In una recente intervista, il ministro Graziano Delrio è tornato su un refrain ormai classico: la “golden rule” per escludere le spese per investimenti dal deficit.

Una buona pianificazione è una componente fondamentale di una politica keynesiana che non significa finanza allegra ma dare efficienza al sistema degli investimenti pubblici. Torniamo alla carica in Europa per la golden rule: bisogna penalizzare chi fa spesa pubblica corrente e premiare chi fa investimenti. La spesa pubblica corrente è un fardello ulteriore sul futuro dei giovani, quella per investimenti alleggerisce quel fardello. C’è una componente di equità generazionale.”

Posto che eliminare qualcosa a livello di rappresentazione contabile non equivale a modificare la realtà, dato che ogni spesa va finanziata e che le fonti possono essere, in ultima analisi, solo tasse presenti e/o future, la favola della “buona pianificazione” keynesiana, ancorché immortale, resta una favola, appunto.

Nessun pianificatore è onnisciente e, se ciò non bastasse, non è neppure un angelo o un santo.

Personalmente credo che la spesa (tutta) dovrebbe essere semplicemente ridotta, per ridurre l’estorsione fiscale. Evidentemente Delrio non condivide il mio punto di vista, ma resta il fatto che parla di spesa corrente come se al governo da oltre tre anni non ci fosse, tra gli altri, proprio lui. Periodo nel quale gli investimenti fissi lordi sono passati da 38.5 a 35 miliardi, mentre la spesa corrente al netto degli interessi è passata da 683.6 a 705.7 miliardi.

Quanto al futuro, il governo nel DEF emanato in aprile proietta al 2020 una spesa corrente primaria in aumento di 40.7 miliardi rispetto al 2016, mentre gli investimenti fissi lordi sono previsti in aumento di 1.5 miliardi.

Questo pianifica il governo, forse all’insaputa di Delrio.

(Matteo Corsini)

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