Già qualche giorno fa ho commentato le lagnanze dei meridionali(sti) in servizio permanente a fronte della prospettata maggiore autonomia per alcune regioni del Centro-Nord, su tutte Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

La faccenda, se si rimuove la patina di frasi di circostanza che tentano di non urtare troppo la sensibilità dei politicamente corretti, non è poi così difficile da capire. Chi ogni anno produce un residuo fiscale da decine di miliardi vorrebbe poter gestire più risorse prodotte dai propri pagatori di tasse, senza doverle spedire, via Roma, in altre parti dello Stivale.

Dal punto di vista libertario alla base di tutto resta sempre una violazione della proprietà di chi paga quelle tasse, tanto al Nord quanto al Sud, ancorché lo squilibrio tra pagatori e consumatori di tasse sia evidentemente superiore al Sud rispetto al Nord. Tuttavia, se il maltolto non fosse spedito altrove (o lo fosse in misura minore), aumenterebbero le probabilità di trarre qualche beneficio (in più) per i cosiddetti contribuenti.

 

Il fatto stesso che al governo esista un ministero per il Sud, la cui titolare è la pentastellata Barbara Lezzi, dovrebbe fare riflettere.

Lezzi, intervistata dal Corriere della Sera, afferma:

Bisogna stare nel solco di ciò che prevede la Costituzione: scrivere nero su bianco diritti e doveri delle Regioni in modo che non vadano a scapito di altre Regioni. Mai verrà sottratto qualcosa al Sud.”

 

Non mi stupisce questa presa di posizione. Sarebbe però il caso di ricordare che, se non si vuole stravolgere la rappresentazione dei fatti, quello che Lezzi teme sia sottratto al Sud sarebbe in realtà una minore sottrazione di risorse, ovviamente a livello aggregato e non a livello individuale, ai cittadini di quelle regioni che hanno un residuo fiscale positivo.

Va bene che la verità pare essere da tempo opinabile, ma un minimo di pudore non guasterebbe.

(Matteo Corsini)

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