Che Giggino Di Maio abbia un approccio creativo ai numeri (i maligni sostengono che non abbia familiarità con gli stessi) non è una novità. Da ultimo pare che per lui raddoppiare un importo o dimezzarlo siano concetti intercambiabili.

Ecco, per esempio, quanto affermato in merito alle clausole di salvaguardia sull’IVA, che il governo del cambiamento aveva promesso di rimuovere non solo per il 2019, ma per l’eternità, e che invece sono rimaste, quasi raddoppiando rispetto agli importi originari, per gli anni 2020 (23 miliardi), 2021 e 2022 (quasi 29 miliardi annui). 

Non c'è un aumento dell'Iva quest'anno e non ci sarà nei prossimi anni. Come abbiamo dimezzato quest'anno le clausole le dimezzeremo nei prossimi anni.”

Finora tutti gli anni i governi di turno hanno messo clausole di salvaguardia come aumento di IVA e accise, salvo poi invocare flessibilità (ossia deficit) in Europa, rincarando la dose per gli anni a venire.

La stessa Commissione europea le considera del tutto inaffidabili come fonti di finanziamento, ma fa finta che lo siano.

Tra l’altro nei mesi scorsi era stata prospettata dal governo l’introduzione di tagli automatici di spesa al posto di incrementi di tasse come clausole di salvaguardia. Provvedimento che sarebbe pure sacrosanto (ancorché controintuitivo per chi sostiene di voler fare spesa pubblica per sostenere la domanda, come i keynesiani sgangherati che governano l'Italia), ma che, ahimè, è ancora mano attendibile degli aumenti di IVA e accise.

In fin dei conti però, in Italia i numeri pare siano opinabili, a giudicare dal consenso elettorale di certi signori.

(Matteo Corsini)