In tour negli Stati Uniti, cercando di rassicurare gli investitori, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha detto, tra le altre cose, che “il debito pubblico italiano è un buon affare. Offre dei buoni rendimenti”.

Come non ricordare l’inizio del 2016, allorquando l’allora presidente del Consigio Matteo Renzi andava sostenendo che MPS era un buon affare. Chi (incautamente) avesse comprato azioni MPS fidandosi del guru di Rignano sarebbe rimasto in mutande.

Tria, non contento, ha aggiunto che “è riconosciuto che il debito italiano è sicuro” anche perché “la partecipazione all’Unione monetaria europea non è mai stata messa in discussione.”

E’ talmente riconosciuto che, tra i titoli di Stato dell’eurozona, quelli italiani rendono meno solo di quelli greci. Non da ultimo perché diversi esponenti della maggioranza e del governo, soprattutto nella primavera/estate del 2018, hanno più volte messo in discussione la partecipazione all’Unione monetaria.

Uno può essere favorevole o contrario, ma non dovrebbe negare l’evidenza per cercare di rasserenare gli investitori cercando di smorzare i loro dubbi.

Dato comunque il precedente in materia di “buon affare”, credo che i pagatori di tasse italiani, ossia coloro che, in ultima analisi, sopportano il peso del debito pubblico, siano legittimati a ricorrere a tutti i rituali scaramantici (anche i meno eleganti) che ritengano opportuni.

(Matteo Corsini)

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