Nonostante sia abituato a leggere cose assurde, continuo a stupirmi quando mi imbatto in certi commenti sull’operato delle banche centrali. Si consideri, per esempio, quanto scritto da Donato Masciandaro sul Sole 24 Ore:

La popolarità dei banchieri centrali ha vissuto alterne fortune: gli è stato rimproverato di aver dimenticato la stabilità finanziaria durante la Grande Normalità – ma non si comprende perché avrebbe dovuto essere un compito della politica monetaria – e di non aver agito al meglio per gestire la ripresa – ma essendo le critiche di segno opposto, sia delle colombe che avrebbero voluto ancora più aggressività, sia dei falchi che al contrario avrebbero preferito più conservatorismo, viene da dire che i banchieri centrali sono stati solo prudenti.”

Perdoniamo pure Masciandaro quando scrive, in merito ai banchieri centrali (plurale), “gli è stato rimproverato” anziché “è stato loro rimproverato”. Resta il fatto che la stabilità finanziaria, ancorché non sia generalmente prevista negli statuti delle banche centrali come un obiettivo da perseguire, è stata oggettivamente messa a repentaglio dalle politiche monetarie espansive.

Considerando che spesso i banchieri centrali sono paragonati a medici che devono prendersi cura dell’economia, non mi pare fuori luogo aspettarsi da un medico che stia attento agli effetti collaterali dei farmaci che somministra al paziente.

Se poi sembra corretto definire “prudenti” i banchieri centrali, direi che si possa definire prudente anche viaggiare ai 200 all’ora contromano e a fari spenti con una bella nebbia da pianura padana.

Conclude Masciandaro:

Ma ora il grande dilemma è come disegnare la Nuova Normalità. Il 2018 rappresenterà un passaggio assai delicato, tra Scilla e Cariddi. Uno scoglio è rappresentato dalla perdurante incertezza di quello che la politica monetaria può e non può fare per stabilizzare il ciclo economico. L’altro scoglio è il crescere della tendenza al populismo a cui sembrano indulgere quasi tutti i politici: chiedere alla politica economica – inclusa la monetaria – di affrontare i problemi guardando esclusivamente al breve periodo, criticando le élite. Buon vento alle banche centrali.”

Dare la colpa al populismo è ormai una moda, che aiuta a evitare di argomentare ciò che si afferma. Ma se veramente interessassero gli effetti oltre il breve termine, la politica monetaria semplicemente non dovrebbe esistere. Perché sono proprio gli effetti a lungo termine a rendere evidenti i danni delle manipolazioni su tassi e quantità di moneta operate dalla banche centrali.

(Matteo Corsini)

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