I savonardi Fabio Dragoni e Antonio Maria Rinaldi sono di tanto in tanto ospitati su MF (quotidiano che a sua volta non fa mistero di sostenere le idee di Paolo Savona) con articoli in cui perorano la causa del sovranismo monetario.

Tornando sul famigerato spread tra il rendimento dei titoli di Stato italiani e tedeschi, Dragoni e Rinaldi citano gli esempi di Stati Uniti e Giappone per indicare il problema che affliggerebbe l’Italia.

I Paesi che emettono la loro valuta sono sostanzialmente diversi dalle imprese, dalle famiglie, ed enti locali presenti dentro i loro confini. Questi ultimi devono guadagnarsi la valuta che a loro serve o prenderla a prestito prima di spenderla. Lo Stato sovrano no. Potendo creare moneta dal nulla, se decide di indebitarsi lo fa esclusivamente per governare e indirizzare l’intera struttura dei tassi di interesse cui dovranno uniformarsi tutti gli altri operatori: banche, famiglie e imprese appunto.”

Evidentemente i due ritengono che gli Stati “sovrani” emettano debito pubblico solo per motivi di politica monetaria. Avrebbero potuto aggiungere che lo fanno per consentire al mondo di disporre di asset finanziari a basso (o privi di) rischio, altra tesi che circola da tempo.

Consapevolmente o meno, potrebbero trovarsi d’accordo con i fautori della MMT, secondo i quali l’imposizione fiscale ha come unica finalità il contenimento dei prezzi al consumo.

Resta pur sempre il fatto che se fosse possibile creare ricchezza reale dal nulla non vi sarebbe più bisogno dell’economia come scienza, dato che non vi sarebbe più il problema di avere risorse scarse a fronte di bisogni potenzialmente illimitati.

Nessuno di questi economisti stregoni si è mai spinto a ipotizzare uno scenario del genere, ancorché una estensione della logica sottostante i loro ragionamenti porterebbe proprio lì.

Peccato che quando l’Italia era uno Stato "sovrano" non fosse poi così vero che poteva fare quello che voleva senza conseguenza alcuna. Era pienamente "sovrana" quando sfiorò il default nei primi anni Novanta.

Suppongo che i sovranisti ribatterebbero che la sovranità cessò con il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia nel 1981. Direi che da allora fu semplicemente meno efficace la repressione finanziaria operata con l’imposizione ai creditori di tassi reali negativi.

Ma supporre che si sarebbe potuto andare avanti a stampare lire allegramente è altamente illusorio. La storia è piana di esempi di Stati "sovrani" la cui moneta è sovranamente fallita. Ultimo in ordine di tempo il Venezuela.

Temo però che sia inutile far notare queste cose agli economisti stregoni di cui sopra e a chi è abituato a rivolgersi a cartomanti e astrologi (a occhio e croce la maggioranza di chi vota oggi in Italia).

(Matteo Corsini)

 

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