“Tutti sanno quello che bisognerebbe fare, è molto facile, è scritto nei manuali del primo anno in Economia, ma è proprio quello che si vieta ai governi di fare: investire. Si può spiegare in modo più intelligente con parole più complicate ma preferisco usare la mia lingua: bisogna in-ve-sti-re.” -- (J-P. Fitoussi)

Quanto dichiarato dal keynesiano Fitoussi è, al tempo stesso, vero e avvilente.

Vero, perché in effetti i manuali di macroeconomia che vanno per la maggiore nelle facoltà di economia sono di impostazione neokeynesiana. Con la conseguenza che se uno studente non ha curiosità per studiare altre teorie, finisce per identificare quell’unica campana come la sola, o quanto meno come l’unica attendibile.

E questa è la parte avvilente, perché la prosperità raggiunta attraverso di investimenti pubblici è un mantra che resiste nonostante decenni di applicazione pratica abbiano dimostrato che chi decide gli investimenti pubblici nella migliore delle ipotesi non è onnisciente, e spesso non persegue neppure quel “bene comune” (concetto peraltro privo di senso) di cui si riempie la bocca.

(Matteo Corsini)

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