[Nota - MM: Pubblico la "scoria" di oggi di Matteo pur essendo fermamente in disaccordo con il suo  contenuto; aggiungo un commento alla fine]

“La legge sul fine vita, di cui è in atto l'iter parlamentare, è lontana da un'impostazione personalistica; è, piuttosto, radicalmente individualistica, adatta a un individuo che si interpreta a prescindere dalle relazioni, padrone assoluto di una vita che non si è dato. In realtà, la vita è un bene originario: se non fosse indisponibile tutti saremmo esposti all'arbitrio di chi volesse farsene padrone.” - (A. Bagnasco)

La posizione espressa dal presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, non è affatto una novità per un esponente della Chiesa cattolica.

A me lascia sempre perplesso ascoltare queste persone parlare di amore nei confronti del prossimo senza voler ammettere che non c’è alcun amore nel voler imporre a un individuo, contro la sua stessa volontà, di continuare a sopportare certe sofferenze che loro non hanno praticamente mai dovuto sopportare in prima persona.

Io sono convinto che ogni individuo capace di intendere e di volere debba poter disporre della propria vita e debba poter decidere quali sofferenze sopportare e quali no. In fin dei conti, proprio perché ogni individuo è unico, non ha senso pretendere che tutti abbiano lo stesso punto di vista e la stessa capacità e volontà di sopportazione del dolore. E questo a prescindere dalle convinzioni religiose.

Per di più, è proprio rendendo la vita indisponibile all’individuo che lo si espone all’arbitrio di chi vuole farsene padrone, magari usando i mezzi politici.

Non deve essere lo Stato a stabilire se una persona può disporre della propria vita, né può esserlo un’autorità religiosa. La quale può rivolgere i suoi precetti ai fedeli, ma non pretendere di imporli mediante la legislazione.

La teocrazia non sarebbe un passo avanti rispetto alla pur miserevole situazione attuale.

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MM - Un commento

La posizione sull'eutanasia divide spesso i libertari, proprio in base al concetto che concisamente, e come al solito molto efficacemente, qui esprime Matteo. E altrettanto efficacemente la stessa esposizione ne mette a nudo l'ingenuità.

Il principio di libertà esprime il diritto individuale a difendere la propria proprietà (inclusa la propria vita) e l'obbligo individuale a non aggredire la proprietà di altri. Da qui il passo all'inclusione del suicidio nel diritto a disporre della propria vita sembra breve. Bisogna stare molto attenti alle impressioni.

Quello che si afferma sostenendo il diritto all'eutanasia è il diritto di ognuno a chiedere che qualcun altro lo uccida, e che debba essere legale uccidere qualcuno se questa è la volontà della vittima. Non fatevi ingannare dalla propaganda che presenta casi di persone in condizioni pietose. Quello che si sta affermando è che debba essere legale uccidere chiunque, in qualunque condizione, se questa è la sua volontà. A maggior ragione, deve essere legale per lo stato.

Cominciate a intuire dove si va a a parare?

Anche Matteo si lascia fuorviare parlando di "dolore", "sofferenze". C'è gente che si suicida, per citare il caso più comune, per un periodo di depressione. Dovrebbe essere legale uccidere un depresso che chiede di farlo? O forse per una delusione d'amore?!

Si mettono in piazza persone in condizioni tali che non si può fare a meno di pensare "poveretto... chissà, se stessi così probabilmente anch'io non vorrei vivere..." e così si estorce il consenso ad un principio aberrante.

Il cardinal Bagnasco ha perfettamente ragione: se [la vita] non fosse indisponibile tutti saremmo esposti all'arbitrio di chi volesse farsene padrone.

In tanti sensi possiamo disporre della nostra vita, anche mettendola a repentaglio, anche imbarcandoci in missioni probabilmente mortali, se è nell'intento di raggiungere un obiettivo che per noi ha qualche valore, magari per salvare altri. Non è certo la Chiesa ad affermare il contrario!

Ma non possiamo mettere fine alla nostra vita solo perché non vogliamo più vivere.

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