Pare che negli ultimi giorni in Italia si sia trovato un guardiano dei conti pubblici ben più deciso del timido ministro dell’Economia Giovanni Tria.

Si tratta di Giggino Di Maio, che in questa fase pre-elettorale in cui deve dire sempre il contrario del co-firmatario del “contratto per il governo del cambiamento”, ha affermato:

Il tema non è lo spread in sé e neanche il 3%, il tema è quando dichiari che vuoi sforare il 3% aumentando il debito pubblico. Quindi lo dico chiaramente: il M5s non voterà mai un legge di bilancio per aumentare il debito pubblico.”

Aggiungendo comunque a stretto giro che “l'Iva non aumenterà”.

Ci sarebbe da ridere se non fosse più che concreto e imminente il rischio di una mazzolata fiscale in stile Monti 2012.

Per fare oltre il 3% di deficit senza aumentare il rapporto tra debito e Pil sarebbe necessario ridurre lo stock mediante dismissioni di attività di proprietà delle amministrazioni pubbliche, oppure avere una crescita del Pil superiore alla crescita del debito via maggiore deficit.

La dismissione sarebbe utile a ridurre lo stock di debito, ma, essendo una misura una tantum, non sarebbe il caso di incrementare la spesa in deficit in modo strutturale. Altrimenti in tempi più o meno brevi l’effetto positivo della dismissione sarebbe vanificato.

Per quanto riguarda la riduzione del rapporto tra debito e Pil via aumento del denominatore superiore a quella del numeratore, sarebbe necessario che la spesa in deficit avesse un “rendimento” superiore al costo del debito. Circostanza abbastanza improbabile in Italia, checché ne dicano gli stregoni keynesiani de noantri che straparlano di moltiplicatori di dimensioni che esistono solo nei loro sogni (o allucinazioni).

Considerando che gli introiti da dismissioni, ancorché indicati dal governo in circa un punto di Pil nel 2019, saranno una cifra non significativa (prova ne sia che in quasi 5 mesi non si è ancora ceduto, quindi incassato, niente), l’unico modo per non far aumentare il rapporto tra debito e Pil è contenere il deficit il più possibile.

Se, come afferma Di Maio, si esclude l’aumento dell’Iva previsto nel DEF, occorrerebbe un corposo taglio di spesa pubblica o una qualche altra forma di mazzolata fiscale. Considerando che il “team mani di forbice” non si è ancora materializzato (tra l’altro, se si tagliassero delle agevolazioni, per qualcuno il carico fiscale comunque aumenterebbe), non resterebbe che la mazzolata fiscale.

Tutto il resto sono solo una grande e assortita quantità di supercazzole che questi signori vanno ripetendo giorno dopo giorno.

(Matteo Corsini)

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