Occupandosi di statistiche relative all’economia cinese, Fabrizio Galimberti esordisce ricordando che parecchi analisti nutrono dubbi sull’affidabilità di quei numeri.

Gli attacchi alle statistiche cinesi sono quasi uno “sport nazionale” per gli analisti. Tassi di crescita del Pil alti e sospettosamente stabili inducono a pensare che i dati siano “fabbricati” e volti a mostrare i muscoli dell’economia più che una obiettiva rappresentazione degli alti e bassi del ciclo.”

In effetti credo sia più che legittimo nutrire qualche dubbio sui numeri elaborati dall’istituto di statistica governativo, non fosse altro per il fatto che gli obiettivi posti dal partito unico nei piani quinquennali vengono puntualmente “pennellati” con una precisione pressoché al centesimo, quando non addirittura superati.

Ma Galimberti, citando uno studio del National Bureau of Economic Research americano, avverte che la crescita del Pil cinese potrebbe essere, in realtà, sottostimata.

Quanto all’approccio, nello studio “si usano i dati sulla luminosità notturna rilevata lungo gli anni dai satelliti, e questa luminosità viene correlata a diverse variabili che vengono usate per accostarle al Pil. Gli autori calcolano la combinazione di pesi delle variabili che più si adatta alle variazioni della luminosità. La variabile “prestiti bancari” risulta quella col maggior peso, e la conclusione è che la crescita cinese potrebbe essere sottostimata.”

Galimberti non dice nulla sull’origine della crescita dei prestiti bancari, che da anni supera abbondantemente quella del Pil nominale. Né gli viene il sospetto che ciò abbia generato una enorme bolla sempre più difficile da maneggiare da parte del governo.

Senza uscire più di tanto dalle letture di centri studi ortodossi, potrebbe prendere in considerazione diversi lavori di Claudio Borio e altri autori della Banca dei Regolamenti Internazionali, che da anni evidenziano gli effetti del ciclo finanziario e mettono in guardia chi gestisce la politica monetaria dal valutare gli effetti dei loro provvedimenti solo sull’andamento degli indici dei prezzi al consumo.

A essere sottostimata sembra non tanto il Pil cinese, quanto la precarietà del castello di carte costruito nel corso degli anni.

(Matteo Corsini)

 

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