Quando sento dei ministri parlare di Alitalia, di solito ho la sgradevole sensazione che (tanto) altro denaro proveniente dalle tasche dei pagatori di tasse finirà per essere gettato in quell’enorme buco nero. A maggior ragione quando sento la parola magica “italianità”.

Per questo ho provato ancora una volta quella sgradevole sensazione allorché ho letto, in sequenza, le dichiarazioni dei ministri (sic!) Di Maio e Toninelli.

Secondo quest’ultimo, “l'italianità è un punto fondamentale nel futuro di Alitalia… torneremo a farla diventare compagnia di bandiera con il 51% in capo all'Italia e con un partner che la faccia volare.”

Una triste ripetizione di formule già sentite in passato, i cui effetti sono sempre stati disastrosi per i pagatori di tasse di cui sopra.

Secondo Di Maio, “sono in corso da parte di questo governo le interlocuzioni necessarie per assicurare un futuro a questa azienda, per tutelare al meglio le esigenze dei lavoratori e del Gruppo e mi spenderò in prima persona con tutti i player internazionali per trovare un futuro all'azienda Alitalia.”

Le esigenze dei lavoratori sono state evidentemente tutelate anche in passato, con scivoli in uscita (nella peggiore delle ipotesi) straordinariamente generosi, sempre a carico dei pagatori di tasse.

Per questo suonano sinistre le parole di Giggino, quando afferma “mi spenderò in prima persona”, perché l’effetto sarà spendere soldi altrui, come tanti suoi predecessori.

E se qualcuno dubita che i problemi saranno risolti, non credo sia un pazzo.

(Matteo Corsini)

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