Non è un mistero che MF/Milano Finanza appoggi apertamente Paolo Savona, i cui piani di riduzione apparentemente indolore del debito pubblico ho preso in esame più volte in passato, e la cui proposta di nomina a ministro dell’Economia è stata bocciata dal presidente della Repubblica. Savona è poi entrato al governo per occupasi di questioni economiche dalla porta di servizio, andando al ministero per gli Affari europei.

Fabio Lugano, per esempio, scrive:

 

Il vero problema dell’Italia è che non ha una banca centrale, non tanto da intendersi come prestatore di ultima istanza, quanto come ente in grado di imbrigliare le forze del mercato quando i mari si fanno agitati.”

Mi pare che una banca centrale che agisse per “imbrigliare le forze del mercato quando i mari si fanno agitati” farebbe molto più che il prestatore di ultima istanza. E se già l’interventismo delle banche centrali è fortemente distorsivo nell’assetto istituzionale attuale, quello che vorrebbe Lugano sarebbe ancora peggio.

 

Anche perché è lecito supporre che la definizione di “mare agitato” tenderebbe a essere considerata, da parte dei tossici della spesa pubblica al governo, come ogni livello dei tassi sui titoli di Stato superiori all’equivalente della bassa marea.

 

Ma ecco la spiegazione dell’aumento dello spread degli ultimi mesi, cioè da quando questo governo ha iniziato la sua formazione e sono iniziate a circolare ipotesi più o meno consistenti di aumento del deficit:

 

L’Italia sta quindi pagando il premio del rischio dell’euro che, non potendosi riversare sul cambio e non potendo essere contenuto dalle azioni sul mercato aperto da parte di una banca centrale, ricade sui rendimenti dei titoli di Stato. Nemmeno la presenza del più accondiscendente tra i presidenti del Consiglio modificherebbe qualcosa perché non si può cambiare la struttura di un sistema economico nel breve periodo, e il lungo periodo è ormai troppo lontano.”

 

Se il premio del rischio fosse relativo all’euro, l’euro stesso si starebbe svalutando, anche se magari non come le monete "sovrane" turche, venezuelane o argentine. Non si vede per quale motivo eventuali problemi dell’euro dovrebbero scaricarsi solo sul debito italiano e non su quello di tutti i Paesi che adottano l’euro come moneta.

 

Euro che ha indubbiamente tutti i difetti di una moneta fiat e che rappresenta una costruzione politica in pieno stile socialista, ma che, purtroppo, questi signori non vorrebbero sostituire con una moneta di mercato, ma con una moneta fiat pronta a essere stampata per sostenere qualsiasi "sovrano" progetto di spesa.

Non si tratta di avere il “più accondiscendente tra i presidenti del Consiglio”, ma semplicemente di non rendere ancora più pesante il fardello del debito pubblico, cosa che, invece, si verificherebbe con probabilità pari al 100% se venisse attuato il programma di governo come previsto dal (farneticante) contratto pentaleghista.

 

Nessuna riduzione delle tasse può essere fatta (o quanto meno può essere duratura) se non si riduce in modo strutturale la spesa pubblica. Cosa possibile solo riducendo il perimetro dello Stato.

 

L’esatto contrario di quanto un giorno sì e l’altro pure questi signori promettono di fare.

(Matteo Corsini)