Commentando i dati sull’indebitamento delle famiglie statunitensi, Fabrizio Galimberti ritiene che non siano preoccupanti, nonostante sia già stato superato il picco raggiunto prima della crisi.

Questo indebitamento fu all’origine della Grande recessione, e, secondo gli ultimi dati dei flussi di fondi comunicati dalla Fed, il debito complessivo delle famiglie ha di nuovo raggiunto e superato i livelli (sia assoluti, sia in percentuale del reddito disponibile) che prevalevano prima della crisi. Questi livelli si vedono anche in quella parte dell’indebitamento complessivo che è il credito al consumo.”

Secondo Galimberti, ci sono “tre fattori attenuanti rispetto alle legittime preoccupazioni. Primo, le passività sono cresciute, ma così anche le attività, talché la ricchezza netta delle famiglie non dà segni di pericolose anomalie, anche se è vero che i valori azionari e obbligazionari potrebbero sgonfiarsi rapidamente. Secondo, nel credito al consumo, il cui peso nel complesso è salito, è invece scesa nettamente la quota delle carte di credito che, come si sa, sono molto più costose in termini di tasso di interesse. Terzo, gli interessi pagati sul credito al consumo, sempre in percentuale del reddito disponibile, sono scesi parecchio, grazie alla politica della Fed volta a schiacciare i tassi. Insomma, le condizioni finanziarie delle famiglie non sono tali da minacciare la tenuta dell’andamento positivo dell’economia.”

Pare proprio che non sempre valga il proverbio “sbagliando s’impara”. Quelli che Galimberti considera fattori attenuanti, dovrebbero invece destare maggiore preoccupazione.

Bontà sua, Galimberti riconosce che i valori azionari e obbligazionari potrebbero sgonfiarsi rapidamente. Questo è un bel problema, perché quando l’attivo si sgonfia, non avviene lo stesso per il passivo, e ciò rende il debitore tecnicamente insolvente, perché il suo collaterale non è più sufficiente, e molto probabilmente non lo sono neanche i flussi di cassa necessari a ripagare il debito (magari perché ha perso il lavoro).

Sarà pure diminuita la quota di debito da carte di credito, ma sono schizzati i prestiti per acquisto di automobili, un asset che perde di valore velocemente. Quanto agli interessi artificialmente bassi, anch’essi hanno contribuito a rendere all’apparenza solvibili debitori che con tassi non distorti non lo sarebbero stati.

Se tutto questo non è preoccupante, allora cosa dovrebbe esserlo?

(Matteo Corsini)

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