Non riuscendo a esibire numeri soddisfacenti per i tradizionali indicatori economici e di finanza pubblica, il governo italiano e la maggioranza che lo sostiene hanno avuto la (non) brillante idea di rendere obbligatorio, a far tempo dalla legge di bilancio del 2019, l’indice di Benessere equo e solidale (Bes).

Ideato dall’allora presidente dell’Istat Enrico Giovannini – che non riuscì, però, a fare un’analisi che comparasse i costi per i pagatori di tasse di un parlamentare italiano rispetto a quelli di altri Paesi europei – l’indice Bes si baserà su 12 parametri: reddito medio disponibile aggiustato pro capite; indice di diseguaglianza del reddito disponibile; indice di povertà assoluta; speranza di vita in buona salute alla nascita; eccesso di peso; uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione; tasso di mancata partecipazione al lavoro; rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli; indice di criminalità predatoria; indice di efficienza della giustizia civile; emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti; indice di abusivismo edilizio.

La relazione che accompagna il decreto si premura di precisare che, scientificamente, è obeso chi ha un Indicatore di massa corporea (IMC) superiore a 30, mentre tra 25 e 30 si è sovrappeso. L’IMC si calcola rapportando il peso in Kg al quadrato dell’altezza in metri.

Tanti indicatori, tra i quali ne manca uno fondamentale: quello relativo alla tassazione. Certamente lo Stato italiano risulterebbe fiscalmente obeso.

(Matteo Corsini)

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