Annunciando l’approvazione di tre delibere comunali per accelerare l’autonomia della città, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha scritto, tra le altre cose, che una di tali delibere prevede “la realizzazione di una moneta aggiuntiva all'euro per dare forza a Partenope.”

Non (mi) è ancora ben chiaro che tipo di moneta vorrebbe introdurre De Magistris, se puramente elettronica o anche cartacea/metallica, né se intenda cercare di imitare il neo creatore di moneta Nicolas Maduro, che di recente ha introdotto in Venezuela il petro, una criptomoneta che avrebbe come collaterale delle riserve petrolifere e che, come previsto, non sta raccogliendo fiducia tra chi dovrebbe utilizzarla.

Tra l’altro non mi è chiaro che tipo di collaterale potrebbe utilizzare De Magistris: forse la spazzatura?

Dubito anche che l’iniziativa sia destinata ad avere un qualche riscontro positivo a partire dai cittadini napoletani, i quali con ogni probabilità non attribuirebbero alcun valore alla nuova moneta comunale.

Se la moneta fosse distribuita inizialmente a pagamento, nessuno la cambierebbe con gli euro. Se, al contrario, fosse distribuita gratuitamente e si potesse utilizzare per pagare i servizi pubblici locali e i tributi comunali, ciò non farebbe altro che, in ultima analisi, aumentare (ulteriormente) il debito pubblico della città, che, per quanto ciò possa essere considerato un giudizio vo9lto a sminuire Partenope, non è un microcosmo autarchico.

Comunque questa è la situazione nel 2018: piccoli Maduro crescono sotto il Vesuvio.

(Matteo Corsini)

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