Come è noto, a partire da febbraio 2018 Janet Yellen non sarà più presidente della Federal Reserve, per volontà di Donald Trump, che ha preferito non rinnovarle il mandato. In questi giorni si sprecano gli elogi nei confronti di Yellen.

Si prenda, per esempio, Marco Valsania sul sole 24 Ore:

A parlare, per Yellen, sono però oggi anzitutto le cifre: raccontano di un’espansione con sfide ancora aperte, diseguaglianza e bassi salari, ma tra le più longeve della storia, fuori dalle secche di crisi e venata di crescente ottimismo.”

Già ai tempi in cui lasciò l’incarico Alan Greenspan, dopo essere stato presidente della Fed per quasi due decenni, quasi nessuno osava criticare il “Maestro”. Pochi anni dopo, a scoppio della bolla avvenuto, Greenspan cadde dalle stelle alle stalle.

Da chi aveva messo in evidenza i rischi delle politiche monetarie accomodanti della Fed sotto la sua guida, la riconsiderazione sui meriti di Greenspan fu accolta con una sorta di “meglio tardi che mai”.

Considerando che non sono passati dei secoli, credo sarebbe opportuno essere più parchi di elogi nei confronti di Yellen, perché, assieme al predecessore Bernanke, ha posto le basi per una crisi di dimensioni potenzialmente maggiori di quella di dieci anni fa.

Non mi stupirei se tra qualche anno anche i giudizi su Yellen peggiorassero.

(Matteo Corsini)