Matteo Salvini, che si affida per lo più al duo sovranista Borghi-Bagnai per delineare il programma della Lega in campo economico, si propone, come a parole tutti quanti, di ridurre il debito pubblico in rapporto al Pil.

Ovvio che vogliamo ridurlo, ma facendo esattamente l’opposto di quanto hanno fatto in questi ultimi 15 anni tanto i governi di centrosinistra che quello di centrodestra.” In altri termini, “basta con la politica del rigore e dei tagli... il debito lo ridurremo facendo crescere il Pil.”

Considerando che la spesa pubblica non è mai realmente diminuita e che i propositi di Salvini in materia previdenziale non farebbero altro che appesantirla ulteriormente, non mi pare credibile la promessa di riduzione del debito.

A meno di ipotizzare tassi di crescita del Pil che in Italia non si vedono da cinquant’anni e che, al giorno d’oggi, nessuna economia matura sperimenta, men che meno se oppressa da un fisco e una burocrazia ai livelli italiani.

Che pena.

(Matteo Corsini)

-------------------

Nota - MM

Gli stati moderni occidentali, dopo un secolo di politiche progressiste (e imperiali, per quanto riguarda gli Stati Uniti)  si trovano aggrovigliati in una situazione senza via d'uscita. Quanto promesso da Salvini non è dissimile, nella sostanza, da quanto fa Trump. Cos'altro si potrebbe fare?

È evidente che la cosa migliore sarebbe ridurre le spese, ridurre le tasse, cominciare a smantellare per gradi lo stato sociale, rinegoziare il debito. Tuttora non è politicamente possibile. Non si può arrivare al governo né tantomeno restarci  perseguendo queste misure, almeno fino a quando buona parte della popolazione non si renda conto di quali sono le reali conseguenze di "insostenibile".

In questi giorni di campagna elettorale, vedo più volte ripetere dagli amici liberali di Bologna, e dall'Istituto Bruno Leoni, che uscire dall'Euro sarebbe una catastrofe, paventando la svalutazione della moneta nazionale, ma non è così. È stare nell'euro la catastrofe nel clima politico attuale perché, non essendo politicamente possibili le riforme alla spesa, l'euro non fa che strozzare la produttività del paese, in una spirale diabolica. (D'altra parte, se quelle riforme fossero politicamente possibili, si potrebbe allora costruire una moneta nazionale forte.)

Le proposte come quelle di Salvini, che implicano la svalutazione di una moneta nazionale sganciata dall'euro in caso (probabile) non si materializzi la crescita del Pil spinta dal taglio delle tasse, sono le uniche che potrebbero avere qualche risvolto positivo. Più si attende ad uscire dall'euro e peggio sarà in termini di inflazione successiva. Il risarcimento insensato imposto alla Germania dopo la prima guerra mondiale è stato la causa della iper-inflazione successiva. Si può discutere riguardo a se la Germania se lo meritasse, così come ci si può chiedere se noi ci meritiamo il debito in crescita fatto dai nostri governanti (io credo di no). Ma in ogni caso la priorità è uscire il prima possibile dalla morsa del debito, anche a costo di svalutare un po' la moneta. In una situazione suicida, la prima cosa è mettersi in salvo insieme a tutto quanto è possibile salvare, poi se ne parlerà.

Chissà se ci sarà modo di invertire la rotta senza arrivare ad una vera e propria catastrofe.