanno a calci i neocon?


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