“Il dollaro sta diventando  troppo forte e preferirei che la Fed mantenesse bassi i tassi di interesse.” -- (D. Trump)

Durante la lunga campagna elettorale per le presidenziali che hanno portato alla Casa Bianca Donald Trump, ho sempre faticato a capire come questo signore fosse considerato eleggibile da una parte neppure troppo esigua del variegato mondo libertario statunitense.

Probabilmente per molti era una scelta più anti-Clinton che pro-Trump, ma se l’offerta politica non convince, esiste pur sempre la possibilità di non votare.

Che Trump fosse indigeribile per un libertario a me pareva evidente già allora, dato che prometteva tagli fiscali ma non indicava tagli di spesa, bensì aumenti. Quello non è un modo per ridurre il “big government”, ma per lasciare il government big e far lievitare il debito, che non è mai un pasto gratis.

Nell’ottobre del 2015, quando era già in campagna elettorale, Trump criticò Janet Yellen perché manteneva bassi i tassi di interesse:

Yellen per ragioni politiche sta tenendo i tassi a un livello così basso che il prossimo presidente si troverà ad avere problemi veri.”

Si trattava di una considerazione condivisibile, quanto meno con riferimento alle conseguenze del mantenimento prolungato di tassi artificialmente bassi. Ma se uno crede poi di porre in essere una politica economica che porta a un ulteriore aumento del debito, deve stare attento a ciò che afferma. Ogni debitore, in fin dei conti, preferisce i tassi bassi, magari a zero o sotto zero.

Adesso Trump, come era prevedibile, ha cambiato idea. Per carità, non è il primo a farlo, né è il primo cialtrone a governare.

Peccato solo che anche un pezzo del mondo libertario gli abbia dato credito. Tra il male e il peggio esiste sempre l’astensione.

(Matteo Corsini)

-----------------

[Nota - MM

il mondo libertario americano ha appoggiato Trump per motivi chiaramente espressi, senza mai avallare alcuna delle idee antilibertarie espresse da Trump in campagna elettorale (ed erano molte). C'è una memorabile intervista di Alex Jones a Donald Trump in cui le differenze di vedute sono chiare, pur nel mutuo rispetto. Roger Stone (abbastanza libertario) ha più volte discusso queste differenze, specialmente dopo un noto discorso di politica estera in cui Trump disse per metà cose buone e per metà cose terribili. Il cambiamento di Trump da qualche settimana a questa parte è stato netto e repentino, anche se in un certo senso comprensibile se si considera il contesto complessivo in cui si è ritrovato (nessuno meglio di un libertario sa quanto è spietato e pericoloso quel contesto). In più, le notizie di questi giorni su guerre e bombe sono un po' troppo assurde per essere completamente quello che sembrano. La "cialtroneria" espressa da Trump in questi giorni è talmente eccessiva da suonare non del tutto vera. I libertari (ma non solo loro, anche i conservatori più ragionevoli che avevano appoggiato Trump come Buchanan) hanno immediatamente espresso completo disaccordo con questo nuovo corso di Trump.  Inoltre, anche tra i noti libertari che in qualche modo sono stati favorevoli a Trump l'astensione è stata, naturalmente, un'opzione diffusa. Gary North, che ha scritto diversi articoli in cui Trump è visto sotto una luce favorevole, ha votato Gary Johnson, perché "non sapeva dov'è Aleppo". Lew Rockwell (il più inossidabile rothbardiano) ha più volte fatto riferimento a Rothbard e ai suoi scritti per offrire un'analisi molto approfondita della relazione tra libertari e appoggio a Trump. -- Tutto ciò per sottolineare che il tema è senz'altro più complesso di quanto appaia da questo pezzo di  Matteo]

 

You have no rights to post comments