In trasferta al World Economic Forum di Davos, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, probabilmente preso da manie di competizione nei confronti dei suoi due vice, ha affermato che nel 2019 “la crescita dell'Italia potrebbe arrivare fino all'1,5%”.

Probabilmente non si è accorto che lo stesso governo da lui presieduto ha rivisto al ribasso quella stima, perché per far finta che la manovra di bilancio potesse andare bene la Commissione europea ha preteso numeri meno inverosimili.

Conte era intervistato da Bloomberg Tv, e magari continuerà a chiedersi perché all’estero facciano fatica a prendere sul serio lui e i suoi colleghi.

Per ottenere una crescita dell’1,5% sarebbe necessaria una crescita trimestrale dello 0,37% per tutti e quattro i trimestri. Considerando che il 2018 si è chiuso ben sotto quel livello, ben difficilmente la prima parte del 2019 avrà un andamento del genere.

E anche volendo supporre che i provvedimenti voluti dal governo portino un effetto espansivo sul Pil, non credo potrà avvenire prima del terzo trimestre. Se i primi due trimestri fossero a crescita zero, servirebbero poi due trimestri allo 0,75% (3% annualizzato).

Carlo Cottarelli ha provato di far capire queste cose a Luigi Di Maio durante un talk show la scorsa settimana. Ovviamente invano.

Ma, si sa, Cottarelli ha passato molti anni al FMI, quindi è per definizione visto con sospetto dai nostri governanti.

Meglio ripetere sciocchezze come quella sulla crescita all’1,5%. Il loro elettore medio non può accorgersi che è una stupidaggine.

Altrimenti non sarebbe tale.

(Matteo Corsini)

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