Partecipando alla presentazione del Manifesto contro la disuguaglianza predisposto da Nens (centro studi fondato da Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani) e Etica ed Economia, la “presidenta” della Camera, Laura Boldrini, ha affermato:

"L'Italia cresce meno anche perché da noi le diseguaglianze sono maggiori. Davanti abbiamo la legge di bilancio: miracoli non se ne possono fare ma si può invertire la tendenza e dare più attenzione alle fasce più deboli con maggiori stanziamenti. La chiave di volta è il lavoro per i giovani, perché noi con la precarietà uccidiamo i giovani. Servono investimenti pubblici, gli sgravi fiscali non bastano.

Come spesso accade, si tratta di parole molto buoniste, di quelle da applausi facili, soprattutto davanti a platee sinistrorse, ma del tutto vuote.

In primo luogo, affermare che l’Italia cresce meno perché “da noi le diseguaglianze sono maggiori” non ha basi scientifiche. Anche usando il coefficiente di Gini (come spesso fanno coloro che intendono quantificare la disuguaglianza), non si direbbe che l’Italia cresca meno perché vi sono maggiori disuguaglianze. Né se il confronto è condotto a livello europeo, men che meno se si ragiona a livello globale.

Ovviamente chiunque può fare cherry picking sul campione di dati da utilizzare per i confronti, trasformare correlazioni in nessi causali e giochetti del genere. Un economista che martelli i numeri per appoggiare una conclusione precostituita lo si trova sempre. Gli economisti che lavorano per entità politiche (o orientate politicamente) fanno quello di mestiere.

Altrettanto ovviamente non costa nulla invocare “maggiori stanziamenti” e “investimenti pubblici”, senza dire da dove si prendono i soldi e facendo finta di ignorare che non è che gli investimenti siano redditizi per definizione quando sono pubblici (la storia, soprattutto in Italia, parrebbe dimostrare il contrario). E fa sempre comodo chiedere “lavoro per i giovani”, aggiungendo con tono drammatico che “con la precarietà uccidiamo i giovani”.

Il problema è che il lavoro non si crea per legge, e la precarietà dei giovani è conseguenza anche della eccessiva rigidità di cui beneficiano i meno giovani.

Su un punto sono d’accordo con Boldrini, anche se per motivi diversi dai suoi: gli sgravi fiscali non bastano, nel senso che dovrebbero essere strutturali e non temporanei. Ma vuoi mettere con il fascino degli investimenti pubblici?

(Matteo Corsini)

 

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