Da uno studio dell’Istat è emerso che almeno 20mila imprese con oltre 10 dipendenti praticano una contrattazione decentrata basata su intese individuali. Si tratta di circa il 10% delle imprese con oltre 10 dipendenti.

Per chi è fautore della libertà contrattuale e dell’esercizio individuale di tale libertà questa è una buona notizia. Per chi fa il sindacalista è l’esatto contrario.

Non stupisce, quindi, che nel mondo sindacale la notizia abbia suscitato allarme. Né stupisce che sia il giornale di Confindustria a ospitare un articolo Segretario generale Uiltec, Paolo Pirani. Il quale afferma:

In questa fase tormentata della vita politica l’accordo fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria ricorda a tutti che se si riesce a svolgere il proprio ruolo con rigore è possibile compiere passi in avanti utili per tutti.”

Come spesso accade, chi rappresenta un’associazione di categoria identifica l’interesse (presunto) degli iscritti con quello di tutti gli appartenenti alla categoria. Ma non è affatto detto che gli interessi degli iscritti a un sindacato coincidano con quelli di tutti gli individui che svolgono quell’attività. E questo vale tanto per i lavoratori quanto per gli imprenditori.

Quanto al dato relativo alle imprese che contrattano con i loro dipendenti su base individuale:

Gli interrogativi che suscita questo insieme di dati sono molti: si tratta di un fenomeno in crescita? Perché se così fosse in un segmento vitale delle attività economiche, come quello delle medie imprese, sarebbe in evidente controtendenza con l’impegno delle Associazioni di rappresentanza datoriale e sindacale di governare la contrattazione in azienda sia dal punto di vista dei capitoli da affrontare, dal salario alla formazione, al welfare sociale, sia da quello di impedire ulteriori diseguaglianze.”

Evidentemente si tratta di un “impegno” non gradito o ritenuto utile da una buona fetta di imprese e lavoratori. Ma invece di chiedersi cosa ci sia di sbagliato nel sistema sindacale (che si tratti di sindacati di lavoratori o di imprese, poco cambia), Pirani aggiunge:

In secondo luogo, visto che l’aumento del potere di acquisto dipende soprattutto da questo tipo di contrattazione decentrata, avendo influenze importanti anche sull’andamento della inflazione e sui consumi, sarebbe prezioso sapere quale ricaduta c’è sui salari. Così come se essa apre scenari che sconfinano con la gestione del lavoro irregolare e nero.”

L’allarme sul lavoro irregolare non poteva mancare, per cercare di giustificare il controllo sindacale sulla contrattazione. Quanto al potere d’acquisto, forse non tutti credono che la sua tutela coincida con la tutela sindacale. Forse un certo numero di persone ritiene che l’unica tutela al potere d’acquisto che scaturisce dai sindacati è quella a favore di chi fa il sindacalista a tempo più o meno pieno.

In una realtà economica nella quale i cambiamenti sono difficili da decifrare, di sicuro puntare sull’individualismo come criterio guida del governo dell’impresa non equivale ad affrontare nel modo giusto le sfide future.”

Questo è un giudizio del tutto soggettivo, ancorché l’autore dell’articolo pare considerarlo oggettivo (peraltro senza argomentare in modo logico o portare dati a supporto).

Tendenze come quella delle 20mila imprese dunque non andrebbero incoraggiate perché vanno nella direzione contraria. Sarebbe interessante a questo proposito sapere cosa ne pensano le grandi associazioni imprenditoriali.”

Suppongo che le grandi associazioni imprenditoriali la pensino allo stesso modo, più o meno per gli stessi motivi.

Questa situazione dimostra ancora una volta che il contratto nazionale è insostituibile punto di riferimento. E che la vitalità della contrattazione aziendale deve ancora fare i conti con una diffusione limitata e che sul piano territoriale è assai marginale.”

Al contrario, io credo che questa situazione dimostri proprio che il contratto nazionale non sia insostituibile, così come non siano indispensabili coloro che, con le solite liturgie, arrivano a intese notturne dopo giorni o mesi di contrattazione.

Per me questo è un bene.

(Matteo Corsini)