Credo che nessuno potrebbe dirsi libertario (e neppure liberale classico) se non avesse la coerenza di essere a favore di una riduzione delle tasse accompagnata da una riduzione di spesa pubblica. Tutte le tasse e tutta la spesa.

In Italia capita invece che i più siano favorevoli a ridurre le proprie tasse e ad abbassare la spesa a favore di altri, al tempo stesso alzando le tasse altrui e, perché no, aumentando la spesa a proprio favore.

Non di rado queste prese di posizione vengono argomentate dicendo di perseguire l’interesse generale o altre ipocrisi del genere.

Si prenda, da ultimo, la proposta del Centro Studi di Confindustria in merito alla tassazione dei prelievi di contante e al credito d’imposta a favore di chi utilizza pagamenti elettronici.

Apprendo la notizia dal giornale di casa, il Sole 24 Ore.

L’approccio “disincentivante” del Centro studi è articolato in due momenti: premialità fiscale per il cliente che sceglie la moneta elettronica (o il bonifico bancario), restrizioni alla fonte per chi preleva troppo contante agli sportelli.”

Poco dopo si scopre già che:

Il beneficio per il consumatore/cliente sarebbe comunque differito al momento della dichiarazione annuale dei redditi con il riconoscimento del credito fiscale (detrazione) perché lo “sconto” non viene applicato al momento del pagamento.”

In pratica, per chi non paga in contanti sarebbe previsto un credito d’imposta del 2%, da utilizzare come detrazione al momento della dichiarazione annuale dei redditi.

Come coprire questo credito d’imposta? Dato che il maggior gettito legato all’emersione delle transazioni oggetto dei pagamenti elettronici avrebbe un effetto differito, ecco la genialata.

Il gap di finanza pubblica, per restare alla proposta di Confindustria, potrebbe essere colmato già dall’inizio con l’altra misura “disincentivante” dei liquidi, vale a dire il prelievo alla fonte sui prelievi eccessivi di contante dagli sportelli atm/bancomat. La soglia mensile, secondo il Csc, potrebbe essere fissata in 1.500 euro, oltre i quali la banca/gestore dovrebbe trattenere il 2% sulla richiesta di erogazione di contante. La soglia è individuata per esentare, di fatto, il 75% dei correntisti italiani dalla “tassa sul contante” e per penalizzare solo chi, comunque, movimentando cifre non trascurabili (e irragionevoli, secondo la corrente di pensiero contraria al contante) potrebbe determinare un gettito alla fonte di 3,4 miliardi di euro già nella prima annualità.”

Quindi chi preleva più di 1.500 euro al mese dovrebbe subire il balzello alla fonte, ossia immediatamente. Mentre il beneficio dei pagamenti elettronici sarebbe differito. Tanto per gradire.

Ma non è finita qui.

Consapevoli del fatto che la misura sui prelievi da applicare a ciascun conto corrente potrebbe essere elusa attraverso l'apertura di più conti, il Csc consiglia di valutare se, dal punto di vista operativo, si possa fare una misura “nominativa”, aggregando più conti sui quali il correntista fraziona a scopo elusivo il montante prelevato.

Mica vorremo che si aggiri l’ostacolo all’italiana.

Ovviamente, poi, bisognerebbe ridurre le commissioni, tanto mica vanno a favore degli associati a Confindustria.

Il meccanismo di incentivo e disincentivo proposto amplia notevolmente il mercato della moneta elettronica; pertanto, secondo Confindustria, si dovrebbe ricercare un accordo con gli operatori per limitare le commissioni sulle singole transazioni, visto che auspicabilmente aumenterebbero i volumi trattati.”

Bisognerebbe poi comunicare il provvedimento in modo da cercare di confondere le acque. Secondo il CSC è “necessaria una valutazione sulla “percezione” dei contribuenti in merito a una commissione sui prelievi: potrebbe infatti essere percepita come un primo passo verso la limitazione ai prelievi in caso di una degenerazione della situazione economica nazionale.”

In definitiva: tasse alla fonte pagate da altri, a fronte di un credito di imposta differito. Il tutto condito da una comunicazione tesa a non destare allarme.

Questa la proposta di un’associazione che un giorno sì e l’altro pure chiede sgravi a proprio favore e investimenti pubblici finanziati da altri. Per me non c’è niente di peggio. Per fortuna in Italia ci sono ancora molti imprenditori che non hanno nulla a che vedere con tutto questo.

(Matteo Corsini)

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