In un articolo nel quale si occupa di diseguaglianze e prospettive plumbee dei sistemi di welfare per via dei già consistenti squilibri e passività implicite, Carlo Pelanda si chiede quali possano essere le prospettive di interazione tra politica monetaria e politica fiscale giungendo, a mio parere, a conclusioni contraddittorie (per usare un eufemismo).

Poiché la riforma del welfare sarà lunga, si apre un periodo in cui sarà necessario finanziare una gran massa di (Innocenti) incompetenti con denaro extra. O questo lo si ricava dal debito oppure dalla stampa di denaro, in varie forme, o masse pessimiste stravolgeranno le democrazie. Comprensibilmente, la politica ricorre al debito e preme sulle Banche centrali per politiche inflazionistiche. Quindi il tema di ricerca è come trovare questo denaro extra: peoplecoin. Non può essere l’helicopter money già ipotizzato, né tantomeno l’iperinflazione o il debito stellare. Ma le Banche centrali, se vogliono difendere la propria indipendenza, devono trovare una soluzione. Potrebbe esserci l’acquisto dei debiti pubblici, per annullarli e creare spazio di bilancio per finanziare nuovi welfare di investimento, cioè una convergenza di ultima istanza tra politica monetaria e fiscale? Utile un concorso di idee.”

 

Pelanda evidentemente si basa sulla ascesa in tempi recenti di movimenti politici che danno l’illusione agli scontenti delle varie società di poter risolvere il problema in modo semplice e indolore.

 

Ma se si escludono forme di helicopter money o scemenze come la Modern Monetary Theory (MMT), che pure sta riscuotendo successo tra i socialisti americani (e non solo), non ha molto senso pensare a banche centrali che acquistino il debito pubblico degli Stati per poi annullarlo.

 

Quegli acquisti sarebbero fatti emettendo base monetaria, il che alla fine sarebbe sempre una soluzione inflattiva. Per di più, coloro che propongono soluzioni del genere per lo meno salvano la forma contabile, prevedendo che i titoli di stato siano perpetui e senza cedole, in modo tale da mantenere artificialmente l’idea che le banche centrali abbiano qualcosa nell’attivo di bilancio a fronte delle passività create per acquistare quei titoli.

 

A me pare allucinante dover sottolineare che non si può ritenere che la creazione di denaro dal nulla - perché in ultima analisi sempre di questo si tratterebbe - sia equivalente alla creazione di ricchezza reale.

 

Ogni soluzione ipotizzata da Pelanda corrisponderebbe a redistribuzione di ricchezza esistente fatta mediante una forma di tassazione implicita, invece che esplicita. Con ogni probabilità, una tassazione che danneggerebbe anche una parte di coloro che si vorrebbero aiutare.

 

Se queste sono idee da concorso…

(Matteo Corsini)

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