“La flessibilità non è solo possibile ma è necessaria in un momento in cui la crescita va incoraggiata.” -- (P. Gentiloni)

A pochi giorni dalla presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) e dalla predisposizione di una manovra correttiva per 3.4 miliardi, il presidente del Consiglio recita, seppure con un tono molto più pacato, il copione fornitogli dal suo azionista di riferimento, ossia Matteo Renzi.

Non ci si dovrebbe stupire se andrà in scena una replica di quanto accaduto regolarmente negli ultimi anni, ossia la predisposizione di un DEF nel quale si mantiene un impegno di riduzione del deficit per l’anno prossimo molto inferiore a quello attuale (l'impegno preso l'anno scorso per il 2018 prevede un deficit all’1.2 per cento del Pil), salvo poi, quando ci sarà la nota di aggiornamento al DEF (in settembre) alzare l’obiettivo chiedendo “flessibilità”.

Il fatto è che, se non si trovano circa 20 miliardi, a partire da inizio 2018 ci sarà un aumento di IVA e accise per un importo simile (19.6 miliardi).

Considerando che di tagliare (davvero) la spesa e cedere attivi Renzi non ne vuole sentir parlare, l’obiettivo di un deficit all’1.2 per cento è pressoché irraggiungibile, se non, appunto, aumentando IVA e accise.

Resta il fatto che, qualora fosse ripetuta per l’ennesima volta la stessa sequenza in merito alla richiesta autunnale di “flessibilità”, non ci si dovrebbe poi stupire delle battute, per quanto indisponenti, dei vari Dijsselbloem.

(Matteo Corsini)

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