Matteo Renzi ha scritto al Corriere della Sera per sostenere, in estrema sintesi, che tutti gli altri governanti sono parolai e spendaccioni. Non credo che Renzi predichi dal migliore dei pulpiti, nonostante utilizzi alcuni numeri per giustificare le sue affermazioni.

Per esempio, ripete che ha ridotto le tasse, quando sarebbe più corretto dire che a qualcuno le ha ridotte, ad altri le ha aumentate, dato che durante i suoi governi le entrate sono rimaste pressoché costanti in rapporto al Pil e che l'ultimo aumento delle aliquote relative alle imposte su redditi finanziari e dei fondi pensione risalgono al periodo del suo regno, per fare solo un paio di esempi.

Renzi afferma poi che “non è pensabile che per diminuire il cuneo si voglia aumentare l'Iva. Aumentare l'Iva per 7 miliardi in cambio di una riduzione del cuneo fiscale per 2.5 miliardi di euro non è un affare: è un autogol.”

Dove trovare quindi le risorse, dato che già col deficit aggiuntivo si punta a 14 miliardi?

Secondo Renzi “dobbiamo incidere anche sul piano della spesa individuando due grandi priorità sulle quali lavorare. La prima è la spesa per beni e servizi. Stupisce che non ne parli nessuno. Nel triennio del nostro governo, lo stanziamento per beni e servizi si è attestato tra i 134 e 136 miliardi di euro. Nei tre anni successivi la voce di spesa per beni e servizi schizza rispettivamente a 140, 146, 150 miliardi di euro.”

A parte l’uso un po’ disinvolto delle finestre temporali a seconda della convenienza (un cherry picking sulle date), Renzi omette di dire che nel triennio precedente il suo governo la spesa per beni e servizi era stata in media inferiore a 132 miliardi, e la spesa complessiva era stata sempre inferiore a quella del periodo renziano, nonostante i suoi predecessori non abbiano beneficiato della riduzione della spesa per interessi dovuta al quantitative easing della BCE.

Viene poi la seconda priorità.

La seconda riguarda gli interessi sul debito. Dopo la tempesta salviniana l'Italia ha bisogno di quiete, di una pax romana che metta in sicurezza un Paese oberato da un debito monstre. Oggi gli interessi sul debito sono bassi, molto bassi. Ma nel resto d'Europa sono addirittura negativi. Il che costituisce una ghiotta occasione. Va rimodulato il debito, non le aliquote Iva. E rimodulare il nostro debito significa cogliere l'occasione dei tassi bassi per allungare la scadenza spendendo meno e mettendo in sicurezza il Paese per un paio di decenni. È un'occasione che capita adesso e che non ricapiterà a lungo.”

L’allungamento della vita media del debito è in realtà stata perseguita più o meno costantemente, anche se meno intensamente nei momenti di spread elevato. Ma finché il debito rimarrà elevato tanto in valore assoluto quanto in rapporto al Pil, sarà sempre un risparmio precario.

Renzi conclude così:

Italia viva propone soluzioni serie, non pasticci o giochi delle tre carte. Perché, caro direttore, questi temi non vanno di moda e tutti giocano a chi la spara più grossa, ma la vera rivoluzione è spendere meno in beni e servizi, è rimodulare il debito, è abbassare davvero le tasse. Noi che lo abbiamo fatto in passato siamo pronti a dare il nostro contributo. Senza ansia di visibilità, ma pronti al confronto con tutti in sede accademica, mediatica, culturale. E soprattutto in sede politica. Perché per sconfiggere il populismo, ci vuole la politica. Non gli slogan o i giochi delle tre carte.”

Come no. Ah il pudore, questo sconosciuto… (Matteo Corsini)