da LewRockwell.com, 26 luglio 2014

[Si tratta della trascrizione (da me tradotta quasi integralmente) dell'intervista a Roger Stone in una puntata del programma podcast di Lew Rockwell; la data di questa intervista è 6 novembre 2013. Roger Stone è un personaggio molto noto soprattutto a Washington; vagamente eccentrico, grandissimo ammiratore di Nixon, con il quale ha lavorato, è famoso per conoscere in dettaglio il "dietro le quinte" del mondo politico. E' l'unico vero "insider" alla Casa Bianca ad aver scritto un libro sull'assassinio di Kennedy. MM]

ROCKWELL:  Buongiorno.  Questo è il Lew Rockwell Show. E quale onore, che emozione avere con noi questa mattina come ospite il signor Roger Stone. Roger è, naturalmente, un leggendario consulente/stratega politico che ha lavorato per molti importanti politici Repubblicani: Nixon, in special modo Reagan, Bob Dole, molti altri. Però sono felice di dire che recentemente si è iscritto al Partito Libertario, invece che al Partito Repubblicano. Ha un bellissimo blog, un bellissimo feed Twitter.

Roger, ricordo che a Gerhart Niemeyer, che era professore di scienze politiche a Notre Dame, fu chiesto - erano i giorni della Guerra Fredda - perché i russi si preoccupassero tanto di avere tutti quegli slogan bugiardi, quelle pubblicazioni bugiarde, discorsi bugiardi e così via, come potevano avere alcun effetto. Egli rispose che le bugie costanti hanno un effetto molto demoralizzante e deprimente sulla gente, quando non vengono chiarite. Ci sono state dette molte bugie sull'assassinio di Kennedy, per non citare l'enorme numero di altri casi.  Nel tuo nuovo libro, The Man Who Killed Kennedy: The Case Against LBJ, tu racconti la verità; hai imparato la verità e la comunichi agli altri. Davvero solleva il cuore sapere la verità su questo evento orrendo, i cui effetti maligni continuano tuttora. Cosa ti ha portato a scrivere il libro?

STONE:  Sai, Lew, nel 1964, quando ero un volontario per Goldwater (e ancora non ero neanche un teenager) lessi un libro intitolato Un texano osserva Lyndon di J. Evetts Haley, che fu uno dei primissimi libri a parlare delle attività criminali e corrotte di Lyndon Johnson in Texas. Sono convinto che LBJ [N.d.T.: Lyndon Johnson] sia stato responsabile di almeno otto assassinii politicamente motivati; assassinio per coprire la corruzione, assassinio per coprire frode elettorale e furto di voti nelle elezioni per il Senato del 1948. Quindi l'assassinio era nel suo repertorio. Capisci, soldi delle nostre tasse vanno ogni anno alla Biblioteca LBJ per lucidare l'immagine di un uomo che era, in realtà, uno psicopatico amorale. Lyndon Johnson era aggressivo, vendicativo, offensivo, volgare, disonesto, corrotto, ed ebbe almeno tre figli illegittimi di cui faccio i nomi nel libro. Voglio dire, era, per ammissione del suo stesso segretario per la stampa, George Reedy, un mostro. Robert Kennedy lo chiamò un animale. Richard Nixon lo chiamò un animale. Bill Moyers, uno dei suoi leccapiedi, disse che era un uomo molto, molto malato. E non parlava della sua salute, eccetto forse la salute mentale.

Così, capisci, parti da là, e poi aggiungi il fatto che si è fatto strada con il ricatto per diventare il candidato democratico alla vicepresidenza nel 1960, usando informazioni ottenute dai famosi dossier segreti di J. Edgar Hoover sulle intemperanze sessuali di John Kennedy. E poi era un uomo che nel novembre del 1963 aveva di fronte non solo la caduta in disgrazia e la rovina politica, ma anche probabilmente la prigione, per le sue attività di corruzione in due enormi scandali, lo scandalo Bobby Baker e lo scandalo Billy Sol Estes. Era un uomo con lo sguardo fisso sull'abisso di fronte a sé. Ho cercato realmente di procedere costruendo sul lavoro degli altri prima di me, a tutto campo, sull'intera questione dell'assassinio, e queste sono le conclusioni a cui sono giunto.

ROCKWELL:  Tu metti in evidenza nel tuo libro che non sei solo tu, naturalmente, ad aver raggiunto questa conclusione: ci furono un'indagine di intelligence dei francesi e una dei sovietici, entrambe la quali arrivarono alla stessa conclusione a cui sei arrivato tu.

STONE:  Sì. La lista di persone che hanno detto che il responsabile per la morte di JFK fu Lyndon Johnson include Jack Ruby, Barry Goldwater, l'intelligence francese su richiesta ufficiale di Jackie Kennedy. Lei chiese l'indagine e forse ha anche pagato per averla. Esiste un rapporto di 81 pagine sull'indagine del KGB sull'intera vicenda, e anche loro conclusero che era stato Johnson. Evelyn Lincoln, la segretaria personale del presidente Kennedy, crede sia stato Johnson. Non sono il solo a crederlo - e non voglio chiamarla una teoria perché credo sia un fatto. Quando sui media di mainstream si parla di complotti, si tratta di un dispregiativo; si dice così per denigrare chiunque metta in dubbio la versione dei fatti del governo. Io non parlo in termini di complotti. Io parlo in termini di un piano e parlo in termini di fatti. Chi dice che la CIA ha ucciso Kennedy, la Texas Oil ha ucciso Kennedy, la mafia ha ucciso Kennedy, hanno ragione tutti. Tutti questi giocarono qualche ruolo nella morte di Kennedy. Ma il fulcro, l'uomo che era indispensabile perché controllava Dallas, controllava il Dipartimento di Polizia di Dallas, controllava il County Sheriff’s Office di Dallas, controllava il County District Attorney di Dallas, l'uomo indispensabile in questo piano era Lyndon Johnson.

ROCKWELL:  Ricordo Murray Rothbard, in un bellissimo saggio su questo argomento, sottolineare che quando viene compiuto un crimine, il primo posto dove i poliziotti guardano è - voglio dire, cui bono? Chi ne trae vantaggio?

STONE:  Esattamente.

ROCKWELL:  Non significa che quella persona è colpevole, ma è il primo sospettato.

STONE: Davvero.  C'è un assioma latino che uso nel mio libro: "Cui prodest scelus, est fict”; vuol dire che la persona che ricava il maggior beneficio dal crimine è probabilmente quella che l'ha commesso. (risata)

ROCKWELL:  Sì, è certamente vero. E tu racconti un bellissimo aneddoto su quello che Nixon aveva da dire su Johnson e l'assassinio di Kennedy.

STONE: Nixon non era dotato per l'introspezione. E non era neanche dotato per l'analisi retrospettiva. Non gli piaceva parlare del passato. Tu dicevi qualcosa come "allora signor presidente, com'era veramente Eisenhower?", e lui proprio non era interessato. Era molto interessato al futuro. Guardava sempre avanti. Ma in quelle poche occasioni in cui riuscii a farlo parlare di questo - sai, aveva una bassissima tolleranza per l'alcool, quindi, dopo un paio di cocktail, diventava molto più loquace e potevi imparare molto. Parlava ancora, capisci, per giri di parole, non direttamente. In altre parole, non disse mai brutalmente "E' stato LBJ". Quello che diceva invece era "Lyndon ed io volevamo entrambi diventare presidente, la differenza era che io non ero pronto ad uccidere per quello". In un'altra occasione, gli chiesi chi aveva ucciso Kennedy, i suoi occhi si assottigliarono e disse soltanto: "Dallas".

(risata)

Come scrivo nel mio libro, Nixon aveva legami con Jack Ruby. Riconosceva Ruby come un uomo di Johnson. Murray Shatner, che era l'ideologo di Nixon, più o meno il suo primo consigliere politico, e che era stato anche un avvocato della mafia a Los Angeles, portò Jack Ruby da Nixon nel 1947, e disse: "Lyndon Johnson apprezzerebbe quale cortesia se lo potessi far entrare part time come informatore per il Comitato per le Attività Anti-Americane del Congresso", e Nixon acconsentì alla richiesta. E infatti, il registro degli stipendi del Congresso mostra che Jack Rubenstein, di Chicago, era a libro paga come informatore per il comitato di Nixon.

Poi Nixon sapeva che Hoover gli stava mentendo. Sapeva che Johnson gli stava mentendo. Capì il quadro completo immediatamente. Capì e, come probabilmente sai, cercò di ottenere i documenti della CIA sull'assassinio di Kennedy. Il presidente degli Stati Uniti ordina ad un'agenzia federale di consegnare i documenti, e loro rifiutano. Nixon sapeva che la CIA vi era dentro fino al collo, e voleva provarlo. Ho sempre sospettato che volesse questo come una sorta di polizza di assicurazione.

Sì, ho molti aneddoti di prima mano nel libro. Tony Salerno, “Fat Tony” Salerno, il capo della mafia genovese a New York, che ebbi occasione di incontrare all'inizio degli anni '80, mi disse che era stato Johnson, con l'assistenza di Carlos Marcello. John Davis Lodge - un illustre ambasciatore in Spagna, Argentina, Svizzera che ha servito tre presidenti, membro del Comitato per gli Affari Esteri; governatore del Connecticut; fratello di Henry Cabot Lodge - mi ha detto che Cabot ha sempre sostenuto che sono stati Johnson e i ragazzi dell'agenzia assistiti da certi mafiosi.

Quindi, più si scava, più si riesce a trovare. Il 22 novembre 1963 l'America ha vissuto un coupe d’etat, una ostile presa della presidenza degli Stati Uniti.

ROCKWELL:  Hai citato A Texan Looks at Lyndon.  Quando ero anch'io un volontario per Goldwater, era mio compito distribuire quante più copie possibile di quel libro, gratis, in Massachusetts. 

STONE: Sì, anch'io lo facevo.

ROCKWELL:  Non ha funzionato, a proposito.

(risata)

STONE:  Sì, ricordo bene.

(risata)

ROCKWELL:  Ma è un gran libro e Goldwater era un grande uomo. E' meraviglioso che tu porti avanti il suo lavoro, naturalmente espandendolo molto. E non conoscevo cosa pensava Goldwater dell'assassinio di Kennedy fino a quando non ho letto il tuo libro.

STONE:  Goldwater, penso, come molti americani all'inizio credette alla storia di copertura. E' in un certo senso interessante perché persino Johnson sapeva che la versione dei fatti della Warren Commission era molto, molto debole. Allora il modo in cui la rinforzò fu, per esempio, dicendo a Earl Warren, il giudice superiore della Corte Suprema degli Stati Uniti, guarda, c'è stata una cospirazione internazionale, in realtà sono stati i russi ma non possiamo ammetterlo perché causerebbe la Terza Guerra Mondiale, quindi dobbiamo avere una storia di copertura, altrimenti la gente saprà che i cubani e i russi hanno ucciso Kennedy. Però non c'è alcuna evidenza di nessun tipo che i russi o i cubani abbiano ucciso Kennedy. Al contrario, sappiamo che quando ha ricevuto la notizia, Kruscev ha pianto. Non è sorprendente: aveva appena surclassato Kennedy nella crisi dei missili cubana. Ci dicono, oh, Jack Kennedy ha affrontato i russi e li ha costretti a rimuovere i loro missili. Sbagliato! Ha stretto un accordo cinico rimuovendo i nostri missili da posizioni strategiche in Turchia e Grecia. Questo è stato tenuto nascosto al popolo americano per 30 anni. Ha mentito a Eisenhower, Truman e Hoover su questo, in quanto convocò tutti e tre per spiegare loro che aveva forzato i russi a cedere. E non ha mai richiesto l'ispezione sul luogo. Perciò io sospetto che a Kruscev piacesse trattare con Kennedy. Non aveva esperienza e i russi avevano la meglio.

ROCKWELL:  Roger, forse uno dei personaggi in televisione che mi piacciono meno è Bill O’Reilly. Come sai, ha scritto un libro terribile sull'assassinio di Kennedy. Un'altra grande cosa che fai nel tuo libro è demolirlo.

STONE:  Per prima cosa,, Lew, tu ed io sappiamo entrambi che Bill O’Reilly non ha scritto quel libro. In realtà, dubito che l'abbia anche solo letto -

(risata)

– perché ci sono più buchi in quel libro che nel formaggio svizzero. Molte cose sono proprio sbagliate. Mi piacerebbe molto andare sul suo programma e dibattere sul libro ma tu ed io sappiamo entrambi che non succederà.

(risata)

ROCKWELL:  No.

STONE:  Penso che sia intellettualmente disonesto. Voglio dire, per prima cosa, il libro è molto pruriginoso. Se sei interessato alla vita sessuale di John Kennedy, se stai cercando le vere porcherie sulla sua vita sessuale, allora è un libro magnifico. Ma quando si arriva all'assassinio, non vede troppe cose, sbaglia su troppe cose.

[...]

ROCKWELL:  Roger, che mi dici di Gerald Ford? Voglio dire, ha avuto un ruolo molto, molto interessante. Ovviamente, era già fidato dal momento che è stato messo nella Warren Commission. Ma ha avuto un ruolo molto interessante in quella operazione di copertura. Naturalmente, questo lo ha aiutato nella successiva vita politica.

STONE: Nelle registrazioni su nastro in cui Johnson chiede a Ford di far parte della commissione, Johnson lo nomina e dice: "Ti voglio là perché conosci quei ragazzi della CIA". In effetti, la rivista Newsweek scrisse, nel 1970, che Gerald Ford era l'uomo della CIA al Congresso. Era il loro uomo. Sappiamo anche dai diari di Deke DeLoach, l'uomo numero tre all'FBI, e di William Sullivan, l'uomo numero due all'FBI, che Ford eseguiva gli ordini di Hoover. In modo specifico, nel 1992, abbiamo ottenuto un documento declassificato il quale mostrava che Gerald Ford stesso, di sua mano, con una matita, alterò i certificati ufficiali dell'autopsia per far sembrare che la ferita del presidente Kennedy nella schiena in alto a sinistra fosse, in realtà, nella zona inferiore del collo. Perché? Lo fece per adattare l'autopsia alla pazzesca teoria della singola pallottola, sostenuta dal governo. Dovevano sostenere, falsamente, che una sola pallottola avesse colpito sia Kennedy che il governatore John Connally. L'autopsia ovviamente non l'avrebbe confermato, così i certificati furono alterati. The New York Times riportò questo molti anni dopo. Fu chiesto allora a Ford perché l'avesse fatto, e Ford disse: "Il paese aveva bisogno di chiarezza". Questa fu la sua risposta.

(risata)

Penso anch'io che sia tradimento. Ma è vero, Gerald Ford ha avuto un ruolo importante nella copertura dei fatti sulla morte di JFK:

ROCKWELL:  E George H.W. Bush?  Anch'egli ha un ruolo molto interessante nell'assassinio di Kennedy, piuttosto che solo nella copertura.

STONE: E' molto difficile dire esattamente quale sia stato il suo ruolo. [...] Per 30 anni, George H.W. Bush ha detto di non ricordare dove fosse il giorno dell'assassinio di Kennedy. E' ridicolo. Tutti gli adulti viventi all'epoca -

(risata)

– sanno dove erano.

ROCKWELL:  Certo.

STONE:  Tu lo sai. Io lo so. Lo sappiamo tutti.

Poi di nuovo, nel 1992, ironicamente, e sulla base di leggi firmate da George Bush stesso, abbiamo avuto due memo molto interessanti. Uno mostra che George Bush chiamò l'ufficio dell'FBI di Houston sette minuti dopo che il presidente era stato colpito, essenzialmente per stabilire che egli era a Tyler, Texas, non a Dallas: "IAA, sono le 1:45. Sono a Tyler, Texas, tenendo un discorso. Volevo solo farvi sapere, ragazzi, che c'è un giovane Repubblicano nell'Harris County” - cioè Houston - "che sta pronunciando minacce contro il presidente". Non so se significhi qualcosa. Potrebbe non significare nulla. Non lancio accuse. Ha bisogno di una scusa per chiamare, tutto qui. E poi, ancora più interessante, dice che intende tornare in aereo a Dallas quella sera e che sarà a Dallas all'hotel Sheraton. Ma non lo fa. Vola a Houston quella notte.. In realtà, era stato allo Sheraton la notte prima. Perché l'offuscamento? Perché la necessità di un alibi?

E poi, secondariamente, nella stessa raccolta di documenti, troviamo un altro documento declassificato, nel quale  J. Edgar Hoover dà direttive a qualcuno dell'FBI di informare "il signor George Bush della CIA". Il problema qui, ovviamente, è che quando fu nominato direttore della CIA, Bush testimoniò all'udienza di confermazione di non aver mai lavorato per l'agenzia prima. Ci sono moltissime prove ora che Bush e un suo associato di nome Jack Crichton furono coinvolti con la CIA durante la crisi della Baia dei Porci e che avevano raccolto denaro per l'operazione Baia dei Porci. Quindi c'è molta disinformazione da parte di George Bush. Non dico nel mio libro quello che fece quel giorno perché non lo so. Tutto quello che posso dire è che agì molto curiosamente, molto stranamente, in realtà sollevando più domande che se avesse tenuto la bocca chiusa e non avesse fatto niente.

ROCKWELL:  Molto, molto interessante.

Roger, questo è un libro veramente importante. Vorrei invitare tutti a leggerlo.
Penso che ti siamo tutti debitori per aver prodotto questo lavoro. E' scritto benissimo, E' convincente. Contiene molte cose affascinanti che sono sconosciute, o conosciute troppo poco.

Davvero congratulazioni a te, e grazie mille per essere venuto oggi.

STONE:  E' molto gentile da parte tua invitarmi. Ieri ho fatto colazione con il nostro comune amico, il giudice Andrew Napolitano. Mi ha chiesto di portarti i suoi migliori saluti. 

ROCKWELL:  Grazie! Lui è un altro grande uomo.

STONE:  E' la persona che nominerei a capo della Corte Suprema.

(risata)

ROCKWELL:  Ragazzi, certamente mi andrebbe bene!

STONE:  Dovremmo essere molto fortunati.

ROCKWELL:  Forse nell'amministrazione Stone?

(risata)

STONE:  Non contarci.

(risata)

ROCKWELL:  Grazie, Roger.

STONE:  Grazie.

ROCKWELL:  Bye-bye.

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Nota [MM]
In questa intervista Roger Stone promuove il suo libro, non l'ho letto ma credo sia una delle cose migliori che si possano leggere sull'attentato a JFK. Nel libro ci sono i dettagli di come Stone arriva alla conclusione che il principale responsabile  fu Johnson. D'altra parte, è una specie di segreto di Pulcinella.
Ci sono molti spunti importanti in questa intervista, in questo viaggio nel passato affascinante ma anche, per ragioni giuste, un po' inquietante. Soprattutto una cosa mi preme mettere in evidenza: spero che la lettura di questa intervista possa far riflettere sull'enormità delle bugie dello stato, su quanto le nostre idee sono spesso basate su "storie" completamente inventate. Kennedy fu verosimilmente ucciso dal suo vicepresidente e successore! Spiegherebbe anche perché ancora oggi la morte di Kennedy è avvolta da una coltre di fumo, sui media tradizionali. Può essere lo stato a denunciare che fu lo stato stesso ad uccidere il presidente?
Anche solo riflettendo sull'assassinio di Kennedy, diventa chiaro che verosimilmente ci si può aspettare poco di vero ad esempio nella versione ufficiale sull'11 settembre. Anche il quel caso cui bono? è una domanda molto pertinente.

Lew Rockwell sottolinea che le bugie continue e non risolte hanno un effetto demoralizzante sulla gente, spingono a credere di essere impotenti. Le bugie, però, possono essere smascherate con un po' di attenzione. Quello che non si può fare è aspettarsi che la verità arrivi bella pronta dal telegiornale, rapida, senza sforzo e senza impegno. Quella è la ricetta per ritrovarsi inevitabilmente imbottiti di bugie.

Qualche nota sui personaggi non troppo conosciuti in Italia che appaiono nell'intervista:

J. Edgar Hoover era il potentissimo capo dell'FBI
Lyndon Johnson è stato presidente dopo la morte di Kennedy fino al 1969
Barry Goldwater era il candidato repubblicano sconfitto da Johnson nel 1964, dopo aver avuto la nomination a seguito di una entusiasmante campagna di volontari. Capace, onesto e carismatico. E' stato di ispirazione a Ron Paul, per alcuni versi.

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