Perché odiano Trump

di Justin Raimondo (su LewRockwell.com, 1 Marzo 2016 - originale su antiwar.com)

Il 4 giugno 1918 un soldato italiano di diciannove anni, di nome Bernardo Vicario, ricevette dal suo comandante, Carlo Rigoli, l'ordine di eseguire un compito insolito. Sovrastate in numero e armi, le forze italiane presto sarebbero state colpite da un furioso bombardamento che avrebbe significato la morte di molti di loro. Rigoli chiaramente lo sapeva, per questo disse al giovane Bernardo di scrivere un'iscrizione sul muro devastato di una casa del paese di Fagare, dove si erano rifugiati:

“Meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora”

Rigoli morì nella battaglia. Bernardo sopravvisse e poté raccontare la storia. E quasi cento anni dopo, un reporter in cerca di modi per denigrare il candidato presidenziale Donald Trump si è imbattuto in un riferimento alla frase e l'ha attribuita a Benito Mussolini, il dittatore italiano.

Un giornalista di Gawker, il noto sito di gossip che è stato denunciato per diffamazione più volte di quanto mi interessi sapere, ha creato un account Twitter fittizio chiamato “Il Duce”, e ha twittato la citazione non-detta-da-Mussolini a Trump, il quale prontamente ne ha fatto il retweet. Poco dopo, Trump si è trovato di fronte il giornalista Chuck Todd, che voleva sapere perché egli avesse inviato un tweet con una cosa detta da Mussolini. Trump non si è tirato indietro: "E' una grande citazione", ha detto, direi giustamente. Quel rifiuto di ritrattare e il contenuto stesso della citazione sottolineano e spiegano perché Trump sta vincendo e perché la campagna isterica per screditarlo sta fallendo alla grande.

Ma perché - perché lo odiano con tale ferocia? L'accusa di "razzismo" e il modo in cui Trump parla senza riguardo per le raffinatezze da alta società non spiegano l'intensità dell'odio proveniente dal branco dei giornalisti e dalla gente di Washington. Dopo tutto, quando Trump ha sollevato il tema dell'immigrazione dei musulmani negli Stati Uniti, poco dopo il parlamento ha approvato una legge – appoggiata sia da libertari come Rand Paul sia da repubblicani e democratici più standard - che rende praticamente impossibile stabilirsi qui per gli immigranti da paesi musulmani. Inoltre questa legge prevede che tutti gli stranieri che sono stati in Iraq, Siria o Iran, o che hanno doppia nazionalità con uno di questi paesi, debbano ottenere un visto prima di entrare ... Tuttavia ne sentiamo parlare molto poco.

Allora, da dove viene tutto questo vetriolo? David Stockman, direttore dell'Ufficio Gestione Budget durante la presidenza di Ronald Reagan, centra bene il punto:

"Certamente, c'è molto di brutto, di superficiale e di stupido nella piattaforma elettorale di Donald Trump, se la possiamo chiamare così, sarebbe più esatto 'oratoria senza freni'.  Tuttavia, al cuore della sua attrattiva ci sono due proposizioni che seminano il terrore nei cuori degli operativi repubblicani nella Città Imperiale."

“Sarebbe a dire, Trump sta dichiaratamente auto-finanziando la propria campagna e sta ripetendo enfaticamente che l'America sta facendo cattivi affari ovunque nel mondo."

"La prima proposizione dice esplicitamente alle legioni di lobbisti di togliersi di torno, ponendo quindi una minaccia mortale ai racket di raccolta fondi che costituiscono la linfa vitale del Partito Repubblicano. E mentre i "cattivi affari" all'estero riguardano superficialmente il NAFTA e il deficit commerciale di 500 miliardi di dollari con la Cina, in realtà si tratta di un attacco all'imperium americano."

“Il popolo americano è stufo delle guerre di intervento e occupazione dei neocon alla Lindsey Graham/John McCain/George Bush; e cresce il risentimento verso il carico fiscale dovuto alla nostra rete, ormai fuori dal tempo ma ancora molto estesa, di alleanze, basi militari e apparati di aiuti economici e assistenza alla sicurezza. In particolare è finita la pazienza per i prolungati costi enormi dei nostri impegni verso reliquie della guerra fredda come la NATO, le truppe in Corea del Sud e il trattato di difesa con gli incorreggibili giapponesi, i quali ancora truccano palesemente le loro norme commerciali contro le esportazioni americane."

“In breve, The Donald sta toccando un impulso nazionalista/isolazionista che scorre in profondità tra il pubblico generico, stanco e economicamente in stato precario. E' abile a sufficienza per esprimerlo nella retorica di quello che suona come crudo protezionismo commerciale. Nondimeno, se qualcuno come Pat Buchanan dovesse riscrivere i suoi discorsi, certamente sarebbero più eruditi e più espliciti riguardo alla follia dell'imperium americano, però il messaggio sarebbe lo stesso."

[...]

Trump è a favore del ritiro delle truppe americane dall'Europa, dove sono state sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: questi paesi sono ricchi, dice, e devono cominciare a difendersi da soli. Si chiede anche perché i repubblicani dovrebbero aver paura della Russia di Putin, dichiarando che lui potrebbe andare d'accordo con il leader russo, con l'assunzione implicita che anch'essi potrebbero ben farlo.

Trump davvero mette in dubbio ogni nuova incursione in regioni non di pertinenza americana: la Siria, per la quale si chiede perché finanziamo "ribelli" e "non sappiamo chi sono"; l'Ucraina, che ritiene un luogo remoto in cui non abbiamo interessi; e la Libia, dove ricorda il caos creato dalla guerra di Hillary  e dove ci stiamo preparando a tornare.

Trump rappresenta una minaccia mortale al comando supremo del Partito della Guerra - i neoconservatori che ci hanno portato nella guerra in Iraq con le menzogne - e sono stati da lui redarguiti per questo. Questa gente è la principale forza ideologicamente impegnata a mantenere le pretese imperiali di Washington persino mentre sprofondiamo nella bancarotta. Essi sono dietro alla feroce campagna di denigrazione che accosta Trump a Mussolini, Hitler, David Duke, e al diavolo in persona. Essi vedono che stanno perdendo il controllo del partito repubblicano - il loro sentiero per il potere - e stanno reagendo come i topi in trappola che sono.

Se Trump ottiene la nomination repubblicana, i neocon sono finiti come plausibile forza politica della Destra. E' per questo che il National Review ha dedicato un numero intero della rivista al tema "Contro Trump". E' per questo che gli alleati dei neocon nei media gli stanno correndo dietro con martello e tenaglie. E' per questo che neocon come Robert Kagan stanno apertamente dichiarando che sosterranno Hillary Clinton, mentre altri - inclusa la rete di organizzazioni in precedenza libertarie fondate da Charles e David Koch – stanno finanziando una campagna “Stop Trump”. Ci sono anche voci su una (poco praticabile) idea di lanciare un candidato indipendente per togliere voti a Trump.

I ratti stanno convergendo, strillando una tempesta di insulti, e ricorrendo alle più ovvie tattiche di diffamazione, per mantenere la loro pagnotta sul tavolo. Tuttavia, anche questo si ritorcerà contro di loro, proprio come hanno fatto fiasco tutti gli altri tentativi di fermare Trump - perché la gente ne ha avuto abbastanza. La gente è oltre la rabbia - veramente, sono felici! Gongolanti alla vista della classe politica in fuga - e determinati a farli fuggire ancora più veloce.

Ho sentito dire che Trump indossa un giubbotto antiproiettili, e lo fa da anni. Se fossi in lui terrei sott'occhio la mia testa - e mi guarderei alle spalle.

Non dico con questo che io personalmente darei uno iota di supporto politico a Trump - e Antiwar.com non appoggia candidati ad alcuna carica, punto. Il pezzo di David Stockman, citato sopra, descrive alcune delle insidie del Trumpismo, sulle quali concordo pienamente. Però quello non è il mio obiettivo qui.

Il mio lavoro è analizzare gli eventi correnti. Invece di reiterare quello che dicono tutti gli altri, sebbene con parole diverse, il mio proposito è andare oltre ai titoli e oltre al pensiero di gruppo, in modo che i miei lettori possano non solo capire quello che sta succedendo nel mondo - ma anche sviluppare qualche intuizione su come darsi da fare per cambiare le cose. Se Trump si assicura la nomination, la strada è segnata per la trasformazione del Partito Repubblicano dal partito della guerra perpetua al partito che onora il troppo a lungo dimenticato "isolazionista" Senatore Robert A. Taft, che veniva celebrato come "Mr. Republican". E se Trump realmente vince la Casa Bianca, il complesso militare-industriale è finito, insieme ai globalisti che dominano le cerchie della politica estera a Washington. Sebbene Trump non sia libertario, l'effetto di questo cambiamento epocale della politica estera sarà quello di diminuire oggettivamente il dominio del potere federale sulle nostre vite, per prima cosa salvandoci dalla bancarotta e liberando risorse per il settore privato, e in secondo luogo riducendo il blowback che ha dato potere ai terroristi.

Non fatevi ingannare: i pezzi grossi del Partito Repubblicano non hanno paura che Trump perda contro Hillary. Hanno paura che vinca.

Trump, con tutta la sua grossolanità e le sue contraddizioni, rappresenta un sollevamento populista contro l'impero e contro coloro che traggono profitto dalla nostra politica estera imperialista. E' per questo che la classe politica lo odia - e ha fatto voto di distruggerlo.

Ho cominciato con la storia del leone e della pecora. Termino con la buona notizia: le pecore, ispirate dal leone, si stanno finalmente rivoltando contro i loro guardiani.

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