Come è noto, il pensiero del duo Borghi-Bagnai determina le posizioni della Lega sulle questioni economiche e di finanza pubblica. Pensiero sovranista, nella accezione dell’utilizzo della stampante monetaria con la pretesa di creare ricchezza reale dal nulla.

L’uscita dall’euro dovrebbe essere propedeutica al ritorno a un rapporto tra Tesoro e Banca d’Italia come era prima del “divorzio” del 1981. Assetto nel quale la banca centrale agiva da calmiere al costo del debito pubblico, sottoscrivendo l’eccesso di offerta di titoli di Stato con lire fresche di stampa.

Per restare nell’euro, secondo Borghi sarebbe necessario che la BCE fosse disponibile a monetizzare i debiti pubblici:

Se si volesse mantenere la situazione così com’è, cosa che non mi piace, uno potrebbe dire che la banca centrale interviene oltre un certo livello di spread. Così facendo se l'Europa vuole mantenere lo stesso un sistema di segnalazione di uno Stato che qualcosa non va lo si può vedere perché oltre un certo livello di spread, tipo 150 punti tra due Paesi qualsiasi, interviene la Banca centrale. E' lo stesso una penalizzazione per lo Stato che ha lo spread a suo svantaggio, ma il Paese mantiene l'accesso ai mercati, altrimenti avremmo il paradosso che per una notizia falsa, anche per un cataclisma o una speculazione ben orchestrata, la gente vende i titoli, scatena il panico e nessuno si muove. E' una cosa non fattibile. La cosa migliore se si volesse mantenere l'Eurozona così com’è sarebbe la garanzia totale della banca centrale che dice 'non tollero che ci sia uno spread che significa rischio di fallimento di uno Stato che non dovrebbe esserci'. Uno Stato sovrano non dovrebbe rischiare di non avere accesso ai mercati per il debito.”

Posto che la monetizzazione del debito, soprattutto in Paesi intossicati di spesa pubblica, finirebbe col distruggere il potere d’acquisto della moneta (e non sarebbe il primo esempio nella storia, anzi), non si capisce perché il limite dovrebbe essere 150 punti base. Probabilmente sarebbe un punto di partenza, per poi sentire i Borghi di turno reclamare un azzeramento degli spread, sempre tramite la stampante monetaria.

Resta poi da spiegare, e Borghi non lo fa, per quale motivo lo spread penalizza l’Italia e non l’Olanda. Né si capisce perché il Belgio, che quando la lira dovette uscire dallo SME nel 1992 aveva un rapporto tra debito e Pil superiore a quello dell’Italia di 24 punti di Pil, abbia oggi 28 punti di Pil di debito in meno dell’Italia (non che il Belgio sia l’ideale, dato che ha risanato a suon di tasse e mantenendo una spesa pubblica elevata, ma dal 1999 la moneta è la stessa e da allora il confronto con il Belgio vede l’Italia peggiorata di 35 punti di Pil).

E posto che una notizia falsa può generare un momentaneo disallineamento, se la notizia è veramente falsa il movimento rientra velocemente. Dubito che si possa dire che lo spread che paga l’Italia, che recentemente almeno in parte è attribuibile alle esternazioni dello stesso Borghi o di persone che ripetono a pappagallo il suo pensiero, sia frutto di notizie false.

Gli Stati possono fallire e nella storia sono falliti più volte. Purtroppo per lo più non a spese di chi esercita il potere pro tempore.

(Matteo Corsini)